Tento la pittura sociale…

(Giuseppe Pellizza da Volpedo)

Strani anni quelli dell’Ottocento. Si inventano i pneumatici, si scopre la radioattività, Marconi inaugura la prima trasmissione radio, nasce il Partito Socialista, e un generale fa sparare a Milano contro la folla affamata che assalta i panifici, lasciando più di cento morti. Poi viene premiato dal Re con un’onorificenza. Gaetano Bresci, l’assassino di Umberto I, giustificherà il regicidio con la volontà di vendicare le vittime milanesi. Da pochi anni è permesso lo sciopero, prima punito come reato penale.

In questo clima tra l’euforia del progresso tecnico-scientifico, il disagio sociale e le paure per un regime poliziesco Pelizza inizia a dipingere questo capolavoro. Il contesto socio-culturale aggiunge valore al valore del dipinto. I pittori sospendono per alcuni anni i temi sociali. Solo Pelizza non si arrende alla paura ed eleva di livello la rappresentazione estetica della "questione sociale", portandola a una dimensione universale, iconica, tipica dei capolavori.

Pelizza non resta imprigionato nella tecnica divisionista, che porterà a perfezione con il Quarto Stato, ma in Fiumana l’anima e la vitalizza con un potente slancio viscerale, emotivo, che lievita dentro una struttura di grande respiro, cosmica. Fiumana è un quadro rinascimentale, leonardiano. Come Leonardo, Pellizza struttura la visione solarmente, cardiacamente. Tutto si origina dal fondo. L’origine del cammino è nell’inversione del punto prospettico di fuga; il vanishing point dello sguardo, che ora ci viene incontro. Un dipinto che è incontro, un’alleanza. L’esondare dell’umanità che cammina per conquistare nuovi diritti e nuova dignità sorge da uno stato indistinto, scuro, nebuloso, dove la siepe si confonde con un muretto, per formarsi umanamente durante il cammino e giungere a maturazione sotto il sole, sotto la verità di una strada sgombra, prossimi all’incontro, al confronto con colui al quale chiederanno aumenti di salario, nuovi diritti.

Sopra di loro le nuvole scure. Il sole è lontano, all’origine del cammino, ma splende potente sopra i passi dei primi/ultimi lavoratori. Pellizza come tutti i grandi non teme di confrontarsi con i grandi: l’omaggio a Raffaello, Michelangelo e Leonardo (a quest’ultimo nel bimbo in braccio, abbozzato come i disegni leonardiani di feti) è volutamente evidente, ma non manieristico, direi interiorizzato, fatto corpo e ritmo, e conferisce profondità alla consapevolezza e alla bellezza della folla e delle persone. Dipinto di energie composte in grande equilibrio. Siamo di fronte infatti a una visione pittorica il cui tema più profondo è appunto neppure la "questione sociale", ma l'Equilibrio stesso, cioè il Processo, la Dialettica dell'esistente. Un dipinto eracliteo, hegeliano.

Nello stesso tempo nell’opera avviene un duplice rivoluzionario ribaltamento: il cielo, simbolo del bene per millenni, diventa un passato oscuro, un peso opprimente da cui allontanarsi, e la strada, segno umile, dimesso, dimenticato, assurge a protagonista, a via luminosa di progresso, spirituale ed etico, prima ancora che sociale. Prima di Fiumana i temi sociali ondeggiano tra rappresentazioni romanticheggianti, patetiche, oppure drammatizzanti, esasperanti, quasi caricaturali, da clichè: Ceruti, Coubert, Morbelli, Millet, lo stesso Van Gogh con i Mangiatori di patate, Manet, Sottocornola. Tutti non riescono a realizzare una vera “pittura sociale”, ma solo una loro interpretazione pittorica di “vittime sociali”, cioè una pittura di denuncia, sentimentale.

Con Pelizza spariscono le maschere. Le nuove icone sono gli stessi lavoratori, vivi, in movimento, che si offrono alla contemplazione come un tempo i santi. Fiumana ci mostra delle ombre dei passi antinaturali, eco di passi ideali che vibrano nella potenzialità che si fa atto, nel pensiero e nella volontà che forma il cammino. Un dipinto progressivo in senso sia simbolico che letterale, fisico, biochimico. La massa diventa popolo, persona, esce dall’ombra e si muove nella luce. I lavoratori emanano luce con i loro passi che vibrano, che riflettono luce, che generano atmosfera, il cui prossimo movimento è anticipato da un riverbero, antinaturale. Sogno realizzato, desiderio che si fa corpo. La sconfitta dell’Utopia e l’incorporazione dell’Ideale.

La Fiumana d’umanità è al centro, tra spazio e tempo, tra il bosco e le case, il villaggio, l’opera sociale. Un dipinto rinascimentale in quanto forma universale, accogliente, inclusiva. Visione prospettica e triangolare. Sogno realistico, dove si incrocia la schiera iconica frontale con la linearità del raggio solare. Acqua e luce, esondazione e irraggiamento. Controllato straripamento e pulsazione. La visione è completa ma mai ferma, quindi vince. Ogni elemento viene assorbito nell’Equilibrio. Ogni pennellata diventa Fiumana. Non si può opporsi. La visione ci abbraccia, ci coinvolge. C’è posto per molti dentro Fiumana. L’arrivo è un altro inizio. I tre di fronte sono un nuovo punto di coagulo e di ripartenza per una nuova, evoluta, fiumana d’umanità! Walk in Progress.