“Ognuno crede in quello che vuole credere, io credo nell’arte, negli oggetti, nel collezionismo”. Con queste parole Damien Hirst, uno dei più acclamati e controversi artisti del XIX Secolo, presenta la sua spettacolare mostra a Palazzo Grassi e a Punta della Dogana a Venezia: Tesori dal naufragio dell’Incredibile.

La sospensione della credibilità rappresenta l’unica condizione per chiunque volesse ammirare questa grande rappresentazione artistica, più simile a uno show epico che a una mostra, costata all’incirca dieci milioni di dollari. Definita da Hirst un progetto complesso, che l'ha personalmente curato nei minimi particolari per dieci anni, Treasures from the Wreck of the Unbelievable si presenta al visitatore come un racconto sospeso tra la finzione e la credibilità, entrambi insiti in ogni essere umano. “La mostra è come una storia del mondo, narrata attraverso cento oggetti, per la maggior parte dei quali la vita si è consumata in fondo all’oceano”; e infatti ciò che rende la visita alquanto fiabesca è questo continuo legame con il mare, unico luogo connesso a tutto e a tutti, dove vengono ritrovate le 189 statue esposte in mostra, non a caso, nella laguna di Venezia.

Secondo il racconto, Damien Hirst viene contattato da “qualcuno” che gli chiede di finanziare il ritrovamento di questo incredibile tesoro, custodito nell’Oceano Indiano per duemila anni a bordo della nave “Apistos”, e appartenuto al ricco collezionista Cif Amotan II, liberto originario di Antiochia, probabilmente suo alter-ego, un uomo fuori dall’ordinario. Nel corso del 2008, a largo della costa orientale dell’Africa, il leggendario tesoro viene ritrovato, e grazie a una lunga e complessa campagna di recupero subacqueo sono emerse queste numerose ricchezze, esposte ora in mostra. Se, durante la vostra visita, vi aspetterete di trovare soltanto pezzi archeologici, dovrete ricredervi perché la varietà delle opere spazia dall’arte greca all’arte romana, varcando i confini dell’arte contemporanea, mostrando una ricchezza di ispirazione iconografica che coinvolge anche personaggi come Mickey Mouse, Pippo o musicisti, modelli e attori della nostra società.

Più che in una mostra, sarete catapultati in una vera e propria Wunderkammer, dove coabitano naturalia e mirabilia. Naturalmente tra gli oggetti che suscitano meraviglia e stupore ci sono anche materiali dal fascino incorruttibile come l’oro, il corallo, la malachite, il bronzo, il marmo, la giada, che alterano e rendono preziose le sculture, assimilandole sempre più a quel luogo magico e incontaminato che è la natura. Non pochi dubbi e interrogativi sulla reale provenienza vi susciteranno la maestria e l’abilità con le quali sono state scolpite queste sculture che, per qualcuno, rappresentano soltanto un pretesto per Hirst di mostrare la sua grandiosità e la sua inventiva come artista, o, in questo caso, come supervisore.

Il suo genio creativo è riconoscibile soprattutto nella scelta dei soggetti delle sue opere, che evocano una certa familiarità con gran parte dei suoi affetti: uno su tutti la sua fidanzata, la modella ventiseienne Katie Keight, il cui profilo è ritratto in una delle sculture in mostra. Un vero e proprio gioco artistico, che coinvolge gli spettatori per tutto il percorso espositivo, sollecitandoli e sottoponendoli a una ricerca continua della verità, che si manterrà fino alla fine in bilico sul filo sottile della menzogna. Ognuno di voi custodirà, infatti, il finale di questa visita, decidendo se credere alla veridicità di questa storia che certamente sarà ricordata come la più grande storia artistica mai raccontata!