Primo Marella Gallery è lieta di presentare la prima mostra di Alessandro Sicioldr (1990, Italia) nello spazio milanese.

Mi è sempre arduo scrivere parole a cornice di una produzione di pitture simboliche.

Almeno sul piano teorico, infatti, esse dovrebbero bastare a se stesse, trovare spazio e forma all’interno dell’immaginazione dello spettatore ideale, il quale si presume che, partendo da una visione ambigua e dai confini sfumati, dovrebbe perdersi in una serie di fantasie, di chimere, nutrendosi dell’indeterminatezza stessa, fonte di innumerevoli possibilità e infiniti misteri.

L’opera simbolica non è allegoria di significati predeterminati: è, piuttosto, un varco che conduce nei regni fumosi delle immagini segrete, che esistono e si sviluppano prima del linguaggio, delle culture, dei miti. Ogni notte ne facciamo esperienza durante l’assopimento, quando la coscienza si perde nel sogno e il flusso di quegli eventi impalpabili ci accompagna per ore, fino a sparire dalla memoria ed essere sostituite dal grigiore di quella quotidianità che ci fa dimenticare come anche la realtà stessa sia, in fondo, un’illusione.

Nella notte dell’umanità non esisteva distinzione fra i due mondi: essi si compenetravano attraverso il mito, il calderone di immagini primordiali che arricchiva e forniva significato alle esistenze, le quali si trovavano quindi in maggiore armonia con il cosmo e la natura. Nel mondo odierno invece il granitico edificio della realtà è inattaccabile, e ogni tentativo che esula da esso viene considerato un capriccio o una deviazione.

Dipingere al servizio dell’ineffabile è, oggi più che mai, atto rivoluzionario.

La pittura è il mezzo che mi permette di catturare le sfuggenti intuizioni che quotidianamente percorrono la mente senza lasciare traccia, trasformandole in un racconto tangibile. Il dipinto per me deve essere una finestra che si apre su una dimensione parallela, un pianeta vivente e pulsante. Il contrasto tra la solidità plastica degli elementi e la totale irrazionalità del contenuto mi permette di dare forma ad un mondo interiore che si rivela quadro dopo quadro. Anche il titolo stesso dei quadri spesso mi è ignoto e si palesa improvvisamente come una forte suggestione associata a due o tre parole: dipinti come La Piramide o Fuoco Antico nascono da un flusso immaginativo lasciato correre libero, che ritrova all’interno di certe forme una sorta di energia latente che si riversa e crea contenuti simbolici.

Spesso uso ritornare su idee passate per approfondirle e rigenerarle tramite un nuovo approccio pittorico. E’ il caso di Fuoco Antico, de La Visita o L’Isola, che ho realizzato su supporti molto più grandi, dando più spazio a visioni che ritengo particolarmente potenti e che non possono e non devono esaurirsi in un singolo quadro. Ritengo infatti questo procedere contrario allo spirito del tempo, dove ad un consumo frenetico e superficiale di enormi quantità di immagini si deve opporre la lentezza esecutiva, la meditazione, la ripetizione di tematiche dal significato tutt’altro che immediato.

Il Teatro Capovolto di Sognatori di Mondi è il risultato di un anno di sogni, di incubi, di tormenti ma anche di speranze e rivelazioni del mio percorso oltre la Soglia, tentando di far aggrappare sulla ruvida superficie di pesanti tele di lino le sostanze impalpabili ed effimere che tessono la struttura dell’altrove.