Vincenzo Agnetti, artista poliedrico e concettuale italiano purtroppo morto prematuro a soli 54 anni (1926 - 1981), ha saputo restituire nella sua breve ma intensa e complessa vita artistica una ricercata indagine accurata cambiando la parola in immagine e la stessa immagine in poesia. Agnetti. A cent’anni da adesso è il titolo della mostra ora in corso presso Palazzo Reale a Milano, una rassegna antologica curata da Marco Meneguzzo insieme all’Archivio Vincenzo Agnetti, che narra la vicenda creativa di uno dei maggiori esponenti dell’arte concettuale degli anni Settanta. Attraverso il percorso espositivo il pubblico potrà scoprire la singolare ed eccezionale sfera artistica catturandone l’originalità e la straordinaria poetica.

La mostra raccoglie più di cento opere, realizzate tra il 1967 e il 1981, le quali illustrano dettagliatamente il percorso dell’artista, facendo emergere, in maniera evidente, la sua propensione verso l’analisi e l’indagine dei processi creativi, analizzando gli aspetti linguistici - non solo semiologici - come quelli ad esempio della parola scritta, detta, tradotta in immagini limpide ed evocative, pur mantenendo un suo caratteristico e marcato senso visionario. Come Agnetti stesso afferma tutto è linguaggio: “Immagini e parole fanno parte di un unico pensiero. A volte la pausa, la punteggiatura è realizzata dalle immagini a volte invece è la scrittura stessa”. “Con questo appuntamento riscopriremo uno dei più grandi artisti concettuali” - dichiara Marco Meneguzzo – “Il suo concettualismo è diverso da quello anglosassone, americano, e anche da quello europeo; quello di Vincenzo Agnetti ha un risvolto metafisico e letterario, pieno della nostra cultura, vorrei dire mediterraneo, se oggi questo aggettivo non apparisse riduttivo”.

La rassegna non segue la precisa cronologia, ma favorisce il filo logico del discorso artistico che necessita di associazioni e salti tra periodi diversi per accompagnare il visitatore alla scoperta del processo creativo. Esposti i lavori più noti come Quando mi vidi non c’ero, Ritratti e Paesaggi, gli Assiomi, Il Libro dimenticato a Memoria, La Macchina Drogata, Apocalisse, la stanza dedicata all’Amleto Politico e ancora molti dei suoi lavori più significativi realizzati con la fotografia come l’Autotelefonata, Tutta la Storia dell’Arte in questi tre lavori, l’Età media di A, Architettura tradotta per tutti i popoli e Riserva di caccia.

Si aggiungono le Photo-graffie, gli ultimi lavori tra cui troviamo Le Stagioni, accompagnate dalla poesia I dicitori. Non poteva mancare un’altra stanza dedicata all’istallazione 4 titoli surplace. Questi sono solo alcuni dei noti lavori visibili che aiuteranno il fruitore a comprendere meglio il suo rilevante intervento concettuale.