Renata Fabbri arte contemporanea è lieta di annunciare “Blitz”, un progetto a quattro mani realizzato da Liliana Moro e Francesco Fonassi. La mostra, concepita ad hoc per lo spazio della galleria, vede il suono come protagonista principale. L’elemento sonoro è infatti il trait d’union tra i due artisti nonostante la loro pratica artistica segua spesso percorsi stilistici differenti.

Liliana Moro nasce nel 1961 a Milano, dove vive e lavora. Nel 1989 fonda, insieme ad altri artisti, lo Spazio di Via Lazzaro Palazzi a Milano che chiuderà nel 1993. Ha esposto in importanti mostre collettive quali: Documenta IX ,Kassel (1992); Aperto XLV Biennale di Venezia (1993); Castello di Rivoli, Torino 1994; Quadriennale ,Roma 1996/2008); Moderna Museet, Stoccolma(1998); PS1 New York(1999),; De Appel, Amsterdam(1999); I Bienal de Valencia (2001); La Magnifica Ossessione, MART Rovereto (2012) ; MAMbo,Bologna(2013), Ennesima, Triennale Milano(2015), MAXXI, Roma (2016); e ha tenuto mostre personali : Galleria Emi Fontana, Milano; Greta Meert Bruxelles; MUHKA ,Anversa(1996); Fondazione Ambrosetti, Brescia (2004); Istituto Italiano di Cultura ,Los Angeles (2007); Fabbrica del Vapore,Milano (2008); galleria Francesco Pantaleone,Palermo: Fondazione A.Ratti, Como (2012); All’Aperto, opera permanente, Fondazione Zegna , Trivero (2015);

Incontrando i lavori di Liliana Moro si ha la percezione che sia presente ciò che è strettamente necessario. Suono, parole,sculture,oggetti e performance, compongono un mondo che “mette in scena” una realtà,allo stesso tempo ,cruda e poetica.Sono territori di un’esperienza individuale (quella dell’artista ma soprattutto dello spettatore) che invitano a andare oltre ciò che è visibile.

La libertà di azione è un aspetto importante del lavoro ma lo definisce solo in parte: ciò che produce lo scarto interessante è la relazione tra l’universo delle possibilità e la tensione a più livelli – fisica e poetica- generata da questa relazione.

Francesco Fonassi è un artista e sonic researcher che opera in diversi ambiti disciplinari. Il suo lavoro è stato presentato presso istituzioni nazionali e internazionali, tra le quali si ricordano Palais de Tokyo, Parigi; MAXXI, Roma; CoCA, Torun; Viafarini DOCVA e CareOf, Milano; The Emily Harvey Foundation, New York; Fargfabriken, Stoccolma; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Fondazione Memmo, Auditorium Parco della Musica e Macro, Roma; Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia; MAG, Riva del Garda; Museo Pecci, Milano.

E stato finalista del Premio Furla (2015) e del premio LUM (2011) e vincitore del premio 6Artista (2012). Tra gli interventi e le performance in festival, manifestazioni e spazi indipendenti: BB15, Linz; Blockhaus DY10, Nantes; Bunker, Torino; DKSG Galerija e Remont Gallery, Belgrado; A Certain Lack Of Coherence, Porto; Glassbox, Parigi; LocaleDUE, Bologna; Sarajevo Winter Festival, Sarajevo; Bjcem, Skopje; Q16 – Quadriennale di Roma. Tra i programmi di residenza: Le Pavillon, Palais de Tokyo, Parigi; Fondazione Pastificio Cerere, Roma, Citè Internationale des Arts, Parigi; Atelier BLM, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia; Real Presence 2007-2010, Belgrado – Castello di Rivoli, Torino.

In una relazione prima di tutto etica al sapere e all’altro, la pratica artistica di Francesco Fonassi opera sulle dinamiche e sui fenomeni della percezione spingendo il reale a urtarsi contro i suoi stessi dispositivi di separazione e relazione che sottendono e articolano un sentire comune. Lo fa insistendo sull’attitudine umana al subire e reagire a forme di aggressività e isolamento, interruzione e durata attraverso l’esperienza dell’ascolto, che pone come soglia sulla quale articolare rapporti di attività e passività, e oltre la quale marcare luoghi di co-appartenenza. Per mezzo di azioni, registrazioni, configurazioni ambientali, trasmissioni radio, sessioni di ascolto, audiovisivi e la predisposizione di spazi sensoriali, Fonassi progetta lo spazio per una moltitudine di soggetti non più passivi, ma insieme percepenti e percepibili, suscettibili di articolare forme del tenersi insieme nelle quali resistere all’inclusione in un tutto conchiuso, sia esso di natura acustica o sociale.

Si ringrazia Francesco Pantaleone arte contemporanea / Palermo