Nel programma di Milano Photoweek 2018, spicca la mostra In piena luce. Nove fotografi interpretano i Musei Vaticani a cura di Micol Forti e Alessandra Mauro, un’inedita visione dei Musei Vaticani, narrata da nove autori, esponenti della fotografia internazionale e promossa e prodotta dal Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale e Musei Vaticani in collaborazione con Contrasto. Un progetto ambizioso che costituisce il primo fondo fotografico all’interno della Collezione di Arte Contemporanea dei Musei Vaticani. Alessandra Mauro, co-curatrice di questa inedita esposizione, modulata come un racconto a più voci di uno dei più conosciuti e significativi musei del mondo, spiega la genesi di questa iniziativa.

"I Musei Vaticani non hanno una collezione di fotografia a parte le immagini che riproducono la documentazione del museo. Un po’ di tempo fa hanno avuto l’idea di allargarsi e di provare invece a muoversi anche in questo campo più vicino all’obiettivo del collezionismo. Mi hanno proposto di occuparmi del progetto insieme a Micol Forti, Direttrice della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani e insieme abbiamo messo a punto questa idea. E l’obiettivo fin da subito non è stato quello di procurarsi delle foto storiche come per esempio quelle di Henri Cartier–Bresson o di qualcun altro. L’idea invece è stata da subito quella di puntare direttamente sulla fotografia contemporanea cercando un nucleo forte che poi è la vita stessa dei Musei Vaticani. In questo modo abbiamo invitato nove autori diversi a lavorare intorno al tema dei musei ognuno secondo il proprio stile e poi acquisendo una parte di queste opere che sono adesso parte della collezione dei Musei Vaticani. È stato un progetto lungo che ha richiesto molti anni anche per l’intervento degli sponsor internazionali che hanno sostenuto questo progetto sviluppato intorno alla fotografia".

Ogni fotografo ha scelto un percorso diverso da sviluppare con il proprio stile?

L’idea di avere questi percorsi intorno ai musei è interessante per i Musei Vaticani, ma anche per l’idea stessa del museo. Questi lavori fanno pensare a queste enormi macchine dei musei, importanti da un punto di vista economico ma che generano molteplici spunti di riflessione. Il progetto In piena luce. Nove fotografi interpretano i Musei Vaticani intende costruire una serie di percorsi tra immaginazione e ricordo, documentazione e interpretazione, componendo un insieme di immagini che possa diventare un archivio del presente, strumento di comprensione e osservazione, chiave di accesso per indagini future, attraverso visioni diverse ma tutte attuali e a diverso titolo necessarie.

Quali sono in dettaglio i progetti degli autori?

Ogni autore ha operato in momenti distinti e su aspetti diversi di questo museo plurale, realizzando nove lavori autonomi che documentano e interpretano lo spazio interno e quello architettonico delle sale, il flusso di visitatori e le memorie che animano quotidianamente persone e ambienti, le opere esposte e quelle conservate nei depositi, i segni dell’usura e le tracce corporee. Per quanto riguarda le persone, l’inglese Martin Parr con Vatican Museums ha fotografato le grandi masse dei turisti che bivaccano e vanno verso la Cappella Sistina. Ha scattato tra la folla senza preoccuparsi di essere riconosciuto quale elemento estraneo e afferrando invece gli aspetti più veri e paradossali di una società che lo interessa e lo affascina. Francesco Jodice con Spectaculum Spectatoris si interroga sul ruolo del visitatore facendo dei ritratti nel tentativo di costruire un atlante contemporaneo del “viandante museale”. Mimmo Jodice ha lavorato sulle sculture, le opere della classicità e il suo lavoro s’intitola I volti della memoria. Antonio Biasucci si è concentrato sui depositi, luoghi privati di ogni realtà museale e ha scelto Magazzino delle Corazze che dà il titolo alla serie. Bill Amstrong, canadese, reinterpreta i gesti di Michelangelo. Il suo processo si concentra sul tema della dissolvenza, del “fuori fuoco” come registro interpretativo e il lavoro si chiama From Sistine Chapel, Gestures – Michelangelo Frescoes; Presences – Quattrocento Frescoes dove l’esito è la creazione di due serie che contrappongono la fissità armonica dei volti quattrocenteschi alle sagome dei personaggi di Michelangelo.

Il francese Alain Fleischer con L’Eternel et L’Infini ha realizzato fotografie di tre metri, attraverso gli ambienti dei Musei, uno straordinario itinerario visivo composto da undici fotografie panoramiche di grande formato. Un altro lavoro molto particolare, forse il più concettuale è quello della giapponese Rinko Kawauchi perché la sua è come la visita del visitatore distratto che non guarda le opere ma le crepe del muro o i particolari del pavimento che rivelano molto dello spazio museale ma che non sono necessariamente opere e il suo progetto ha come titolo Echo. Nella serie Vatican, Peter Bialobrzeski si sofferma sulla configurazione architettonica dei corpi che compongono l’organismo dei Musei Vaticani. Massimo Siragusa con Spazio e Materia si sofferma sulle grandi sale degli interni e realizza opere di grande impatto scenografico e cromaticamente raffinate come acquerelli.

E dopo Palazzo Reale di Milano quali sono le tappe previste per questo grande progetto?

Dopo questa “prima milanese”, speriamo di portare la mostra negli Usa. L’esposizione è accompagnata da un volume edito da Edizioni Musei Vaticani e Contrasto. E il 4 giugno è prevista all’Accademia di Brera una giornata per gli studenti e aperta al pubblico sul tema Fotografia e Musei e in particolare su come si può documentare e interpretare uno spazio come quello museale.