Il 2019 marcherà l'anniversario del 500° anno dalla morte di Leonardo da Vinci, il genio universale della Storia dell'arte che morì ad Amboise in Francia il 2 maggio del 1519. A Firenze, come in tante altre città dove questo grande artista fu attivo, si stanno preparando grandi mostre che ne ricordino la grandezza. Bill Gates ha prestato alla Galleria degli Uffizi i Codici di Leicester, mentre altre importanti opere saranno esposte nel suo paese natale, a Vinci.

Leonardo è sempre stato considerato da tutti un genio universale, in quanto fu pittore, scienziato, architetto e ingegnere, un artista più grande del suo tempo e precursore di tante future invenzioni; se però parliamo delle tre arti visive principali, pittura, scultura e architettura, un artista gli fu superiore: si chiamava Michelangelo Buonarroti.

Ed è proprio della rivalità tra i due geni di cui vi vorrei parlare, una rivalità che si manifestò soprattutto nella Firenze di inizio Cinquecento e si concretizzò quando i due artisti, nel 1502, furono incaricati dal Gonfaloniere Soderini della Repubblica fiorentina di affrescare le pareti della Sala dei 500 in Palazzo della Signoria.

A Leonardo fu affidata la Battaglia di Anghiari a Michelangelo la Battaglia di Cascina; ebbene, i cartoni realizzati dai due furono considerati dal grande Benvenuto Cellini come l'evento artistico più importante di tutto il Rinascimento fiorentino, la "Scuola del mondo" per le nuove generazioni di artisti. È interessante notare le differenze tra questi due geni, che le cronache ci raccontano non essersi mai "amati"; partiamo dal concetto che essi avevamo del mondo dell'arte.

Per Leonardo la regina era la Pittura, in quanto con essa l'artista poteva rappresentare tutto ciò che esisteva in natura e anche ciò che non c'era e che era frutto della sua immaginazione. Un pittore poteva dipingere una montagna di color rosa, un cielo pieno di draghi, tutto ciò che voleva insomma.

Per Michelangelo l'arte principale era invece la Scultura; dipingere per lui non era creativo,in quanto mancava l'immediatezza. Il dover scegliere la cornice, il soggetto, i pigmenti, la tonalità andava a scapito della creatività che scemava nel processo, cosa che non accadeva quando davanti a sé collocava un blocco di marmo. Egli l'aggrediva con una foga creativa che trasformava l'idea che preesisteva in esso in una figura. È per questo che Michelangelo non scolpiva mai modelli nella stessa grandezza della versione in marmo e al massimo realizzava dei modellini in cera o dei disegni, perché niente doveva togliere spazio all'immediatezza della creatività.

Leonardo era uno scienziato, credeva nella sperimentazione, nei fenomeni della natura e ne studiava le cause, mentre Michelangelo era un membro dell'Accademia Neo-Platonica voluta da Cosimo il Vecchio dei Medici, credeva quindi nel pensiero dei grandi filosofi greci e tutto ciò influenzava le sue opere. Michelangelo divise la sua vita tra Firenze e Roma, mentre Leonardo lavorò a Firenze, Milano, Roma e passò gli ultimi tre anni della sua vita in Francia, nel castello di Clos-Lucé, donatogli dal re francese Francesco I. Leonardo era più vecchio di Michelangelo, tra i due correvano 23 anni, ed era più pacato, meditativo, mentre il secondo era più estroverso, focoso, irascibile. Nonostante tutte queste differenze però una cosa accumuna questi due geni, il fatto di averci lasciato le due opere più importanti di tutta la storia dell’arte.

Leonardo ci ha regalato la Gioconda, con quel suo sorriso imperscrutabile, enigmatico, che ci ricorda le donne di una volta, che facevano finta di non sapere ma sapevano e ce lo facevano capire con un accenno di sorriso. Questo capolavoro si trova a Parigi al museo del Louvre. Michelangelo invece ci ha lasciato la più bella statua che si possa immaginare, il David. In questa statua, che ha un’anatomia perfetta, le intenzioni del grande eroe giudeo prevalgono sulle azioni, Michelangelo sembra volerci trasmettere i pensieri di David nel momento in cui si accinge ad affrontare Golia e lo fa in un modo stupendo. Questa opera maestra si trova nella città dove fu realizzata, a Firenze nella Galleria dell'Accademia.