La prima volta che ci siamo incontrate indossavamo abiti di uguali colori. Oltre a tratti somatici tipici delle donne del sud, ci accomunava la stessa professione di aiuto alla persona, eravamo entrambe pedagogiste cliniche. È stato semplice e naturale confrontarci su pensieri e idee. Le esperienze reciproche, le più estreme delle nostre vite, sono diventate dei segnali guida, hanno orientato scelte e progettualità comune. Alcuni eventi della storia personale di Rosa hanno sollecitato il bisogno di raccontare, portare alla luce le drammatiche storie di donne, madri con un figlio disabile.

Così è nato il progetto Donne/Madri nella disabilità, voci intime di dolore e gioia in un percorso pedagogico-clinico sulla narrazione di sé, testimoniato attraverso una performance teatrale conclusiva, grazie all’esperienza teatrale di Barbara. "È stato il nostro primo viaggio". Contemporaneamente è nata l’idea di scrivere un libro sulla tematica dell’inclusione dal titolo La sorprendente storia di U come uguali e D come diversi. Ancora una volta l’esperienza di vita di Rosa si è intrecciata con l’esperienza artistica di Barbara, e insieme hanno provato a trasformare il dolore attraverso l’arte. Il grido di un figlio è diventato lo spunto per parlare di disabilità, di differenze, di dolore, di speranza, di accettazione, di educazione... di amore.

Il racconto ha come protagonista un bambino intelligente e vivace, affetto fin dalla nascita da una disabilità motoria, ma capace di sentire gli odori in modo eccellente. Nel suo viaggio fantastico, guidato da una scia profumata, il piccolo protagonista incontra una serie di personaggi “che hanno una malefatta”, un difetto, una malformazione, e insieme un’abilità straordinaria, un talento particolare. La narrazione lineare, dentro un prevedibile schema fiabesco, sosta su alcuni “incontri speciali”, riconfermando, ripetutamente, il principio che la cosa che accomuna tutti gli uomini è che sono diversi uno dall’altro ovvero sono uguali nel loro essere diversi.

Così le parole del libro si prendono cura di lui, di Filippotto e delle sue fragilità: "Perché cammino come un pinguino?" chiede amareggiato Filippotto... "Io sono stupido, per questo cammino così". La storia di questo personaggio è la storia di tanti bambini che ogni giorno devono fare i conti con una “diversità” scomoda, ma che non smettono di voler essere al centro dell’attenzione, protagonisti come gli altri. Filippo, il bambino, “la persona” che ha ispirato questa narrazione, ha raccontato come i libri, le storie fantastiche lo hanno aiutato a non sentirsi solo, a consolarsi in ogni momento, a inventare un mondo parallelo dove poter creare liberamente ed essere come lui desiderava.

Aiutati dai libri, dalle narrazioni, i bambini possono vivere la loro storia a un livello fantastico; possono, accompagnati dall’arte in una possibile/probabile elaborazione emozionale, diventare più consapevoli e forti. La sorprendente storia di U come uguali e D come diversi è un viaggio attraverso i sensi alla scoperta di un mondo immaginato dove quelli grassi, storti, macchiati riescono a sopravvivere e superare ogni ostacolo grazie alle proprie capacità, all’amicizia, alla cooperazione, all’aiuto degli altri. Un mondo ideale e possibile se i nostri pensieri si dirigono in quella direzione, se la nostra mente si nutre di fiducia, di avventure giocose in cui la violenza è una promessa mancata. Un tracciato pedagogico clinico accompagna il viaggio fantastico, di quella che è, a tutti gli effetti, una fiaba, orientando ogni personaggio verso la scoperta e il riconoscimento delle proprie abilità e potenzialità. La diversità acquista una luce positiva, vengono scoperte rinnovate virtù, in cui le differenze sono un valore, e ogni mancanza genera ricerca e azione creativa. L’unicità della persona, il rispetto delle diversità di tutti gli esseri guida con emozioni questo racconto.