Il teatro come spazio scenico, quale luogo della rappresentazione, impronta del carattere scenografico e della narrazione. E proprio ai teatri storici italiani è dedicata in anteprima internazionale l'originale mostra fotografica Le Notti Bianche di Hiroshi Sugimoto in corso alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino fino al prossimo 1 ottobre.

Curata da Filippo Maggia e Irene Calderoni la rassegna torinese indaga la ricerca dell'artista giapponese Sugimoto (Tokyo, 1948) intorno al tema degli spazi teatrali e cinematografici, focalizzandosi sull’esplorazione del rapporto fra tempo e spazio, e in particolare alla percezione visiva e alla funzione che svolge l’occhio umano in relazione alla macchina fotografica, la cui rappresentazione visiva, nel caso di Sugimoto, si delinea in un’immagine plastica. L’indagine visuale prende avvio dalla domanda che l’artista giapponese si pose già verso la fine degli anni Settanta dentro la quale cercò di racchiudere in un solo scatto l’intero flusso di immagini contenute in una pellicola cinematografica durante la sua regolare proiezione al cinema.

Così, fotografando prima le sale cinematografiche degli anni Venti e Trenta e successivamente quelle più eleganti degli anni Cinquanta arrivando ai drive-in, Sugimoto contestualizzò la sua ricerca ripercorrendo lo sviluppo della settima arte: dalla sua rivelazione come nuova espressione artistica e culturale a fenomeno di massa, in grado tanto di affascinare quando di comunicare luoghi e oggetti di una scena culturale quotidiana. Proprio come avviene nei suoi Seascapes, dove i mari rappresentano un passato che va rigenerandosi e ripetendosi - ogni volta più ricco di vissuto e di storia - anche in questa occasione Sugimoto delega allo spettatore la responsabilità di declinare al tempo attuale la memoria contenuta in un magico spazio bianco.

Ecco che l'inedita serie di 20 opere in mostra - interamente realizzata in Italia nel corso degli ultimi tre anni dopo una pausa di 12 anni nella produzione dei Theaters - presenta, oltre allo schermo illuminato, anche la platea e la galleria del teatro dove è stata organizzata la ripresa fotografica. Ne scaturisce così una rappresentazione delle architetture teatrali fra le più suggestive ed entusiasmanti presenti nel nostro Paese: dal Teatro dei Rinnovati a il Teatro dei Rozzi a Siena, al più bel teatro del mondo, il Teatro Olimpico di Vicenza progettato da Andrea Palladio (1518-1580) per l'Accademia Olimpica della città veneta. I lavori del teatro Olimpico iniziarono il 23 maggio del 1580 ma purtroppo Palladio morì nell'agosto dello stesso anno, e il compimento del progetto fu affidato a Vincenzo Scamozzi (1552-1616) che lo portò a termine senza tuttavia operare cambiamenti.

E questa pietra miliare nella storia del moderno, qual è il Teatro Olimpico, rivive ora nelle suggestive fotografie di Sugimoto attraverso inquadrature di singolare effetto scenografico. Ma allo stesso modo, come in un sorta di sequenza narrativo-teatrale, sono gli altri teatri rappresentati tra cui: il Teatro Scientifico del Bibiena a Mantova realizzato da Antonio Bibbiena nel 1767-69 e in seguito decorato nel 1773-75, con una facciata dell'architetto Giuseppe Piermarini realizzata da Paolo Pozzo. Oppure il Teatro Comunale di Ferrara costruito da Antonio Foschini e e Cosimo Morelli tra il 1773 e il 1797. Ed ecco il Teatro all'Antica di Sabbioneta, o Teatro Olimpico, realizzato tra il 1588 e il 1590 su progetto dell'architetto vicentino Vincenzo Scamozzi, su commissione di Vespasiano Gonzaga, duca della sontuosa cittadina lombarda. Anche questo teatro presenta, vista l'epoca di esecuzione, numerosi elementi innovativi quali la facciata autonoma, la forma mistilinea della cavea, il diversificato sistema di ingressi, l'orchestra inclinata, il retropalco dotato di camerini per i comici e per i musici, che connotano questo spazio teatrale come un singolare esempio collocabile tra tradizione e innovazione.

Ed ecco il Teatro Carignano a Torino, uno degli esempi più belli di teatro all'italiana, costruito dai principi di Carignano alla fine del XVII secolo per ospitare piccoli spettacoli soprattutto ad uso della nobile famiglia. Il Teatro Sociale di Bergamo inaugurato il 26 dicembre 1808, fu invece costruito su progetto di Leopoldo Pollack. È anch'esso un teatro all'italiana con platea ovale e 86 palchi distribuiti su tre ordini sormontati da un loggione. E ancora il bellissimo Teatro Farnese a Parma, già Teatro di corte dei duchi di Parma e Piacenza, che affidarono la realizzazione dell'opera all'architetto Giovan Battista Aleotti detto l'Argenta (1546-1636). E ancora, tra le altre fotografie in mostra, sono da ricordare il teatro privato di Villa Mazzacorati a Bologna; il Teatro Goldoni a Bagnacavallo e il Teatro Comunale Masini a Faenza. È così che a Torino ci si ritrova di fronte a un suggestivo quadro scenografico dettato dall'articolazione e la struttura delle immagini che concorrono a creare una suggestiva e affascinante storia dell'architettura teatrale nel nostro Paese.