“Atlas” si propone di evidenziare le possibili mappature di una collezione d’arte, partendo da frammenti di territorio che possono essere identificati attraverso un tema, una generazione, un linguaggio e una storia. Il rilevamento di una unità teorica o processuale è condotto dall’interno del materiale conosciuto, ma con un distacco che permette l’identificazione anche a un pubblico esterno.

È un muoversi dentro la collezione, con un’ottica di prossimità e una logica di lontananza così da offrire, di volta in volta, una lettura o un attraversamento inedito.

Prima mostra della serie, “Atlas I” si focalizza sugli anni Novanta selezionando opere e autori che implicano una visione dove la materialità performativa della generazione precedente – gli anni Sessanta, dalla Conceptual Art alla Body Art – lascia il campo a un mondo della soggettività tecnologica in cui i prodotti d’arte sono il risultato di una progettazione – dal design al cinema, dal teatro alla pittura – che trasforma l’artista da creatore di un linguaggio corporeo e intellettuale, a ricercatore scientifico e analitico.

Ogni opera è presentata in un singolo ambiente. La peculiarità di ognuna si sviluppa così in uno spazio a essa dedicato, mentre l’insieme dà ragione della complessità delle tecniche e delle modalità espressive impiegate.

In “Atlas I” sono esposti sette lavori di John Bock, Tom Friedman, Mona Hatoum, Carsten Höller, Marc Quinn, Rachel Whiteread e Andrea Zittel.In “Atlas I” sono esposti sette lavori di John Bock, Tom Friedman, Mona Hatoum, Carsten Höller, Marc Quinn, Rachel Whiteread e Andrea Zittel.