Tragedy is when I cut my finger. Comedy is when you fall into an open sewer and die.

(Mel Brooks, The 2000 Year Old Man 1961)

Comedy is tragedy plus time.

(Carol Burnett, tratto da Starting from Scratch 1989 di Rita Mae Brow)

Da bambino guardavo spesso una edizione della Divina Commedia illustrata da Gustavo Dorè, mi domandavo già allora cosa ci fosse di commedia nell’opera di Dante, quelle immagini così violente (in realtà mi fermavo all’Inferno,dopo diventavano noiose) mi sembrava avessero ben poco di divertente. Molti anni più tardi scoprii le opere di Nan Goldin, Andres Serrano e Yasumasa Morimura, mi sembrò di essere tornato bambino, in un girone dantesco aggiunto negli anni Novanta.

Sono passati più di vent’anni da quando questi straordinari artisti hanno realizzato le immagini che vedete in mostra, nel frattempo sono entrati nei più importanti musei e sono diventati parte del linguaggio quotidiano: sesso, morte, malattia, se guardati attraverso la lente del tempo diventano tutti momenti della Commedia Umana, possiamo riconoscerci anche nei surreali travestimenti di Morimura, quante volte infatti noi stessi abbiamo provato a presentarci per quello che non siamo neanche lontanamente? Questi artisti sono tornati dall’Inferno e ne sono usciti interrogandoci sul nostro quotidiano, sono ispirazione per generazioni di fotografi e artisti, hanno guardato in faccia l’orrore e ne hanno ricavato bellezza. Oggi ve li riproponiamo certi che li guarderete con uno sguardo diverso, complice e tenero, come quello che si ha per una propria foto di tanto tempo fa, quando ci si rende conto che forse con quella pettinatura stavamo proprio bene.

Nan Goldin (Washington DC, USA, 1953) è una fotografa americana, nota per le narrazioni visive che descrivono il suo mondo all’insegna del sesso e della tossicodipendenza. Dopo essere andata via di casa all’età di 13 anni, Goldin visse con diverse famiglie adottive e frequentò una scuola alternativa a Lincoln, nel Massachusetts, dove finì per frequentare un gruppo di giovani uomini e donne totalmente alienati, coinvolti in traffici di droga, sesso e violenza. Si avvicinò alla fotografia all’età di 15 anni grazie a un’insegnante della scuola progressista di Boston, la Satya Community School, che distribuiva fotocamere Polaroid agli studenti. Ispirata inoltre dal lavoro del fotografo americano Larry Clark, durante i primi anni ’70 cominciò a scattare fotografie in bianco e nero ai suoi amici in una comunità di travestiti di Boston, e tenne la sua prima personale alla Project, Inc. di Boston nel 1973.

Dal 1974 frequentò il corso di arte presso la School of the Museum of Fine Arts di Boston. Trasferitasi a New York, città che divenne scenario di molti dei suoi scatti più celebri, Goldin si fece coinvolgere rapidamente nella scena New Wave metropolitana e organizzò varie presentazioni dei suoi scatti con sottofondo musicale in alcuni locali punk rock di spicco, e in seguito in spazi artistici e gallerie. Le centinaia di diapositive a colori raccolte durante questi incontri si accumularono col tempo, formando un’ampia cronostoria di se stessa e dei suoi amici mentre sedevano o giacevano sul letto, coinvolti in giochi sessuali, in convalescenza dopo avere subito violenze fisiche, oppure nell’atto di iniettarsi droga o assumere stupefacenti. Molti dei soggetti ritratti erano scomparsi già nei primi anni ’90, e nel 1988 Goldin stessa entrò in una clinica di riabilitazione, anche se non smise mai di documentare la sua vita, incorporando anzi nel suo lavoro le proprie esperienze in clinica.

Tra il ventesimo e il ventunesimo secolo, l’artista fu protagonista di diverse importanti retrospettive al Whitney Museum of American Art di New York (1996-97) e al Centre Georges Pompidou di Parigi (2001). Goldin ha ricevuto inoltre numerosi premi tra cui l’Hasselblad Award nel 2007.

Yasumasa Morimura (Osaka, Giappone, 1951) è un artista di appropriazione. Nel 1978 conseguì un Bachelor’s degree of Fine Arts presso l’Università delle Arti di Kyoto City. Nato e cresciuto nel Giappone del dopoguerra, invaso dalla cultura occidentale, come gli artisti della sua generazione, opera attraverso una sintesi dell’incontro tra due civiltà, quella occidentale e quella orientale. In particolare, il lavoro di Morimura è alimentato da un forte interesse per le trasformazioni sociali, politiche e culturali avvenute nella seconda metà del Novecento, così come i mutamenti dovuti alla penetrazione del capitalismo e dei miti del mondo occidentale in Giappone. L’artista si appropria di icone universali prelevate dalla storia dell’arte, dai mass media e dalla cultura popolare e le ripropone interpretandole in prima persona. Partendo da opere influenti di artisti storici come Edouard Manet, Diego Velasquez, Rembrandt, Frida Khalo e Cindy Sherman, vi inserisce il proprio volto e corpo attraverso l’uso di costumi, oggetti di scena, manipolazione digitale e trucco. Ne deriva un’arte puntualmente efficace e potente nella sua capacità di parodiare e allo stesso tempo omaggiare i materiali e i soggetti presi a riferimento.

Nel 1996, Morimura venne nominato per il Premio Hugo Boss, mentre nel 1988 fu tra gli artisti selezionati per la sezione Aperto della Biennale di Venezia, traguardo che consacrò la sua carriera e diede rilievo al suo nome a livello internazionale. Ad oggi si registrano importanti mostre indiversi musei di moltissimi paesi, come Francia, Chicago, Giappone, California e Australia: tra i più importanti si annoverano il Museo di Arte Contemporanea di Chicago, il Museo J. Paul Getty di Los Angeles, il Museo di Arte Moderna di San Francisco in California, il Museo di Arte Americana di Whitney a New York e il Museo d’Arte Contemporanea di Los Angeles.

Andres Serrano (New York, 1950) rappresenta nelle sue opere un’iconografia personale che ha costruito attraverso gli anni e che costituisce l’aspetto più originale della sua ricerca. La sua figura è ormai storicamente riconosciuta e, pur essendo una persona profondamente religiosa, spesso le sue opere hanno suscitato profondo scandalo proprio nell’ambito della tradizione cattolica a causa dei soggetti solitamente vissuti come provocatori e sacrileghi.

Serrano si esprime attraverso il mezzo fotografico in modo totalmente autonomo grazie anche all’utilizzo di poster che inondano le strade delle città dove si svolgono le sue mostre e che raggiungono così migliaia di persone. È questo il motivo per cui il suo messaggio risulta facilmente comprensibile anche al grande pubblico. Molti ricordano il suo “Piss Christ” del 1987 o la serie delle Morgue, che lo hanno definitivamente consacrato come uno tra i più influenti artisti della scena internazionale degli ultimi 20 anni.

Tra le principali mostre personali, ricordiamo: “Andres Serrano”, Saatchi Museum, London, U.K., 1991; “Andres Serrano: Works 1983-93”, The New Museum of Contemporary Art, New York, 1995; “The Morgue”, Museum of Contemporary Art, Montreal, Canada, 1995; “Andres Serrano: A History of Sex”, Paula Cooper Gallery, New York, 1997; “A History of Andres Serrano: A History of Sex”, Groninger Museum, Groningen, Olanda, 1997; “Andres Serrano: Fluids”, Galerie Yvon Lambert, Parigi, 1998; “Holy Works”, Galleria PACK, Milano, 2011-12, cui seguì la pubblicazione del catalogo “Holy Works” a cura di Germano Celant e James Frey; “Torture”, Galleria Alfonso Artiaco Napoli, 2017.