“Non vi è pittore più lombardo di Caravaggio. La sua capacità di interpretare in modo dinamico e rivoluzionario la tradizione sorprende e incanta e la sua energia continua a colpire i nostri sensi in modo ineguagliabile”.

Giuseppe Sala, Sindaco di Milano, commenta così l’apertura di un ciclo di mostre ed eventi che la città dedica a Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio: pittore straordinario per l’uso personalissimo della luce e dell’ombra, per il naturalismo dei suoi personaggi e per l’ambientazione realistica. Molti artisti del Seicento in Italia e in Europa prenderanno a modello il suo talento, tanto da far nascere il termine caravaggismo per definirne la sua influenza, che si protrarrà fino all’Ottocento.

Partendo dall’ultimo capolavoro, Martirio di Sant’Orsola, dipinto da Caravaggio alla fine del suo secondo soggiorno napoletano, Intesa Sanpaolo promuove la mostra L’Ultimo Caravaggio. Eredi e nuovi maestri. Napoli, Genova e Milano a confronto, alle Gallerie d’Italia di Piazza Scala, a Milano. In mostra sono esposte oltre 50 opere, volte a illustrare l’evoluzione della pittura seicentesca nei seguaci del grande maestro, rievocando anche le principali vicende artistiche di tre città italiane, Napoli, Genova e Milano; divise tra la devozione al naturalismo caravaggesco e la nuova scenografica età del Barocco, che si apprestava artisticamente a irrompere.

Battistello Caracciolo, Ribera, Rubens, Van Dyck, Procaccini e Strozzi sono tra i principali seguaci del maestro lombardo che hanno saputo testimoniare le nuove condizioni e convinzioni morali e religiose del Seicento. In mostra sono esposte, per la prima volta, alcune delle loro principali opere che svelano le vicende artistiche del primo Seicento e ci mostrano le scelte stilistiche del tardo manierismo che si diffuse in Italia.

Durante l’esposizione, il visitatore verrà principalmente attratto da due opere fondamentali: il già citato Martirio di Sant’Orsola, uno dei capolavori più importanti del vasto patrimonio storico-artistico recentemente esposto al Metropolitan Museum of Art di New York e L’Ultima Cena di Giulio Cesare Procaccini, tela di 40 metri, eseguita per la chiesa della Santissima Annunziata del Vastato di Genova e commissionata dalle famiglie aristocratiche della città.

La repubblica marinara esercita un ruolo di primo piano in questa mostra poiché appartengono proprio alla città di Genova i due fratelli collezionisti, Marco Antonio Doria e Giovan Carlo, che hanno commissionato l’opera del Martirio di Sant’Orsola. Questo capolavoro viene messo a confronto con la tela di analogo soggetto di Bernardo Strozzi, realizzata proprio a Genova tra il 1615 il 1618. L’opera, messa a confronto anche con l’Ultima Cena di Procaccini, rivela una resa luministica e una stesura fluida della pennellata che conferisce alle figure una scenografica teatralità e un accentuato dinamismo, che si accosta più alla pittura fiamminga, che a quella italiana di Caravaggio. Questo per dimostrare come il caravaggismo non si sviluppi in maniera omogenea, ma subisca influenze diverse a seconda delle città, nelle quali operano i pittori. Una sezione della mostra è infatti dedicata al confronto tra Milano e Genova, dal punto di vista dei committenti, degli artisti e dei letterati; mentre le altre sezioni si concentrano principalmente sugli eredi del maestro lombardo a Napoli e sull’influenza che Caravaggio esercitò sull’olandese Matthias Stom, soprattutto riguardo al particolare interesse per i lumi notturni e per il genovese Gioacchino Assereto.

Il curatore della mostra, Alessandro Morandotti ha voluto raccontare una dinamica narrativa differente da quella alla quale siamo abituati, utilizzando sinergie e confronti tra vari pittori del Seicento: “Il Martirio di Sant’Orsola di Caravaggio arriva a Genova e nessuno lo guarda e questo si vuole domandare la mostra: perché nessuno lo guarda?”. Le Gallerie d’Italia risponderanno a questo interrogativo, portando il visitatore alla scoperta di sorprendenti ideologie culturali e di una nuova cultura figurativa, come quella del “barocco festoso” che nasceva a Genova nel corso del Seicento.