Dipingo le cose come stanno. Io non commento. Io registro.

Una registrazione curiosa e dettagliata anima a Verona le sale di Palazzo Forti per la mostra Toulouse Lautrec, La Belle Époque: 10 sezioni tematiche scandiscono le sale, in rapporto con le innovazioni storiche, tecnologiche, architettoniche e sociali della Parigi di fine XIX secolo.

Il visitatore sarà piacevolmente proiettato nell'atmosfera parigina della Belle Époque, tra manifesti, video, disegni, illustrazioni, acquerelli, ma soprattutto arredi e fotografie dell'epoca che ha ispirato svariati artisti. Ad accogliervi ci sarà il classico lampione dalla forma a lanterna, tipico dell'illuminazione urbana che cominciò a contraddistinguere Parigi nei primi anni dell'Ottocento, idealizzato dalla pittura e consolidato nell'immaginario collettivo. Naturalmente, pittore delle Notti parigine, a lume di candela o lampione, tanto per restare in tema, è sicuramente Toulouse Lautrec, divenuto famoso soprattutto per i suoi manifesti pubblicitari e i ritratti di personaggi dell'epoca. Tutti abbiamo ben in mente le immagini del balletto al Moulin Rouge e delle ammiccanti prostitute nelle maisons closes dove aveva il suo atelier. Come vi sarà ben visibile in mostra, i suoi colori violenti, esplosivi, con la sua pennellata volutamente imprecisa, sono il fulcro essenziale dei suoi dipinti, che spesso cedono il posto agli innumerevoli schizzi e disegni, a matita e a penna, di travolgente incisività e freschezza. Per tutta la sua breve vita, Touolouse-Lautrec ha trovato nel disegno un mezzo di espressione immediato e unico: “Non so cosa accade se tieni a freno la penna, ma quando la mia si muove, è necessario lasciarla andare, oppure... bloccarla. Niente di più”. Tra gli schizzi dei personaggi noti, amici, ballerine, editori, spicca sicuramente il ritratto del padre, conte Adolphe de Toulouse-Lautrec e il foglio, nel quale il pittore si rappresenta nudo.

Questa passione per il disegno, si evidenzia nell'artista sin dalla sua adolescenza, quando Toulouse amava trascorrere il suo tempo a ritrarre cavalli. L'amico editore Thadée Natanson ricorda: “Henri amava gli animali meno delle donne ma più degli uomini. Andava pazzo per i cavalli e non si era mai consolato di non poterli montare”. Nato e cresciuto nell'ambiente dell'alta aristocrazia, aveva ereditato dal padre questo forte attaccamento ai cavalli, che si rivelò però fatale all'età di quattordici anni, quando il pittore si fratturò entrambe le ginocchia, a seguito di due cadute. La quinta sezione della mostra, I cavalli, racconta appunto, attraverso litografie e disegni, questo suo sentimento puro nei confronti degli animali, che riuscì a salvarlo dai pesanti attacchi di delirio, subiti dall'artista nei suoi trascorsi alcolici: per ottenere le dimissioni dalla casa di cura, Toulouse realizzò infatti numerosi disegni, spesso dedicati ai prediletti cavalli. Lo stesso trasporto si rendeva visibile anche nei confronti delle donne, osservate e ritratte senza ironia o moralismo: attrici, cantanti, prostitute, soggetti solitamente considerati scandalosi o immorali sono riscattati dall'artista con la sua pennellata personale e piena di vita. Esposte nella sezione L’amore è un'altra cosa, queste opere sono anche un invito alla riflessione, a volgere lo sguardo e il pensiero a tutte quelle donne spesso giudicate per i propri orpelli ma mai capite fino in fondo: ritratti di donne sole, silenziose, osservate senza uno spirito caricaturale o satirico, ma dipinte semplicemente delle loro passioni, fragilità e solitudini.

Talvolta descritto come un artista dal gusto eccentrico, dai colori troppo accesi e nei gesti eccessivi, in queste sale potrete riscoprire un altro lato di Toulouse-Lautrec, quello più intimo, più vero, che ama la bellezza, i sentimenti ed è pronto a mostrare anche la sua fragilità e tenerezza in chiave romantica, come d'altronde solo Verona sa fare!