We live in space yet no concept of its shape unless we give it a reference, a measurement or bound its volume in an enclosing structure in the form of a retainer to keep the medium (air) in its place.

(Richard Wilson)

Galleria Fumagalli ha il piacere di presentare la prima mostra personale dell’artista inglese Richard Wilson nel suo spazio milanese di via Bonaventura Cavalieri 6. La collaborazione con l’artista risale al 2004 con la partecipazione alla collettiva AAVV:30, seguita dalla personale “The Ape Piaggio” ospitata nella storica sede della galleria a Bergamo nel 2007.

Riconosciuto a livello internazionale per i suoi interventi spaziali che traggono ispirazione dai mondi dell’ingegneria e della costruzione, Richard Wilson lavora da oltre 35 anni esponendo nei più importanti musei e realizzando opere pubbliche in tutto il mondo. Caravan collassati, taxi smontati, baracche accatastate e scale che non conducono a nulla, sono solo alcune tra le impressionanti creazioni dell’artista che riflettono sul rapporto tra arte e architettura. Il fare scultoreo di Richard Wilson si fonda, infatti, sulla manipolazione dei materiali quotidiani per l’articolazione di prospettive inaspettate. Come dichiara: “Per me è necessario partire dal mondo reale perché ciò che m’interessa è il modo in cui posso alterare la percezione di chi osserva e mettere sotto sopra il suo punto di vista. Per farlo ho bisogno di mettere mano su qualcosa che sembra comprensibile”.

Nella mostra “Take an Object”, Richard Wilson presenta un corpo di opere inedite – quattro sculture accompagnate da otto disegni e da due postcard works – realizzate a partire da oggetti domestici riconoscibili ma riconfigurati in forme totalmente nuove. Con i suoi interventi l’artista esplora l’habitat umano e le sue componenti oggettuali attraverso la loro decostruzione e riconfigurazione. Le opere presentate nella mostra “Take an Object” dimostrano un approccio al fare scultoreo che rimanda alla celebre citazione di Jasper Johns ”Take an object, do something to it, do something else to it”. Il senso di spaesamento indotto dalla visione di queste sculture e disegni è dato dall’ambiguità tra il sentimento di familiarità e al tempo stesso di novità che rende riconoscibili, in parte ma non del tutto, le immagini esposte. È grazie a questa nuova amalgama tra spazio e oggetto che Richard Wilson riattiva la percezione di chi osserva suggerendo nuove relazioni spaziali.