Da 144 anni la Real Academia de España en Roma è uno dei centri culturali più importanti edinnovativi della scena internazionale. Ha ospitato fino ad oggi 944 “borsisti” dimostrando di saper essere sempre al passo con i tempi e di essere di fondamentale importanza non solo nelle relazioni culturali tra Italia e Spagna ma tra Italia, Spagna e Sud America creando un circolo virtuoso di crescita e confronto. Lo ha fatto anche quest’anno sostenendo e promuovendo i progetti dei nuovi borsisti: Javier Arbizu, Juan Baraja, Ángela Bonadies, María Teresa Chicote Pompanin, Roberto Coromina, Julia de Castro, María Esteban Casañas, Javier Gonzalez-Hontoria, Inma Herrera, Cecilia Molano, Leire Mayendia, Álvaro Negro, Nuria Núñez, Abel Paúl, Milena Rossignoli, María Gisèle Royo, Elena Trapanese, Ana Zamora, Miren Doiz, Santiago Pastor, Javier Sáez, Miguel Marina and Miguel Leiro.

Come da tradizione nel mese di marzo gli artisti hanno aperto le porte dei loro studi per far conoscere al pubblico i loro progetti. In questa occasione ho avuto modo di visitare gli studi degli artisti e approfondire le pratiche di alcuni di loro.

Javier Arbizu, già attivo a livello internazionale, presenta il suo progetto Neomedievo, un progetto pittorico basato sul confronto tra le estetiche e le filosofie medievali, e le estetiche e le filosofie contemporanee. In un mondo così razionale e razionalizzato come il nostro c’è ancora posto per quegli aspetti cosiddetti “magici”? Siamo ancora capaci di emozionarci e meravigliarci di fronte alla realtà o possiamo e dobbiamo comprenderla solo razionalmente? Siamo ancora interessati al mistero?

Per Arbizu il contesto medievale con il suo caos politico, crisi di valori, paure, guerre e malattie che favorì il proliferare di superstizioni è molto simile al nostro nel quale percepiamo il timore di non riuscire a controllare tutto quello che ci circonda e che in un qualche modo accade intorno a noi. Roberto Coromina, invece, realizza un diario visuale del suo soggiorno a Roma. Certo ci sono famosi esempi di diario di viaggio nella storia, penso per esempio al “viaggio in America” del sociologo francese Alexis de Tocqueville o al “viaggio in Italia” dello scrittore tedesco Goethe. Qui però è qualcosa di diverso: lasciandosi ispirare dalla storia dell’arte, dall’astronomia, dall’architettura come per esempio il Pantheon, Coromina dipinge su un supporto quadrato un cerchio generatore di molteplici possibilità.

Procede così nel realizzare un’opera al giorno per ognuno dei giorni del suo soggiorno presso l’Accademia. Il risultato è non solo visivo/emotivo ma anche di messa in discussione della pittura, del suo immaginario, della sua presenza o assenza, della sua ragione d’essere nella contemporaneità. Singolare e interessante anche il progetto di Julia de Castro La retorica delle puttane. Un classico della contro-letteratura quella di Ferrante Pallavicino, quasi sconosciuto al pubblico italiano, proposto qui appunto nella versione di de Castro.

Quali sono le caratteristiche e i comportamenti più giusti che deve avere una prostituta? Un’analisi quella di de Castro che approfondisce la visione maschilistica del mondo: essere una puttana è diverso dall'essere un Don Giovanni e non si tratta solo di una differenza lessicale ma culturale ben radicata. Il corpo della donna è qui inteso come “un corpo di battaglia, un’arma di creazione e distruzione, oggetto del desiderio e del disprezzo”.

Molto coraggioso anche il progetto di Inma Herrera che da nuova linfa a una pratica artistica spesso considerata obsoleta come l’incisione. Herrera ci dimostra quanto questo sia un preconcetto e quanto questa disciplina possa ancora dare al dibattito contemporaneo sulle arti. Il suo progetto Magnetismo in transizione (Ribera – Tiepolo) parte dall’opera di questi due artisti (entrambi legati alla Spagna e all’Italia: Jusepe de Ribera nasce in Spagna e muore in Italia, Giambattista Tiepolo nasce in Italia e muore in Spagna) e indaga il lato grafico della loro pratica basandosi sulla tematica religiosa presente nell’opera di questi artisti. Il risultato sarà una fusione dell’incisione tradizionale con l’installazione, la scultura, il video, la performance promuovendo così un dialogo interdisciplinare.

Sarà interessante vedere come questi progetti prenderanno forma nella mostra che si terrà nel mese di giugno e che non mancherò di visitare e raccontare a tutti i lettori che ci seguono con affetto.