La Cortesi Gallery di Lugano è lieta di presentare la mostra Louise Nevelson. Assemblages e Collages, una selezione di ventinove opere realizzate tra il 1960 e il 1980.

Louise Nevelson (Kiev 1899 -New York 1988), nata in Ucraina ma trasferitasi presto negli Stati Uniti, è considerata una delle figure più significative dell’arte del XX secolo, epoca che ha vissuto quasi interamente. Nevelson si è dedicata ai collage a partire da metà degli anni Cinquanta: in questi è possibile ritrovare le tracce del suo interesse per il Cubismo con il quale venne in contatto durante i suoi viaggi studio in Europa. Realizzati su supporti lignei o cartacei e in varie dimensioni, i collage rivelano l’attenzione dell’artista per i piani prospettici e il cromatismo, la spontaneità di esecuzione, l’equilibrio della composizione.

A questa produzione si affianca quella degli assemblage: in entrambi i casi si tratta di opere realizzate mettendo insieme scarti di legno e metallo che l’artista raccoglie un po’ ovunque lungo le strade di New York. Una forma di recupero di materiali già formati che, come tali, raccontano una storia, un vissuto, del quale Louise Nevelson tiene conto nella sua successiva opera di riassemblamento. Nelle sue sculture si possono riconoscere veri e propri frammenti di manufatti della nostra vita comune -gambe di sedie e tavoli, colonnine, balaustre... -che l’artista elabora secondo una poetica che oscilla tra New Dada, Astrattismo, dopo aver rivolto lo sguardo anche alla scultura precolombiana e meso americana che ebbe modo di osservare in un suo viaggio in Messico nel 1950.

Ma nonostante questi vari riferimenti, il risultato è fortemente originale rendendone impossibile una netta etichettatura. Per i suoi assemblaggi l’artista predilige la monocromia, soprattutto nero e oro, come nei lavori presentati in questa mostra da Cortesi Gallery. Questa unità di colore, se da una parte tende ad annullare la dimensione formale degli elementi, dall’altra, grazie all’accento riposto sulle luci e ombre e delle superfici, ne esalta gli aspetti evocativi.

La mostra è organizzata in collaborazione con la Fondazione Marconi (Milano). Accompagna l’esposizione un catalogo realizzato da Mousse Publishing con saggio critico di Bruno Corà.Leah Berliawsky, meglio conosciuta come Louise Nevelson (Pereyaslav-Kiev, 1899 -New York, 1988), nata nei pressi di Kiev da una famiglia ebrea, dovette emigrare nel 1905 negli Stati Uniti d’America a causa delle leggi antisemite varate nel suo paese pochi anni prima.

Cresciuta a Rockland, Maine, trasferitasi poi a New York, tornerà in Europa anni dopo per studiare con Hans Hoffman. Al suo ritorno negli Stati Uniti lavorerà prima come assistente di Diego Rivera e più tardi come art instructornel Works Progress Administration. Nel 1941 avrà la sua prima mostra personale e nel 1946 sarà invitata alla mostra annuale del Whitney Museum, mostra alla quale parteciperà per diverse edizioni. Tra le sue numerose mostre, ricordiamo la sua partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1962 quando rappresentò gli Stati Uniti.

Inoltre si ricordano le personali al Jewish Museum, New York (1965, 2007); al Whitney Museum of American Art, New York (1967, 1970, 1980, 1987, 1998); alla Galleria Civica d’Arte Moderna, Torino(1969); Moderna Museet, Stoccolma(1973); Walker Art Center, Minneapolis (1973); Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma (1976); Solomon R. Guggenheim Museum, New York (1986); Palazzo delle Esposizioni, Roma(1994); Centre national d’art et de culture Georges Pompidou, Parigi(1997); Fondazione Roma Museo, Roma (2013) e Fondazione Mediterranea a Catania (2013-2014). Tra le collective, Sixteen Americans, The Museum of Modern Art, New York (1959–60); The Art of Assemblage, The Museum of Modern Art, New York (1961); the Carnegie International (1958, 1961, 1964, 1970); e Documenta a Kassel(1964, 1968).I suoi lavori fanno parte di importanti collezioni private e museali, così come alcuni interventi di arte pubblica sono presenti a Chicago, Los Angeles and San Francisco, New York e Filadelfia.