Un artista italiano conquista l' Oriente. Alle sue spalle il Rinascimento fiorentino, l'incontro-scontro con la Parigi del dopoguerra, dove ha conosciuto Picasso e lavorato con Chagall prima di arrivare a uno stile personale che ha superato tutti i confini.

Oggi, ultraottantenne, Franco Adami è stato scelto dall'Istituto Italiano di Cultura della Farnesina per una mostra a Seul, nel centralissimo Art Center Hangaram, che ha già ospitato, tra gli altri, Botero, Frida Kalo e Diego Rivera. L' esposizione, organizzata dalla Dongsung Gallery, verrà inaugurata il 28 settembre e resterà aperta fino al 23 ottobre, quando si sposterà a Shanghai. The Miracle of Birth è il titolo scelto dagli orientali per una mostra che comprende 31 sculture e 21 disegni dell'artista nato a Calci, un paesino della provincia di Pisa, da cui partì per Parigi quando aveva poco più di 20 anni, cominciando un'avventura artistica che ha portato il suo nome nel mondo.

Quel Miracolo della nascita che celebrano in Corea e in Cina, simbolo della continua metamorfosi tra uomo e animale cercato da Adami in ogni sua scultura, è anche il miracolo di un'arte che non conosce frontiere e comunica col mondo. Prima ancora dell'Oriente i suoi 'Oracoli', le sue 'Riflessioni', gli strani esseri del suo 'bestiario' hanno conquistato l'Africa, mentre l'Europa da sempre lo segue nei vari Paesi, dalla Spagna alla Francia, al Belgio, come uno dei suoi figli più originali e creativi. Oriente, Africa, Europa, tre culture diverse unite dalle stesse forme, levigate come il velluto ma dure come la pietra, non solo per i materiali che usa, marmo, bronzo e argento, ma anche per la severità dell'aspetto.

Lui, Franco Adami, non ama parlare della sua arte. Dice solo che non sono mai gli avvenimenti a suggestionarlo, ma è la stessa forma che si declina all'infinito, guidata dalle emozioni interne che nascono chissà dove e chissà come. "Io non so raccontare con le parole, mi ci vogliono una matita e un pezzo di carta per parlare", dice. Poi quel disegno sarà riprodotto nella creta o nel gesso, prima di diventare una scultura. Ma il processo è inconscio, come tutti i miracoli dell'arte.

Della sua storia, invece, Franco Adami parla volentieri. Di quando, poco più che bambino, disegnava su un foglio nelle campagne di Calci mentre badava una capretta e André Malraux, poi diventato braccio destro di De Gaulle e ministro della cultura francese, chissà perché si trovò a passare di lì e gli chiese di fargli da guida. Di quando, qualche anno più tardi, si presentò alla sua porta parigina e fu accolto con una cioccolata calda. Parla dei suoi primi anni dell'avventura francese, di quando faceva mille lavoretti di giorno per disegnare di notte e di come fu escluso dall'esposizione al Grand Palais perché le sue opere erano ancora troppo classiche e tradizionali. Racconta delle grandi difficoltà a mostrare i suoi lavori e di quando un Picasso già famoso lo aveva consigliato di accettare tutto quello che gli veniva offerto. "Alla tua età si espone anche nei gabinetti", gli disse. Lui capì la lezione e fu così che un uomo grande, grosso e nero entrò in una galleria in cui erano in mostra alcune delle sue sculture e ne acquistò una. Cominciava così il suo successo e la scoperta dell'Africa che lo ha portato a diventare l'autore di opere monumentali in Togo e in Costa d'Avorio.

Ora Franco Adami , la cui quantità di esposizioni non si riesce più a contare, vive tra Parigi e Pietrasanta, plasma la materia cercando l'amicizia tra i popoli e quella tra gli uomini e gli animali con nuove metamorfosi da cui hanno origine nuove forme. È diventato internazionale ma dentro è rimasto nella sua campagna toscana. E dice orgoglioso: "Non scherziamo, io sono italiano".