Era l’anno 1963 quando Concetto Pozzati presentò per la prima volta una propria opera alla Galleria de’ Foscherari: un dipinto di vaste dimensioni intitolato Grande spettacolo ortogonale,eseguito “in diretta”nello spazio della galleria, nel tempo di tre giorni e tre notti, a fianco di altri due artisti, Pirro Cuniberti e Luciano De Vita, impegnati, in una totale comunione di intenti, nella medesima sfida: lavorare fianco a fianco, come in un antico cantiere, ad un’opera ad un tempo personale e collettiva.

A quella mostra, alla de’ Foscherari fece seguito, l’anno successivo, la prima personale dell’artista e fu l’inizio di un sodalizio destinato a durare più di cinquant’anni, fino al giorno della scomparsa del pittore, in un rapporto che vide saldarsi indissolubilmente nel tempo: comunanza di visioni, partecipazione di passioni, fedeltà di impegno. Un rapporto che potrebbe dirsi quasi quotidiano, fatto di mille incontri, di fecondi confronti di idee, di fruttuosi scambi di notizie, di operosa tessitura di molteplici e rinnovate relazioni intellettuali .

Nell’arco di mezzo secolo, dal 1964 al 2014, sedici furono le mostre di Pozzati alla de’ Foscherari e ad esse una nuova avrebbe dovuto aggiungersi quest’anno, se la scomparsa dell’artista non lo avesse impedito.

Così, con l’intenzione di riparare per quanto possibile a quel vuoto, per ricordare l’amico, per ripercorrere la memoria di un così profondo e probabilmente irripetibile sodalizio, la Galleria presenta oggi questa esposizione che raccoglie e ordina una sfaccettata antologia dell’arte di Pozzati, attingendo, dal serbatoio delle opere presentate negli anni alla de’ Foscherari, un dipinto per ciascuna delle 16 mostre che vi si sono tenute. Sedici opere dunque, più una: una tela inedita, estratta dal gruppo di quadri che Pozzati andava eseguendo nell’ultima stagione della sua esperienza di pittore, con il proposito di presentarli nell’occasione della sua prossima mostra, dipinti ispirati alla “figura” della Vulva, un “motivo” denso di significato e di toccante potere evocativo, collocato, come si è ritenuto dovesse essere in questa circostanza, in apertura della rassegna.