Non è stato solo uno dei più grandi “maestri” del design italiano, Ettore Sottsass è stato un intellettuale che ha messo in discussione tesi già fondate, ha generato nuovi spunti di riflessione, pensieri, punti di vista. Il suo essere era indubbiamente accompagnato da una acuta curiosità verso la conoscenza, attraverso la libertà d’espressione e di sperimentazione. A cento anni dalla nascita (1917) e a dieci dalla scomparsa (2007), la Triennale Design Museum rende omaggio a questa importante figura del design italiano e alle sue opere. La curatela della mostra è stata affidata a Barbara Radice, compagna di Sottsass, la quale, meglio di chiunque altro, è in grado di trasmettere ed esporre gli aspetti più intimi e segreti della personalità e della creatività di Ettore.

Gli spazi della Galleria della Architettura sono dedicati a questa mostra monografica che racconta un progetto di Sottsass dei primi anni Novanta per l’editore tedesco Wasmuth, mai realizzato. There is a planet è il titolo della rassegna espositiva la quale raccoglie ben nove gruppi, con nove titoli diversi e altrettanti testi, fotografie scattate dallo stesso Sottsass durante i suoi viaggi per il mondo: foto di case, architetture, paesaggi, persone, tutto ciò che riguarda la presenza dell’uomo sulla terra.

Le sue realizzazioni, i suoi pensieri, i suoi appunti, sono esposti intorno a nove temi che sono: Per qualcuno può essere lo spazio (fino al 1955 circa), Il disegno magico (anni ’50 e ’60), Memorie di panna montata (anni ’60), Il disegno politico (anni ’70), Le strutture tremano (anni ’70 inizio ’80), Barbaric design (anni ‘80), Rovine (anni ‘90), Lo spazio reale (anni ‘ 80 e ’90), Vorrei sapere perché… (fino al 2007).

Ogni stanza racchiude, sotto vari punti di vista, differenti aspetti del mondo di Sottsass, un viaggio a ritroso raccontato attraverso il disegno, gli schizzi progettuali, i modellini plastici, le parole, la pittura, l’architettura, la scultura, la ceramica, i vetri, i mobili, i suoi scritti e così via i quali definiscono e mettono meglio in luce le tendenze e gli avvenimenti caratterizzanti di ogni epoca.

Non è una mostra complessa, razionale o dal taglio accademico/scientifico, tutt’altro. È una mostra ricca di spunti e riflessioni, colorata, limpida, armonica, a tratti meravigliosamente caotica per il vasto materiale esposto, diretta, particolare, proprio come era lo stesso Ettore Sottsass. Lungo il percorso espositivo è presente anche una sua raccolta inedita di fotografie dei primi anni ’60 intitolata Le ragazze di Antibes.