La Galleria Franco Noero è felice di presentare HIDDEN IN PLAIN SIGHT, la prima mostra personale di Rayyane Tabet a Torino, nello spazio di via Mottalciata. Per l’occasione Tabet ha realizzato un gruppo di sei nuove opere in cui si intrecciano accidentalmente le storie di un bar di Beirut, di una marca di birra poco conosciuta, di una fonderia a Torino, di un carattere disegnato nel 1934, di una serie di romanzi erotici e del più grande blocco di marmo che sia mai stato estratto a mano.

L’opera di Rayyane Tabet si fonda sull’uso di storie e oggetti – spesso di natura personale – come punto di partenza per addentrarsi nei ricordi e narrazioni a sé stanti. I lavori di Tabet, influenzati dai suoi studi in architettura, fanno da contrappunto alle storie ufficiali, dando spunto a comprensioni soggettive dei più rilevanti eventi storico-sociali. Nonostante siano radicati in esperienza e ricerca diretta, le opere di Tabet solitamente si manifestano come forme essenziali e minimaliste che rivelano il potenziale che gli oggetti hanno di raccontare la propria storia.

Still life with neon, fridge and beer è un’installazione che consiste di una replica in scala 1:1 dell’insegna al neon “Torino Express” - un bar di Beirut il cui nome riporta ad un treno diretto a Torino – e di un frigorifero pieno di birre “Al Arz”, una marca di birra distribuita nei ristoranti in Europa, di dichiarata origine libanese ma che invece non è prodotta né venduta in quel paese. L’installazione dà vita/crea a un bar impossibile dove questi due oggetti si incontrano e si attivano.

Arabic for all è un disegno murale che deriva da un foglio di prova del carattere Arabo Stretto disegnato nel 1977 alla Fonderia Nebiolo di Torino, subito dopo l’acquisizione della stessa da parte della FIAT, un tentativo di aprirsi ai mercati emergenti del mondo arabo. Dal momento che il disegnatore del font non conosceva la lingua araba, il foglio di prova fu realizzato con una sequenza casuale di caratteri che non aveva alcun significato. Non ci furono ordini per il font e poco dopo la società dichiarò bancarotta. Arabic for all trasforma questa frase di prova senza significato, in un carattere mai realizzato, di una società chiusa da tempo in un dipinto a parete di grande scala.

Road Trip è un’installazione composta da una sequenza di cartoline; costruita in una stanza di grandi dimensioni, ripercorre la storia di un altro carattere realizzato dalla Fonderia Nebiolo di Torino. Il Veltro è stato un font disegnato nel 1934, sopran- nominato Mussolini dagli stampatori dell’epoca, per la somiglianza della sua M maiuscola con quella della firma del Duce. Rimarcabilmente, il Veltro è stato per almeno trent’anni il carattere più utilizzato per le cartoline da viaggio prodotte in Italia. Nel corso degli ultimi anno Tabet ha collezionato un cospicuo numero di cartoline stampate con questo font. Road Trip trasforma la stanza centrale della galleria in un fregio narrativo tramite l’uso di un migliaio di queste cartoline. La sequenza traccia un viaggio da Baalbeck in Libano fino a Piazza Carignano a Torino, attraversando le venti regioni italiane.

A seguito del declino della stampa a caratteri mobili molte fonderie hanno venduto le loro attrezzature. Macchine e caratteri sono oggi parte degli archivi di tipografie specializzate. Veltro è una pila di posters da portare via, realizzati impiegando un’intera polizza del carattere originale Veltro preso in prestito da uno studio grafico di Bologna - “Anonima Impressori” - e stampati da “Archivio Tipografico”, uno stampatore a caretteri mobili di Torino.

A Short History of Lebanon è una libreria appositamente disegnata per contenere tutti i 200 volumi dei romanzi SAS – una serie di racconti erotici “pulp” scritti tra il 1965 e il 2013 da Gérard de Villiers. A parte certe peculiarità (ad esempio che ognuno dei libri ha in copertina una donna con in mano una pistola), tutti questi romanzi contengono vere informazioni militari e civili delle quali de Villiers era al corrente dato il suo lavoro di giornalista. In un certo senso, queste opere di fantasia narrativa si basano su accadimenti reali. Sei dei 200 racconti sono ambientati in Libano e furono pubblicati prima o subito dopo momenti rilevanti nella storia del paese. In quanto tali, queste storie pulp offrono una maniera alternativa di scrivere la storia del Libano, paese che dal momento della sua indipendenza nel 1946 non ha mai avuto un testo comunemente accettatto sulla propria storia.

What Goes Around Comes Around, What Goes Up Must Come Down è un collage di cartoline trovate che ritraggono l’Obelisco Mussolini al Foro Italico. L’obelisco è stato realizzato con il più grande blocco di marmo di Carrara che sia mai stato cavato a mano, è alto 17 metri e pesa più di 300 tonnellate. Come suggerito dal titolo, questo lavoro chiude la mostra ma ne rappresenta anche il punto di partenza, descrivendo letteralmente un cerchio che si chiude. Qualche tempo fa Tabet fu incuriosito da un articolo scritto negli anni ‘70 che gli è rimasto impresso: nell’articolo si parlava di come grandi blocchi di pietra erano stati posizionati nel corso della costruzione del tempio romano di Baalbeck, mettendo tutto questo in parallelo con I 72 buoi che erano stati impiegati a Carrara per movimentare il blocco di marmo. Dal momento in cui Tabet ha iniziato la sua ricerca scarti e rimandi tra Italia e Libano hanno continuato a susseguirsi.

Rayyane Tabet (1983, Achkout, Libano) è un artista che vive e lavora a Beirut. Il suo lavoro è stato parte di Manifesta 12 (2018), della 21esima Biennale di Sydney (2018), della 15esima Biennale di Istanbul (2017), della 32esima Biennale di San Paolo (2016) della sesta Biennale di Marrakech (2016), della dodicesima e decima Biennale di Sharjah (2015 e 2011) e della seconda New Museum Triennial (2012). Esposizioni personali gli sono state dedicate alla Kunstverein Hamburg, daadgalerie a Berlino, Witte de With Center of Contemporary Art a Rotterdam, Fondazione Antonio dalle Nogare a Bolzano, Museo Marino Marini a Firenze e TROUW ad Amsterdam. Nel 2019 sono in programma mostre personali presso Carré D’Art a Nimes, Parasol Unit a Londra e al Metropolitan Museum of Art a New York.