“Il simbolismo nelle mie opere influisce quanto l’atto d’amore in un rapporto di coppia: è fondamentale”.

Spirituale ed eclettico come la sua arte, Fabio Pietrantonio è un artista poliedrico con una produzione molto composita, che privilegia materiali naturali, dal richiamo fortemente simbolico. Pietre, resine, legno, polvere, sabbia, pigmenti, metalli e tessuti sono gli elementi principali da lui selezionati per i cicli di Universal Egg e Sapienze Universali, in mostra dal 2 ottobre presso la residenza d’artista milanese Espinasse 31 con la collettiva Escapes.

Perseguendo il legame materico di Alberto Burri, Pietrantonio interpreta la Natura, indagandone la sua anima più profonda e cercando sempre di coglierne la verità nella sua forma più essenziale. Fortemente influenzato dal misticismo sciamanico che ha avuto modo di conoscere in Australia, durante lunghi periodi di convivenza con gli aborigeni, l’artista ha sviluppato uno stile primitivo e simbolico allo stesso tempo. Da questa profondo rapporto di suggestione ne è nata una produzione nella quale si indaga l’originario legame che unisce l’uomo alla natura. “La Natura è per me il miglior antidoto all’alienazione dell’uomo nella società contemporanea, l’unica possibilità per vivere una vita non contaminata dal progresso e dall’industrializzazione. Il rapporto che c’è tra le mie opere e la natura è stretto come un nodo che non si riesce a sciogliere”. I suoi lavori sono dunque caratterizzati dalla ricerca di quell’equilibrio primigenio che può essere ristabilito solo in ragione dell’intervento provvidenziale dell’artista.

Nel ciclo in mostra Universal Egg, l’icona ovoidale simboleggia la vita, il rapporto materno, l’embrione, l’affacciarsi verso il futuro, ignoto ma al contempo universale. Utilizzando resina, acrilico, creta e materiali plastici combusti su tavola, Pietrantonio realizza un simbolo alchemico che racchiude l’ordine e il caos, la totalità e il frammento, la forma e l’informe.

Le tele della serie Sapienze Universali rappresentano invece elementi figurali, ottenuti con stoffe e sorrette da bacchette di bambù che emergono da un piano di sabbia e creta: “che li si voglia riferire a precise identità antropomorfe, come manichini, cardinali, o si preferisca adottare chiavi di lettura più liriche e astraenti, come vortici d’aria, aliti di vento, folate fantasmatiche, poco importa – asserisce il curatore Stefano Sbarbaro - ciò che conta è l’invenzione di un territorio dinamico dove germogliano presenze sfuggenti e morfologie instabili, disseminate secondo calcolati magnetismi che sembrano – tuttavia – imponderabili”. La sfera universale della sapienza creativa viene quindi affollata da “anime nomadi e perse” come vengono invece definiti dall’artista gli elementi figurali: “pensieri corporei che volteggiano su lande desolate per ritrovare lo slancio d’esistere, il desiderio di riconoscersi nell’incontro con l’altro da sé”.

Durante l’inaugurazione della mostra verrà anche presentata un’installazione dal titolo La Percezione dell’Oltre dove stracci, corde e coperte resinate rappresenteranno la materializzazione della spiritualità nella sua essenza. L’utilizzo di materiali poveri rievoca nella memoria di Pietrantonio la sua terra d’origine, Torino e l’opera di Pistoletto La Venere degli Stracci rappresenta un po' la sfera sentimentale dei suoi ricordi d’infanzia, “quando io e Pistoletto passavamo le giornate sugli sci e nei rifugi a bere del buon vino”.

La continua evoluzione dell’artista, consolidata da mostre ed esibizioni internazionali, quali la Biennale di Venezia, la Baia di Sidney e il Progetto Loop per Fideuram in tutta Italia, seppur ancorata all’utilizzo dei materiali poveri, testimonia una ricerca e uno studio, sia dal punto di vista stilistico che tecnico, molto analitico e profondo: “rimettersi in gioco è il motto della mia vita, rimanere sempre con lo stesso stile rappresenta un po' la morte progettuale della mente. È per questo che ho deciso di accettare l’invito di Antonio Castiglioni, proprietario di Espinasse 31 e di prendere parte al progetto della residenza d’artista, pensare serve a poco, fare come fa Antonio è fantastico”.