Unì il Canal ne’ suoi quadri alla natura le pittoresche licenze con tanta economia, che le opere sue vere compariscono a chi non ha che buon senso per giudicarne; e chi molto intende trova di più in esse grand’arte nella scelta de’ siti, nella distribuzione delle figure, nei campi, nel maneggio delle ombre e dei lumi; oltre a una nitidezza e saporita facilità di tinta e di pennello, effetti di mente serena e di genio felice.

Così si esprimeva lo scrittore Antonio Maria Zanetti, parlando di Canaletto, nel suo trattato del 1771 Della Pittura Veneziana. Il suo talento nel dipingere le vedute, unito alla maestria con il quale utilizzava i grigi argentati, è finalmente visibile in mostra alle Gallerie d’Italia di Piazza Scala a Milano, insieme alle opere del nipote, Bernardo Bellotto, entrambi indiscussi maestri del Vedutismo veneziano. Cento opere tra dipinti, disegni e incisioni offrono al visitatore la possibilità di confrontare e analizzare i diversi modi di dipingere dei due artisti; capaci, ognuno, di trasformare il vedutismo veneziano da genere peculiare a corrente d’avanguardia.

Percorrendo le varie stanze della Galleria d’Italia si avrà l’impressione di intraprendere un lungo viaggio artistico che, partendo da Venezia, farà tappa a Roma, Milano, Londra, Torino, Dresda, Varsavia. Le lunghe ombre del tardo pomeriggio si mescolano alle chiare campiture cromatiche di una luce squillante, intensa e fredda in Bellotto, più calda e accesa in Canaletto. Entrambi contesi dai maggiori collezionisti inglesi e dalle corti europee, zio e nipote hanno segnato l’epoca del Grand Tour attraverso i numerosi viaggi, cristallizzati nelle loro vedute.

La curatrice, Bozena Anna Kowalczyk, specialista del Settecento veneziano, è sapientemente riuscita ad allestire una mostra, altamente significativa e interessante sull’utilizzo delle diverse tecniche, che influenzeranno la fotografia e il cinema successivamente. L’uso combinato di schizzi a mano e disegni preparatori, tracciati mediante la camera oscura, anticiperanno poi lo sviluppo del fotogramma. In mostra potrete ammirare anche la camera ottica che Canaletto utilizzò per le sue creazioni dettagliate e minuziose, fondate sull’uso sapiente della prospettiva. Dieci sono le sezioni che articolano il percorso espositivo, diviso in ordine tematico e non cronologico, con alcune opere visibili per la prima volta in Italia: segnaliamo soprattutto la prima delle tre versioni della Fantasia architettonica con autoritratto di Bellotto, venduto pochi mesi fa da un noto antiquario newyorchese all’Agnes Etherington Art Centre Queen’s University.

Per rendere omaggio al territorio che le ospita, una sezione viene dedicata anche al ruolo fondamentale che Milano ebbe nella poetica di Bellotto: in questa città il pittore ha potuto infatti sperimentare e perfezionare la propria modalità di rappresentare natura e paesaggio. L’olio su tela Il Castello Sforzesco, Milano, del 1744, esposto in mostra, denota un’attenzione particolarissima nel dipingere l’architettura, rigorosamente impostata e razionalmente descritta, e i personaggi. Dalla Pinacoteca del Castello Sforzesco di Milano, proviene invece l’opera di Canaletto Il molo verso ovest con la colonna di San Teodoro, messa a confronto per la prima volta qui, con l’opera omonima di Bellotto, acquistata a Londra da un collezionista spagnolo lo scorso 15 ottobre.

Alla fine del percorso espositivo, nella sezione multimediale, è permesso a tutti i visitatori osservare le opere dei maestri veneziani e del vedutismo, animate grazie all’utilizzo di occhiali digitali, che sperimentano innovazione e tecnologia nel campo dell’arte, fruibile anche sul sito.