La prima cosa che appare evidente, trovandosi all’Alexander Museum Palace di Pesaro, è che il fatto di essere un hotel vip passa in secondo piano, per dare adito invece a un’esperienza assolutamente originale fatta di immersione nell’arte contemporanea, un’esperienza visiva e tattile dal momento in cui si entra e poi si incontrano le 63 stanze immaginate e realizzate su disegni, e con opere di 74 artisti che dal 2004 in poi hanno voluto arricchire quella che appare una vera e propria collezione a cielo aperto, di fronte all’Adriatico. Un risultato frutto della passione per l’arte di colui che è l’ideatore e il promotore di questo unicum antesignano di un modo diverso e moderno di avvicinarsi alle manifestazioni artistiche: Alessandro Marcucci Pinoli di Valfesina, conte di nascita, imprenditore, collezionista e artista lui stesso, ma per tutti semplicemente Nani.

“Gentile, disponibile, originale… una persona la cui esistenza è fondata sul paradosso”, come lo definisce Vittorio Sgarbi, suo grande amico”. Nella visione estetica del suo ideatore, l’Alexander Museum è una “performance permanente” di 365 giorni all’anno, per 24 ore al giorno, che parla e comunica attraverso il linguaggio universale dell’arte e del bello. E con l’idea di fondo di celebrare l’arte in ogni sua forma, di divenire punto di incontro per quella contemporanea, luogo di ritrovo di giovani creativi italiani e stranieri.

Un luogo, l’Alexander Museum, non a caso annoverato fra le opere d’arte della Biennale di Venezia. Ogni sala, ogni stanza, ogni dettaglio porta la firma di un autore diverso. Nove piani di arte contemporanea, non espressa nella sua fissità, ma coinvolta in un gioco dinamico di incontri, confronti, mostre e corsi che fanno dell’Alexander anche un laboratorio di sperimentazione delle nuove forme espressive d’arte, come viene presentato dal suo stesso artefice. Una grande collezione permanente di sculture e quadri di grandi artisti italiani contemporanei, tra i quali Sandro Chia, Giò Pomodoro, Enzo Cucchi, Mimmo Paladino, Primo Formenti, Arnaldo Pomodoro, Nanni Valentini, Simon Benetton, Mauro Brattini, Loreno Sguanci. Uno spazio naturalmente aperto ai turisti e agli appassionati d’arte.

Oggi, questo singolare spazio della mente e dell’arte, affronta una nuova sfida, quella di divenire un luogo di incontro e di riferimento dedicato alle giovani generazioni, per cercare di dare risposte alle ansie, alle problematiche che la nostra epoca sta trasmettendo loro, a quel disagio giovanile sempre più evidente, fatto di isolamento personale o di massificazione straniante, di distacco da quella che universalmente è stata ed è considerata la cultura, non nel senso di dominante, ma piuttosto quale flusso continuo di sfide, trasformazioni e obiettivi, un distacco che ha prodotto e produce veri e propri sconfinamenti in un nichilismo improduttivo e dissacrante e privo di orizzonte, di futuro.

Perché è proprio il futuro che le nuove generazioni e quelle future rischiano di sperimentare privi di qualsiasi bagaglio di comprensione e di analisi eppure ricchissimi di tecnologie e di strumenti che quali protesi esercitano ormai le loro funzioni quasi scollegati dalla mente e dall’essere. Insomma una sfida immensa che certamente nessuno, neppure nel nostro caso si pensa di poter affrontare e superare se non con un lungo e periglioso cammino in terra incognita. E tuttavia quello che si vuol fare all’Alexander è uno sforzo di apertura, di comprensione che veda i giovani protagonisti di una sorta di rinnovato mecenatismo nell’era del web.

Youth Only, solo giovani, questo il motivo conduttore di un’iniziativa che prevede fine settimana gratis e condizioni particolarmente favorevoli per ragazzi meritevoli, impegnati brillantemente negli studi, che abbiano voglia di dibattere con i loro coetanei problematiche e prospettive della loro generazione e progettare un futuro migliore. Lo scopo? Lo esplicita il suo ideatore: far diventare questo straordinario Art Hotel affacciato sul lungomare pesarese il luogo in cui si ritrovano giovani che condividono senso civico, valori di educazione, senso del bello, amore per l’arte e la cultura, creatività. Creare un punto d’incontro per ragazzi che credono in quella che viene definita la “Rivoluzione del buon esempio” e la voglia di impegnarsi per cercare soluzioni possibili per “migliorare il migliorabile” in tutti i campi, dalla cultura al sociale, dall’arte alla politica.

Un luogo dove trascorrere il tempo con coetanei italiani e stranieri, secondo un programma autodeterminato di volta in volta dai partecipanti stessi. E, per dare un senso concreto alla partecipazione e all’incontro, ai ragazzi più meritevoli saranno riconosciute speciali condizioni di ospitalità. Nei confronti poi delle eccellenze nello studio sino all’università, sono anche contemplati soggiorni gratuiti. Iniziata a fine estate l’iniziativa durerà fino al 30 aprile 2019, e potrà essere replicata in altri periodi in parallelo con gli “Speech Cocktail” che dalla scorsa estate vedono giovani ritrovarsi all’Alexander tutti i lunedì per dibattere ogni volta di un tema diverso. Per capire meglio di cosa parliamo, abbiamo rivolto qualche domanda ad Alessandro Marcucci Pinoli.

Un'iniziativa, quella nei confronti dei giovani meritevoli, che si coniuga con il valore dell'arte alla base del suo lavoro. Una sorta di mecenatismo al passo con i tempi?

Più che mecenatismo, penso sia “speranza”, perché credo nei giovani e sono convinto che solo loro potrebbero salvarci da questo degrado generalizzato che ci circonda.

Il disagio, la difficoltà di avere un ruolo in una società che cambia rapidamente e che sembra quasi escludere le giovani generazioni, è alla base della sua scelta di coinvolgerli per riflettere e parlare di se stessi e del futuro che immaginerebbero?

Avendo sei nipoti e frequentando quindi costantemente chi è più giovane di me, posso notare i tanti disagi che la maggior parte di loro, anche per colpa delle generazioni che li hanno preceduti, sta soffrendo, senza più sogni, senza speranze. Pertanto ritengo che si debba puntare sui giovani, soprattutto su quelli che appaiono e sono seri, validi, meritevoli e questo per riuscire a cambiare lo scenario con la loro spinta e speriamo l’entusiasmo, venir fuori da questo periodo drammatico e per certi versi tragico in cui siamo immersi con l’eclissi di ogni valore e di ogni idea.

Una sfida per certi versi epocale, soprattutto per la grande e paradossale difficoltà nella comunicazione nell'epoca del web e tra generazioni diverse?

Vorrei che i giovani e non solo loro tornassero con coraggio al dialogo, al confronto, ai dibattiti diretti, a voce per così dire abbandonando questa stagione di fugaci incontri “monosillabici” sui social.

Quindi, parlare, tornare anzi alle parole, alla comunicazione verbale, riflettere sull'arte e sul messaggio artistico che da sempre è comunicazione allo stato puro. Provare a ripristinare un modo di comunicare che la rete ha via via impoverito e quasi annullato?

Vorrei creare un luogo d’incontro - potrebbe apparire roba d’altri tempi, ma credo la si possa considerare quasi una novità - di quei giovani che ancora credono in loro stessi e nelle proprie idee e coraggiose speranze, anche illusioni verso il futuro per cercare, immaginare, indicare insieme soluzioni nuove, valide e soprattutto in maggiore sintonia con il mondo di oggi che deve essere il mondo di chi è giovane. Spesso sottolineo che “migliorare il migliorabile” non è un’ovvietà, ma forse il punto di partenza per un orizzonte nuovo a misura delle generazioni di oggi e di quelle che verranno. Il mio, vuol essere un atto di una “rivoluzione del buon esempio”, altro termine che fa pensare ai secoli passati e alle speranze infrante, ma che invece penso rappresenti l’unico modo per guardare avanti e costruire il futuro superando le rovine e le divisioni del presente. Un’utopia, forse, ma certamente meglio che l’immobilismo, il conformismo, l’acquiescenza in un’epoca di falsi miti, di false guide, di facili illusioni e di cocenti e drammatici risvegli.