Definire l’Africa, oggi, significa saperla raccontare. In equilibrio tra Occidentalità e Africanismo, tra post-colonialismo e migrazioni, l’arte africana contemporanea pone infatti questioni essenziali, politiche, economiche, religiose e di genere che investono il futuro di uno tra i continenti più complessi del nostro pianeta.

Attraverso fotografie, dipinti, installazioni, disegni, sculture ma anche video e performance, provenienti da collezioni pubbliche e private internazionali, 33 artisti africani, di diverse generazioni sono i protagonisti della mostra Africa. Raccontare un mondo curata da Adelina von Fürstenberg, una delle più autorevoli curatrici internazionali di arte. La sezione Video e performance è a cura di Ginevra Bria. Un’esposizione di ampio respiro che si propone di svelare lo spirito immediato e in crescita nel continente a sud del Sahara senza nasconderne le violenza e l’altrettanta immediatezza dei mondi che la compongono, per comporre un’immagine molteplice fatta di tante sembianze.

Africa significa una miriade di problematiche tra le quali la battaglia contro la fame che non è ancora debellata o l’impatto negativo del cambiamento climatico o le guerre che costringono intere famiglie a cercare rifugio in altri paesi. “L’Africa però, non significa soltanto sventure” spiega Adelina von Fürstenberg, “L’arte africana rappresenta la fierezza delle diverse comunità e dei paesi di questo continente con le sue scuole d’arte, i festival, le biennali (Dakar, Bamako, Benin, Marrackech) ed è presente nelle più importanti manifestazioni artistiche in tutto il mondo”. E, addentrandosi nei temi dell’esposizione la curatrice spiega: “Nata fra i venti e i quarant’anni fa a partire dal postcolonialismo e dal postmodernismo, l’arte contemporanea si è sviluppata dall’Africa settentrionale all’Africa meridionale, ispirandosi sia alle tradizioni del continente, sia alle realtà urbane contemporanee di un’Africa in mutamento”.

Ma quali sono i temi toccati dagli artisti? “Gli africani hanno saputo sviluppare un’arte che affronta i problemi di identità e identificazione unendo le culture occidentali e l’Africa toccando comunque la questione, profondamente politica, del divenire dell’Africa. Per loro il problema dell’identità artistica diventa quello dell’identità, dunque definire l’arte africana significa definire l’Africa”.

E qual è l’obiettivo della mostra al PAC? “La mostra desidera portare all’attenzione del pubblico un’idea del continente africano, in particolare della zona a sud del Sahara, attraverso lo sguardo dei suoi artisti. Di cultura francofona, anglofona o lusofona, gli artisti vivono e lavorano in Africa, oppure fanno parte della diaspora africana e conciliano le arti visive con performance, musica, danza e cinema, moda. Architettura e design, così l’arte e la cultura africane, in questi ultimi decenni, sono state un valido mezzo per affrontare, assorbire e infine comprendere le sfide fondamentali di questo continente”.

Nelle sale del Padiglione d’arte contemporanea scorre una vasta selezione di arte africana che spazia dagli anni sessanta ai giorni nostri, cominciando con artisti storicamente legati ai Magiciens de la Terre, per i quali il moderno non si oppone alla tradizione, anzi, si fonde con questa in una stessa dinamica evolutiva. E il percorso espositivo offre una lettura quadripartita della produzione artistica contemporanea dell’Africa a sud del Sahara attraverso quattro tematiche : Dopo l’Indipendenza, l’Introspezione Identitaria, la Generazione Africa e il Corpo e le Politiche della Distanza. Tanti e noti gli autori esposti. Da Malick Sidibé (Mali) a Georges Adéagbo, da Chéri Samba (Congo) a Abdelrahmane Sissako (Mauritania), da Omar Ba (Senegal) a Billie Zangewa (Malawi), da Gabrielle Goliath (Sud Africa) a Ato Malinda/Alex Mawimbi (Kenya), da Frédéric Bruly Bouabré (Costa d’Avorio) a Pieter Hugo (Sud Africa).