La neutralità dei lavori di HO HO HO è solo un’idea. Un’idea astratta e fissa, però. Come una strategia, un piano che non lasci perso, oppure abbandonato, il lato migliore di ogni opposto, di ogni contraddizione. Gli elementi che usa sono la parte e il tutto, l’improvvisazione e la concentrazione. I colori che l’artista utilizza come un segnale di presenza sono sgargianti, avvampati, e sono il lato ottimistico della propria, inconfondibile, cadenza compositiva.

Le opere inserite negli spazi arrivano, per la maggior parte, da precedenti esposizioni. Ma, nell’insieme, compattano con omogeneità la serie eteroclita dei loro diversi supporti; sottolineando, infine, con il giusto calibro, le diverse fasi estetiche conformate all’immaginario di tutti gli artisti coinvolti.

La mostra prende l’avvio dall’ormai noto Christmas Party, evento spettacolare che da dieci anni ogni artista coinvolto organizza nella propria città natale, invitando personaggi e celebrità provenienti dal mondo del business e dell’arte contemporanea. Tema dominante dei nuovi lavori presentati dagli artisti coinvolti è, giustamente, il Natale. Rimarranno in vendita, infatti, fino al 31 gennaio due installazioni site specific (con alberi e tanto di neve finta, sparsa sui rami), alcune tele intessute di palline e decorazioni natalizie e, infine, dei più roboanti e caratteristici pour painting. Chiunque si rechi in visita, dunque, si tenga pronto ad assorbire iperdecorativismo e opulenza prodotti in gran quantità: attraverso luci, lacche e glitter che rimangono la verità sovrastante dei supporti utilizzati dagli artisti. Se sculture, pitture e installazioni siano emblema di verità riflessa oppure soltanto scenografia orchestrata, questo è difficile da stabilire. Qualche anno fa, all’interno di una lunghissima intervista, gli artisti avevano dichiarato che per loro rappresentava una verità essere ottimisti fino all’estremo, fino a diventare del tutto a-morali. Le diverse costruzioni dell opere sono, infatti, modelli esclusivi di condensazione della cultura contemporanea che, probabilmente e in senso ampio, riflettono una lettura pragmatica della moralità sociale.

Appena si smette di credere a quel che soltanto si può vedere, il lato loquace dei lavori esposti in mostra comincia a donare il privilegio della meccanicità. Sebbene alcuni di loro siano abili pittori, al di fuori della tela rimangono capaci di trasmettere la sintomatologia di quel particolare meccanismo che rende un’idea una chiara modularità visiva. Tutti gli artisti coinvolti, noti per l’eterogeneità del loro lavoro, bilanciano la concettualità fluxus con la pittura astratta, il ready made con la scultura, la performance con l’installazione, sottraendosi a ogni forma definitoria di stasi. Pittura, scultura, installazione, collage, wall painting e addirittura la musica sintetizzata sono i linguaggi che gli artisti utilizzano come codici di lettura del mondo, filtrato attraverso ciascuna delle opere in mostra.