“Credo che l’arte contemporanea sia un po’ come le parole crociate. Fa lavorare la mente. Non si 'consuma' più come in passato, richiede un alto tasso di partecipazione da parte del pubblico e questo lo considero un aspetto molto interessante e divertente. La narrazione si è in buona parte atrofizzata in favore di un simbolismo e metaforico che richiede nello spettatore un importante esercizio (ginnico a volte) interpretativo e di sviluppo del pensiero creativo, mi preoccupa solo di contro che in tutto ciò, il clima culturale attuale sembra subire esattamente una inversione di tendenza, ed è sempre più proiettato verso l’omologazione del pensiero… Orwell docet”.

Così si esprimeva Santo Alessandro Badolato in una informale conversazione in cui ci siamo trovati qualche tempo fa seduti al tavolino di un bar. Ed è da questa chiacchierata che ho avuto modo di conoscere e apprezzare l’artista calabrese.

Nato a Catanzaro nel 1985, dove si diploma presso l’Accademia di Belle Arti in Scultura, partecipa fin da giovanissimo a diverse collettive, come alla Biennale Internazionale d’Arte (Sale del Bramante, Piazza del Popolo, Roma, 2005); alla I e II edizione di Zone Scoperte, arte giovane contemporanea (Galleria Bazzini, Milano, 2008); alla III edizione di Chiedi di loro (Palazzo della Corte, Noci, Bari, 2009). Sempre nel 2008 è finalista al Premio Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, mentre nel 2011 è vincitore del premio Internazionale Lìmen Arte nella sezione “Calabresi emergenti” con Aero-grafia 2, opera in gesso, pigmento e circuiti stampati su pannello, cm 130x130x10, dove “l'artista coniuga nella sua 'plastica' il microcosmo elettronico e il macrocosmo urbano”.

L’idea sviluppata in quest’opera e nelle altre Aero-grafie, tutte appartenenti al ciclo delle Urbanizzazioni, è rivolta a una società liquida, della quale diviene necessario ridurne l’impatto sull’ambiente. Il progresso tecnologico che mina agli equilibri naturali, vede nello stesso, attraverso un alternativo utilizzo dell’energia, uno strumento di compensazione, quindi il raggiungimento di una sensibile armonia evolutiva tra i due processi, naturale e tecnologico. Dai circuiti stampati, che l’artista manipola insieme ad altri materiali, su dei pannelli, si evince l’urgenza di creare dei modelli di città “ideale”, legando il desiderio di dare ordine al disordine attraverso l’ausilio del linguaggio aerofotogrammetrico dell’architettura, sua grande passione.

L’attenzione alla funzione sociale dell’opera e dunque alla visione di questa come strumento di riflessione per la collettività, è ciò che porta Badolato, l’anno successivo, ad accettare la progettazione e realizzazione di un decoro pittorico di natura ecclesiastica, non è un caso che questo sia stato eseguito nella cappella dell’ospedale civile “Pugliese - Ciaccio” di Catanzaro, dove pareti e soffitto svaniscono letteralmente per lasciare posto alla figurazione unica e immersiva di un giardino terrestre, manifestazione di un nuovo significativo impatto visivo che unisce Cielo e Terra, ispirato a una profezia di Isaia riportata in una lettera di Pietro (Secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia). In questo periodo l’artista collabora anche come scultore e scenografo con il Comune di Catanzaro in occasione di manifestazioni ed eventi pubblici.

Ma è nel 2012 che Badolato esce definitivamente dai confini regionali raggiungendo una notorietà internazionale, quando vola all’Omi Art Center di New York. È lui infatti il vincitore della borsa di studio offerta dal Museo MARCA e dalla Dena Foundation. Un’occasione riservata ai giovani artisti calabresi, un’iniziativa che prova a dare linfa e supporto a una delle zone d’Italia più fragili in quanto a sviluppo dell’art system, specie nel campo dei linguaggi contemporanei. Il premio, assegnato da Giuliana Setari, presidente della Dena Foundation, Alberto Fiz, direttore artistico del Museo MARCA, Valentine Meyer, direttrice del Programma di residenze della Dena Foundation e Francesca Di Nardo, consulente artistica della Fondazione, consente l’accesso all’International Artists Residency del newyorkese Omi International Arts Center.

La citata commissione ha premiato del nostro Artista Utopia?, giudicato “un lavoro di notevole originalità in grado di riflettere in maniera critica e ironica sulle nuove tecnologie”, nel tentativo certamente ben riuscito, di tradurre “il paesaggio in rete e viceversa, assemblando informazioni e territorio come parti di un unico insieme non più scindibile”. Sulla scia di una sperimentazione scientifica, nella quale il surplus di energia termica prodotta dalla fotosintesi clorofilliana di un prato erboso è stato intercettato e trasformato in energia elettrica (seppur minima) utilizzabile, l’artista ha intravisto un punto di connessione con il suo lavoro di ricerca, da qui l’embrione di Utopia?, opera in cui l’utilizzazione della dispersione energetica viene attraverso la lente dell’arte affrontata su scala globale e urbanistica.

Nella residenza newyorkese oltre Utopia?, Badolato realizza altre due opere, Coperta per senza tetto e la performance European football championship, 2012 (successivamente esposte presso la Galleria Immanence di Parigi). La prima è un social project, che vede nell’abuso e sperpero di carta stampata per i flyer pubblicitari, il recupero di questi ultimi e il riutilizzo creativo attraverso la trasformazione in coperte di carta intrecciata realizzate da volontari per essere successivamente donate ai senzatetto. La seconda, è una secca denuncia politica ai campionati Europei di calcio del 2012, svolti tra Polonia e Ucraina, un avvenimento giocoso la cui realizzazione, ha portato alla “necessità” di sterminare migliaia di animali randagi.

Dal marzo all’aprile 2013, nella sede del Museo MARCA, Badolato espone nella mostra Microcosmos, a cura di Alberto Fiz e Serena Carbone. L’esposizione intende far conoscere e valorizzare l’arte e la creatività del e sul territorio, anche grazie alla partnership con la Dena Foundation, una delle più importanti strutture internazionali impegnate nel sostegno all’arte contemporanea e ai suoi protagonisti. Secondo i curatori “nella mostra emerge una specifica attenzione verso le questioni più attuali dove lo spazio urbano, il sistema dell’usa e getta, la bulimia del possesso, la vita artificiale, sono trattati dagli artisti senza facili estetismi, a conferma di un rinnovato impegno dell’arte nei confronti della società”. Nell’occasione Alessandro presenta una sintetica raccolta caratterizzante gli ultimi due anni del proprio percorso di ricerca.

Sempre nel 2013 l’artista realizza un’installazione site specific nel borgo antico di Cleto (CS) in occasione del Cletofestival. Si tratta di Noosfera, una serie di Anfore in terracotta, contenitori per eccellenza e per tradizione di valori come spezie, olio, acqua, prodotti preziosi provenienti dalla terra. In Noosfera le anfore perdono la funzione primigenia di conservatori di un valore alimentare (funzione demandata oramai a involucri più pratici e porzionabili) per conservare e trasmettere un valore ancora più prezioso e a rischio di estinzione, il linguaggio. L’artigianale vocazione dell’artista facilmente si evince dalla scelta e lavorazione quasi maniacale dei materiali, tuttavia il processo è sempre anticipato dalla lucida formulazione intellettualistica.

Tra il dicembre 2016 e il febbraio 2017 Badolato riveste il duplice ruolo di artista e curatore della mostra Proiezioni dell’Inconsistente al Museo d’Arte Contemporanea Limen di Vibo Valentia. La progettazione e realizzazione di questa esposizione mira a scendere nelle profondità del subconscio. Tanto gli artisti, coinvolti attraverso le loro produzioni, quanto i visitatori, attraverso la loro partecipazione, sono invitati a visitare i meandri più intimi e personali delle proprie “città interiori”, luoghi dove è possibile rintracciare i primari elementi della propria umana condizione. In questa esposizione Badolato presenta Metafore dell’illusione, installazione in multi materiale (ferro, legno, cristallo resina, video) frutto di una riflessione sul ribaltamento dell’equilibrio esistente tra ragione e sentimento.

In questi anni ma già in quelli precedenti, è possibile rilevare come le tre dimensioni della scultura, nei lavori di Badolato stiano sempre più strette, da qui il bisogno di liberarle in favore di un lavoro che si espande verso un linguaggio installativo che comprende elementi come durata e quindi, il tempo, e la partecipazione attiva e immersiva del pubblico.

Nel 2015 l’artista lascia la Calabria per trasferirsi a Roma, quale docente di Discipline Plastiche dapprima nel Liceo Artistico Statale Via di Ripetta e successivamente nel prestigioso Liceo Artistico Statale Giulio Carlo Argan. Nella mostra collettiva degli allievi Arte, Alimentazione e Salute (a cura di Roberto Luciani), allestita nel gennaio e febbraio 2018 nel Museo dell’Arte Classica Gipsoteca dell’Università La Sapienza di Roma, Badolato ha coordinato diversi studenti che hanno realizzato quattro significative installazioni: Enigma del piatto, Equilibrio, Lo specchio dell’Abbandono, Seme di vita. L’artista si dimostra ancora una volta ottimo pedagogista allorquando nel marzo 2018 cura le iniziative laboratoriali di Opera Necessaria presso il Museo MARCA, dove si sono svolti i laboratori di riciclo creativo, sia con studenti liceali che con bambini.

“L’obiettivo”, spiega Alessandro, “è per i più grandi, farli uscire dalla dinamica del “tutto e subito” e coinvolgerli in un lavoro corale, per i più piccoli, invece, farli giocare con la materia e vedere quale nuova forma e possibilità può assumere”. Il laboratorio è confluito nella performance di teatro fisico dal titolo Post fata resurgo, allestita al Marca, con le sonorità elettroniche di Attilio Novellino, musicista con il quale Badolato ormai collabora da diverso tempo e i movimenti della danzatrice Elisa Teodori.

Siano esse installazioni, sculture, performance o laboratori, le opere di Santo Alessandro Badolato privilegiano sempre il registro di un intimo che dal personale intercetta il collettivo. Sono queste evocazioni di memoria che rimandano a un viscerale bisogno di comunicare con la collettività, manifestando una espressività sincretica che invita l’osservatore a una totalizzante e assoluta esperienza, tuttavia per interpretarle non bisogna fermarsi né solo al mero aspetto estetico, né all’ermetismo concettuale. Badolato agogna all’equilibrio tra estetica e concetto, ed è per questo che ama ripetere “non consegno prodotti, ma avvio processi” volti all’accrescimento dell’animo umano e alla creazione di una rete di relazioni che rappresentano la nuova cerniera evoluzionistica dell’uomo.