Il disegno può facilmente dare la luce con il mezzo della trasparenza che dà la carta stessa, luce che manca spesso ad un dipinto.

(Giovanni Segantini)

Poche epoche artistiche come il Divisionismo hanno saputo creare visioni pittoriche che si presentano quali grandi metafore della vita, quali forme universali, visioni in cui veramente tutti possono riconoscersi, rappresentazioni vitali, libere dal tempo, pur essendo figlie del loro tempo. È il paradosso della grande arte.

Perché il Divisionismo ci appare oggi così efficace e attuale nel suo valore poetico e narrativo? Perché trasfigurò con grande libertà artistica un tempo travagliato ma entusiasmante di trasformazioni sociali e intellettuali, talvolta traumatiche, talvolta radicali? Un tempo simile al nostro? “Tempo grande” in più sensi, sia per la ricchezza e creatività dei suoi numerosi ed eccellenti artisti, sia per l’ampiezza e intensità del suo distendersi nel tempo, da Segantini a Morbelli, da Pellizza a Barabino, senza dimenticare Longoni, Fattori, tra i molti, cioè dalla seconda metà dell’Ottocento al primo Novecento, contagiando anche Boccioni e fino alla “resistenza” novecentesca di Barabino quale fedele discepolo di Pellizza.

In più di venti anni di impegno la Fondazione bancaria Cassa di Risparmio di Tortona ha fondato e fatto crescere una Pinacoteca che si chiama Divisionismo e che riunisce tutte le più importanti e affascinanti esperienze pittoriche di questa grande famiglia di vita e di arte. Possiamo raccontare questa intrigante e sorprendente Pinacoteca scegliendo cinque tesori: il disegno dell’Ave Maria a trasbordo di Giovanni Segantini, Piazza Caricamento di Plinio Nomellini, L’Albero di Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il Ponte, sempre del Pellizza, recente acquisto da un collezionista privato, e Il Pascolo di Carlo Fornara.

Iniziamo con l’analizzare l’opera di Segantini. Un disegno ma con una sua inquadratura, una sua luce, raro per un disegno, una sua anima, per cui possiamo considerarla un’opera automa, completa, e non solo un bozzetto del corrispondente pittorico, che poi precede questo disegno e non lo segue nel tempo! In questo disegno possiamo apprezzare meglio la purezza ideale, l’essenza creativa che ha generato entrambe le opere: una povera imbarcazione, sottile, popolare, leggera, stipata da una famiglia e da un gregge, uniti nel dormiveglia di un passaggio da una riva all’altra di un fiume. Il tempo del racconto è già speciale: il passaggio, un piccolo viaggio, la fluidità di una dinamica breve ma animata da una sottile trepidazione.

Un tempo diveniente, effimero, esso stesso “povero”, fragile, residuale, colto in un’essenza che la pittura manifesta quasi meglio della vita nella coscienza, nella riflessione della memoria e dell’idea. L’uomo al timone e la donna madre che abbraccia il piccolo figlio. Le pecore. Moltissime. Placide. Il filo dell’acqua molto alto, vicino al bordo della povera imbarcazione. Due pecore, nel mezzo, avvicinano il capo all’acqua del fiume, piegandolo, per bere. Già questa è una scelta di poesia assoluta. Una Poesia assoluta perché semplice, perché costruisce ed esprime una visione che sembra totale. Non sembra esserci altro. Ogni Altro è includibile in questa rappresentazione. Il desiderio di vedere viene appagato, ricomposto. Le figure umane sembrano riposare, meditare, come le pecore. Sono una famiglia? O l’uomo è solo un traghettatore?

L’opera d’arte è allusiva, ricordava Mario Praz. Non importa: sembrano una famiglia, questo è essenziale. Il tema della vita quale viaggio e dell’umanità còlta insieme alla natura in una visione tanto umile quanto cosmica, trovano qui un’espressione artistica di grande sintesi. Qual è il segreto strutturale del dipinto? Cosa altro cela per ispirare un senso totalizzante di armonia, di equilibrio? Poche ma sapienti scelte tecniche che sono anche consapevoli e chiare scelte semantiche. Il gioco fra le forme curve e le linee rette. La barca è fatta da due ellissi, quella delle esili cerchiature e quella della forma dello scafo e tale movimento appare valorizzato dalle onde concentriche, antinaturali, che promanano dall’imbarcazione stessa, come se stesse ferma e non avanzasse.

Queste onde presentano l’imbarcazione al centro della rappresentazione, la centralizzano quale polarità di vita, manifesto di valori. Queste onde ci dicono inconsciamente, implicitamente, posturalmente che questa barca, e i suoi abitanti, sono più di quanto si possa solo descrivere. È l’umanità, vissuta nelle sue dimensioni interiori, nel suo farsi. Non è opera sentimentale, ma siamo alle radici del sentimento. Non c’è storia, non accade nulla, quindi non può essere rappresentazione sentimentale, eppure il disegno esprime una narrazione potente, anche affettivamente ed emozionalmente. Una narrazione che emoziona per postura, per via strutturale, tramite le sue scelte formali. L’unione di forma e di idea trasfigura i temi valoriali del viaggio e dell’umanità-natura quale unica famiglia e famiglia unica in una visione pura, meditativa, dove ragione e pathos si intrecciano. Alle tre ellissi della barca e delle onde corrispondono le tre linee rette e inclinate del remo e delle figure umane.

Ecco il capolavoro: quando gli opposti ritmi si compendiano e collaborano in un’unità organica, superiore. E non a caso questa barca universale, nuova e antica, originale ma come già conosciuta, ri-echeggia, senza imitarli ma ri-presentandoli implicitamente, gli archetipi sacrali più antichi. Era già capitato con gli incidenti sul lavoro, sui temi del contadino ferito e morente, dipinti come deposizioni cristiche, ora laiche, da vari artisti divisionisti, come Pellizza e Barabino. Era già capitato con l’Idillio Primaverile di Pellizza, dove il cerchio fanciullesco attorno all’asse dell’albero richiamava la pericoresi trinitaria e angelica e l’Albero della Croce, e il bambino incoronante la sua fidanzatina sembrava alludere al modello antico di Cristo che incorona la Vergine. Ora questa barca è la barca di Segantini. È la barca di quel trasbordo lento ed effimero chiamato vita, umanità. Ma è anche, senza contraddizione alcuna, l’archetipo antico della barca della Chiesa universale, del “vascello della salvezza”, dove il gregge di Cristo, qui ancora più cosmico perché includente un gregge animale, dove la famiglia umana e naturale attende al viaggio dal tempo all’eternità.

Nella prossima tappa di questo piccolo viaggio incontreremo un altro capolavoro della Pinacoteca "Il Divisionismo" di Tortona: Piazza Caricamento di Plinio Nomellini.