Per voce creativa è un ciclo di interviste riservate – e dedicate – alle donne del panorama artistico italiano contemporaneo. Per questa occasione incontro Sara Forte (Verbania, 1978).

Entrare nello studio di Sara Forte, in zona Città Studi a Milano, è come conquistare un’isola di pace, nel ristoro dell’ordine e del silenzio. Le sue opere ti accolgono, con regalità, slancio e compostezza. Ciascuna sembra aver conquistato il proprio posto, su di un piedistallo, un tavolino o una parete. E ciascuna sembra essere regina del suo spazio, paga del proprio misurato equilibrio. Composizioni astratte in silicio aggettano dalla parete, e città invisibili vitree si avvitano verso il cielo. La linea curva, il cerchio, la spirale, sono forme che tornano nella sua opera, come percorsi. Come se il filo conduttore della sua ricerca fosse proprio questa idea di continuità, ciclicità e perfezione.

Tutto è magnificamente composto nello studio di Sara: gli strumenti del mestiere, la fotocamera sul treppiede, i cataloghi delle sue mostre. È uno studio-spazio espositivo che vale la pena visitare, poiché rispecchia perfettamente la sua ricerca artistica. Sara è una donna pacata, dolce e decisa, dai modi sempre gentili e aggraziati. Ha un carattere ostinato e una grande fede in ciò che persegue.

Dall’atelier di moda di sua madre al vetro di Murano, il passo è stato non proprio breve, ma sicuro. Mossa da una volontà tenace e volitiva, Sara è arrivata a lavorare con i migliori maestri vetrai della Laguna e a collaborare con brand di alto livello. Dopo una prima fase nella pittura di figurazione, guidata nell’apprendimento delle diverse tecniche pittoriche dal maestro Antonio Vittorio Alfieri, il suo stile scivola verso l’astrazione. La produzione di Sara si gioca attualmente su questi tre elementi: sintesi, ordine, geometria. Ma pur rasentando il confine col design, trattiene un’aura mistica. Come se il trascendente vivesse, in effetti, di un assetto supremo, e come se quell’assetto abitasse dischi in silicio e vertigini di vetro. Sara Forte vive e lavora a Milano. Questa è la sua Voce Creativa per voi.

Chi sei?

Un corpo celeste alimentato dalla poesia delle arti, finito sulla Terra per caso.

Quale buio ti fa paura?

Temo il giorno in cui smetterò di fare ricerca.

La scelta più coraggiosa che hai fatto?

Subire il fascino dell'arte e farne una professione.

La rinuncia più coraggiosa che hai fatto?

La rinuncia è stata conseguente alla scelta. Ho rifiutato una vita preconfezionata che non sarebbe mai stata la mia.

Se non fossi un’artista chi saresti?

Mi sarei sicuramente avvicinata al mondo del design.

Perché lo fai?

L'arte è per lo spirito ciò che il nutrimento è per il corpo. Attraverso l'arte ci uniamo a un'entità trascendente, respiriamo al suo ritmo e assimiliamo l'energia necessaria per il nostro rinnovamento spirituale. Una sorta di purificazione dell'interiorità che approda ad un più alto stato di elevazione. Ciò che Aristotele definì “Catarsi”.

Quale credi sia il compito di una donna-artista, oggi?

Credo che oggi l'artista (donna o uomo che sia) abbia il dovere di essere e rimanere coerente con se stesso, senza arrestarsi alle attrattive di un arrivo. Credo che il compito di chi fa arte oggi sia quello di perfezionare il mondo dando alla realtà un contributo nuovo, migliore, esprimendo ciò che è ancora inespresso.

È vero che la scaturigine di un’opera è sempre autobiografica?

Quando si parla di creazione spesso si rimanda alla luce tutto ciò che ha una relazione con la vita umana. Nell'arte ciò è legato ad un ordine già esistente delle cose per produrne un altro, in questo modo l'esperienza personale assume una forma dal significato universale che parla al cuore di tutti.

Vetro e geometrie: da dove nasce questa tua ricerca?

Sono sempre stata attratta da tutto ciò che è forma e materia. Ho sostituito il collage di carta stampata su tela con i dischi di Silicio a conferma che l'uomo è fatto per comunicare, e oggi la comunicazione viaggia con i mezzi tecnologici che quotidianamente usiamo. Il Silicio che uso per le opere in 3d è un prodotto dell'industria, fondamentale per la costruzione di tablet, smartphone e computer. Un fermo immagine sul nostro tempo, materiale vetroso di archeologia moderna ignorato dalle masse ma prezioso per i nostri legami. In parallelo utilizzo il vetro artistico per la realizzazione delle mie sculture, recandomi periodicamente in fornace a Murano. Materiale tanto affascinante quanto estremamente complesso da lavorare. Vetro come metafora della vita: fragile, incantevole e trasparente.

Un lavoro tuo che ti sta maggiormente a cuore e perché?

Uno dei lavori a me più cari è la scultura Isaura Crystal, un'opera realizzata da una squadra di 5 maestri vetrai di una difficoltà di esecuzione incredibile. 80 centimetri di vetro di Murano di leggerezza assoluta.

Che ruolo ha la memoria nel tuo lavoro?

Sono cresciuta con una mamma designer di moda. Lei e le mie zie lavoravano insieme nel loro atelier di famiglia dove confezionavano abiti sartoriali su misura. Da piccola mi divertivo a giocare con gli scampoli e i fili colorati. Fili che ho portato nel mio lavoro come elemento di unione tra energia ed essere umano, tra visibile e invisibile, tra corpo e mente.

Credi in Dio?

Credo nell'uomo, nella sua intelligenza e nella libertà spirituale.

A ispirarti, influenzarti, illuminarti ci sono letture particolari?

Sono particolarmente legata alla letteratura del Secondo Novecento italiano da cui ho tratto ispirazione per alcuni lavori in vetro. Adoro anche gli autori russi dell'Ottocento, la filosofia neoplatonica e i testi del Buddismo Mahayana.

Scegli tre delle tue opere da presentarci

Il Burattinaio scaltro anno 2010, tecnica mista su tela, cm 100 x 100. Opera eseguita su fogli del giornale Il Sole 24 ore. Una trasposizione simbolica sul sistema economico e artistico mondiale.
SI 66, anno 2017, olio e acrilico su disco di silicio applicato su tavola cm 35 x 35. Ogni lavoro in 3d realizzato in Silicio ha come titolo la sigla “SI”(che ne determina la collocazione nella tavola periodica degli elementi) accompagnata dal suo numero progressivo. “SI” costituisce anche suono, apertura, invito.
Fedora, anno 2016 vetro di Murano, cm 55 x 25, collezione privata. Opera eseguita in fornace con la tecnica della Murrina e ispirata al mondo di Italo Calvino e alle sue Città Invisibili. Luoghi inventati e non riconoscibili ognuno con un nome di donna, una sorta di mondo parallelo immaginario dove le forme morbide e sinuose si muovono in totale assenza di controllo al di fuori di ogni preoccupazione logica.

“Al centro di Fedora, metropoli di pietra grigia, sta un palazzo di metallo con una sfera di vetro in ogni stanza. Guardando dentro ogni sfera si vede una città azzurra che è il modello d'un'altra Fedora. Sono le forme che la città avrebbe potuto prendere se non fosse, per una ragione o per l'altra, diventata come oggi la vediamo. In ogni epoca qualcuno, guardando Fedora qual era, aveva immaginato il modo di farne la città ideale, ma mentre costruiva il suo modello in miniatura già Fedora non era più la stessa di prima, e quello che fino a ieri era stato un suo possibile futuro ormai era solo un giocattolo in una sfera di vetro”.
(Italo Calvino - Le città Invisibili)

L’opera d’arte che ti fa dire: “questa avrei voluto realizzarla io!”?

Questo è ciò a cui ho pensato quando per la prima volta vidi il lavoro di Mimmo Iacopino. Opere composte da metri da sarto intrecciati con nastrini di velluto e raso, intrise di un senso di tridimensionalità eccezionale. Un lavoro purissimo.

Un o una artista che avresti voluto esser tu.

L'elenco degli “Immortali dell'arte” sarebbe fin troppo lungo. Nutro un amore particolare verso le avanguardie russe. Artisti coraggiosi, che hanno posto il loro talento al servizio della libertà di pensiero e non di regime, mettendo a repentaglio la loro stessa vita. Uno su tutti Kazimir Malevic. Un gigante.

Tre aggettivi per definire il sistema dell’arte in Italia.

Per quanto mi sforzi non riesco a trovare aggettivi positivi in merito. A parte qualche gallerista illuminato e molti ottimi artisti ancora non premiati dal mercato, il sistema arte in Italia è ancora troppo pigro e stantio. Asservito alle proposte internazionali dettate dalle grandi case d'aste.

In quale altro ambito sfoderi la tua creatività?

Ho alternato la parte artistica con alcune collaborazioni, disegnando pezzi unici di gioielleria e realizzando disegni per stampe di tessuti e accessori.

Work in progress e progetti per il futuro.

Attualmente sto collaborando con lo storico brand del vetro Barbini di Murano. Stiamo creando una collezione numerata di specchi artistici con inserti in vetro di pregio per il quale abbiamo già delle richieste. È stata appena avviata una collaborazione con la Galleria Contini Contemporary di Londra. Mentre per il prossimo anno ho in programma una mostra personale alla Galleria Gilmen di Lugano e tre a Milano: una alla Galleria Il Castello, l’altra alla Galleria Studio Guastalla e un’altra istituzionale dove presenterò le opere dei miei ultimi cinque anni di attività assieme a nuovi lavori.

Il tuo motto in una citazione che ti sta a cuore.

“Memento audere semper”.