Osart Gallery è lieta di presentare una personale dedicataad uno degli esponenti più enigmatici dell'Arte Povera: EmilioPrini (Stresa, 1943 – Roma, 2016). L'esposizione pone l'accento su un periodo storico ben preciso mostrando alcune opere significative prodotte tra il 1967 e il 1996. L'obiettivo della mostra è quello di proporre alcune delle tematiche chiave legate alla poetica di Prini. L'artista dichiara: «Non ho programmi, vado a tentoni, non vedo traccia di nascita dell’Arte (né della tragedia) perché la C. S. non è il frutto del puro lavoro umano (perché non ho fatto io la sedia il tavolo il foglio la penna con la quale scrivo) non creo, se è possibile».Le opere selezionate e distribuite in due sale fanno parte di alcuni dei cicli più importanti della sua produzione: Formula per tipi standard non standard realizzata per la prima volta nel 1967, Senza titolo realizzata tra il 1968 e il 1971, due opere tratte dal ciclo Governo (non standard) – Due linee che si uniscono in basso del 1986, un'opera relativa a X Edizioni (1986) e due lavori da Fogli da un taccuino di legno del 1997. Arricchiscono, inoltre, la mostra due Autoritrattirealizzati nel 1976 ca. e una serie di opere su carta.

Partendo da Formula per tipi standard non standard, nella quale Prini elabora per iscrittto il modello base del suo procedimento attraverso una scrittura quasi illeggibile ma al contempo ricca di formule matematiche combinate, ci si imbattenell'opera Senza titolo che si compone di quattro pannelli con un collage di cinque fogli A4. La dicitura di Prini è la seguente “standard.asta.alluminio profilato. 6,50. m. in ambiente. 1967-1971”. Lo'Standard', un concetto visto da Prini come modello di riferimento per indagare lo spazio, fa la sua comparsa nel 1967 con Asta di comportamento(verde) che l'artista realizza e assembla presso la Galleria La Bertesca. Mai esposta ma solo fotografata, essendo Prini interessato più all'immagine che all'oggetto, l'opera si compone appunto di un'asta lunga sei metri, di alluminio profilato verde, che a seconda dello spazio in cui viene collocata si curva o distende. È lo spazio dato, quindi “Non Standard”, a decidere la forma dell'opera.

Proseguendo troviamo due opere realizzate in occasione della mostra “X Edizioni” del 1986 presso la Galleria Franco Toselli, dal titoloGoverno (non standard) – Due linee che si unicono in basso. Si tratta dipannelli in legno MDF con due tagli che si uniscono in basso e l'applicazione di un foglio di plastica trasparente dal taglio corrispondente. Dalla stessa mostra provengono le omonime X Edizioni (tirate a 4 esemplari), ovvero cartoline “ricordo” tratte da piccoli disegni e appunti dell'artista.

Sempre nella sala principale troviamo due opere che provengono dalla mostraFogli da un taccuino di legno del 1997che furono esposti nella Galleria Pio Monti. Su pannelli di compensato Prini amplifica alcuni disegni tratti da una delle sue agendine, agendo con diversi metodi: matita, gesso bainco, vernice. I segni si intuiscono, si svelano, scompaiono in modo parziale o totale.L'impoverimento e la riduzione ai minimi termini dei segni tipico dell'Arte Povera, in Prini trovano un'estremizzazione attraverso un processo di sottrazione e di negazione della realtà che in alcuni casi si risolve in rapide apparizioni, in altri con l'assenza fisica dell'oggetto, fino alla sparizione dell'artista stesso dalla scena dell'arte.

Il modo di operare e di essere di Prini ha spesso sorpreso il pubblico nelle sue diradate occasioni espositive, attraverso inattesi “elementi per una esposizione” senza rinunciare mai alla sua natura eversiva e alla sua lucida e spietata intelligenza. Le sue opere appaiono come messaggi in codice da decifrare avvolti da un fascino enigmatico e da un profondo sarcasmo. «Prini è un bene prezioso che sfugge.»leggiamo in un articolo di Luca Lo Pinto a lui dedicato, «Un artista immenso che non si è mai adeguato ai codici del sistema dell’arte, facendo che essi si adeguassero a lui con una coerenza che non ha eguali». Verità che troviamo anche nelle bellissime parole di Lisa Ponti che lo racconta e descrive così: «Il punto è che luici deve essere e non essere allo stesso tempo. Un altro avrebbe detto “voglio essere in un punto visibile”; lui invece vuole essere in un punto quasi invisibile, però esserci».