Il 2019 è l’anno dedicato alla celebrazione di Leonardo, a 500 anni dalla sua morte, avvenuta il 2 maggio 1519. Una cerimonia ufficiale, alla presenza del Presidente della repubblica Sergio Mattarella, è prevista a Vinci per il 2 maggio. Ma fin dall’inizio di quest’anno molti luoghi in Italia hanno aperto mostre che ci restituiscono la complessità e la meraviglia del pensiero e delle opere di questo grande Scienziato-Artista, che ha sempre ricercato di leggere e restituire la Natura senza mai dissociare l’aspetto scientifico da quello artistico, spesso utilizzando il disegno per carpire alla Natura le modalità con cui si svolgono i fenomeni.

Gli scritti leonardeschi sono conservati nei codici, fogli redatti e illustrati di suo pugno e a noi pervenuti con una impaginazione fatta dai posteri a scopo conservativo, anche a scapito di informazioni sulla loro cronologia. Fa eccezione il Codice Leicester, arrivato a noi nella veste in cui era stato concepito.

Aperta a Firenze e già finita, allo scadere del prestito del Codice Leicester, da parte di Bill Gates, proprietario dal 1994, la mostra L’acqua microscopio della natura, basata su quel codice, è stata l’anteprima di grande valore delle celebrazioni leonardesche. Nel manoscritto (36 fogli, 72 pagine), l’unico tramandato con la sequenza in cui fu composto, l’acqua è la protagonista assoluta. Il nome “vetturale della natura”, con cui viene descritta nel manoscritto, indica che è proprio questo elemento ad aver svolto, e tuttora a svolgere, la funzione di motore dell’evoluzione del pianeta.

Disegni di grande raffinatezza di vortici, flussi e superfici d’acqua aiutano lo studioso-artista a capire meglio i meccanismi con cui l’acqua scorre e si trasforma.

Gli appassionati troveranno nel catalogo Giunti della Mostra, a cura di Paolo Galluzzi, la possibilità di seguire, grazie alla decodifica della scrittura e alle ricerche di un qualificato panel di studiosi vinciani, la “Scuola del mondo” come Benvenuto Cellini definì Firenze nel periodo 1501-1508, in cui vide la luce gran parte del Codice Leicester. La città era, in quegli anni, teatro di dibattiti di altissimo livello, di progetti ambiziosi, di produzioni artistiche, scientifiche e letterarie difficilmente superabili.

Indaga specificamente sulle connessioni culturali con i contemporanei la mostra Leonardo da Vinci. La scienza prima della scienza alle Scuderie del Quirinale, a Roma, che dura fino al 30 giugno.

E ancora, a Palazzo Vecchio dalla fine di marzo al 24 giugno, Leonardo da Vinci a Firenze: fogli scelti dal Codice Atlantico, che approfondisce i profondi legami di Leonardo con Firenze. In mostra, 12 pagine del Codice Atlantico, appunti su fogli e foglietti, poi impaginati dall’Accademia della Crusca e da altri, composti di frasi non sempre scritte nello stesso verso, e di piccoli schizzi dettagliati per fissare le idee che sgorgavano senza sosta da una mente in ricerca continua. Un modo di vivere e operare che si può far risalire a una condizione socialmente critica, di figlio illegittimo del notaio ventiquattrenne Piero da Vinci, che lo faceva crescere in campagna nella casa dei nonni, cui aveva delegato la sua istruzione. Apprendeva forse in modo disordinato, dispersivo, senza una programmazione di fondo. Ma libero da condizionamenti accademici. Primo risultato, lo scrivere da destra a sinistra, un modo più vantaggioso che nessun mancino riesce a mettere in pratica perché “richiamato all’ordine”. Pure la curiosità inarrestabile può essersi sviluppata grazie alla libertà di apprendere in cui è cresciuto nell’infanzia. È vero, da grande sentiva la mancanza di discipline quali la matematica e il latino, ma molto semplicemente, ovviò all’inconveniente procurandosi validi maestri.

Nella presentazione Cristina Acidini esordisce dichiarandosi onorata di essere stata chiamata a esserne la curatrice, pur non essendo fra i suoi studiosi. Si capisce subito che il fil rouge della mostra, la dimostrazione della fiorentinità di Leonardo, ha richiesto uno studio profondo dell’argomento e una sagace scelta di studiosi cui poter attribuire il compito di trattare i vari argomenti da lei individuati leggendo, con l’aiuto dello specchio, le pagine del Codice Atlantico, composto da 1119 fogli, prestito della Venerabile Biblioteca Ambrosiana.

Dopo il restauro del 2008, la Biblioteca ne trasse 24 mostre, indice del grandissimo numero di argomenti che affollano le pagine della raccolta di manoscritti. Non è stato facile sceglierne 12 che dessero l’idea di tutto l’impegno che Leonardo ha profuso per la “sua” Firenze.

Con descrizioni e disegni, in questi fogli si passa in rassegna la lanterna della Cupola del Brunelleschi con la sua palla cava di bronzo fuso, a coronamento della cupola; le Macchine del Brunelleschi; la Pala del Verrocchio; il progetto leonardesco, fra scienza e utopia, di un canale, che doveva essere l’alternativa al fiume Arno, per il suo corso troppo tortuoso. Una pagina è dedicata al Trattato sul governo della città a opera del Savonarola. In un’altra si trova il progetto per il suo quadro sulla Battaglia di Anghiari, in concorrenza con Michelangelo e la sua Battaglia di Cascina.

Annotando di aver depositato i risparmi di suo padre dopo la sua morte allo Spedale di S. Maria Nuova, da lui frequentato per studiare l’anatomia tramite la dissezione dei cadaveri, ci fa conoscere il ruolo anche di banca svolto dallo Spedale.

A riprova che egli aveva sempre Firenze nel cuore, anche quando ormai risiedeva in Francia, Cristina Acidini ha scoperto nell’angolo di una pagina un piccolo disegno, La stanza dei leoni, datato 24 giugno 1518, festa di S. Giovanni, il santo Patrono della città del giglio (e del leone).

Dopo la visione di questa mostra, può venire voglia di ricercare sul territorio il progetto del canale. È semplice trovarlo perché corrisponde perfettamente al tracciato dell’autostrada.

Sempre a Firenze, fino al 14 luglio a Palazzo Strozzi, la grande mostra a cura di Francesco Caglioti e Andrea De Marchi Verrocchio il maestro di Leonardo.

Andrea del Verrocchio, simbolo del Rinascimento, è stato sempre trascurato a livello mostre monografiche. Questa è la prima incentrata su di lui. Nessuno vi era riuscito prima perché c’era la necessità di ottenere prestiti copiosi per accompagnare la sua non vasta produzione. E infatti, 120 sono i capolavori di tutto il mondo che la Fondazione Strozzi è riuscita a esporre nelle sale per ricostruire il periodo storico che Andrea ha influenzato con il suo poliedrico operare.

Verrocchio è Maestro d’arte per Leonardo; giovanissimo, verso il 1470 lo accetta, nella sua bottega, luogo di eccellenza, come apprendista dopo aver visto e apprezzato i disegni del ragazzo, portatigli dal padre.

Orafo, pittore, scultore e disegnatore, Verrocchio è un artista multiforme e grande lavoratore. Tutto nelle sue opere è studiato. Dietro ogni opera c’è un lavoro infinito, l’esercizio assiduo del disegno. Da lui imparano Perugino e Leonardo, Desiderio da Settignano, Ghirlandaio e Lorenzo di Credi, Botticelli e Bartolomeo della Gatta. Oltre a insegnare le basi della pittura, gli permette di apprendere le tecniche più difficili della statuaria e della lavorazione dei metalli. Verrocchio, inoltre, è stato per tutti un esempio di amore per il lavoro, fierezza nel riuscire a ottemperare alle sfide che si creava sperimentando sempre nuovi materiali.

Con Leonardo, che è rimasto con lui fino a 30 anni, era uno scambio reciproco. In mostra possiamo vedere alcuni disegni e una scultura di terracotta, unica nel suo genere, erroneamente attribuita in precedenza al Rossellino. Quelle di Leonardo esposte sono opere giovanili.

Poi, nel corso del tempo, sempre più cresce in lui la passione per progettare macchinari che risolvano problemi pratici, per l’ingegneria e lo studio del volo, a scapito del dipingere, ed è per questo forse che dell’artista di Vinci abbiamo opere incompiute.

Essere riusciti ad avere copiosi prestiti è un vanto della Fondazione Strozzi e un valido motivo per non perdere questa mostra che mette insieme un gran numero di opere italiane sparse per il mondo.

Leonardo da Vinci, l’ingegno, il tessuto è la mostra che il Museo del Tessuto di Prato dedica a Leonardo fino al 26 maggio 2019, in cui si approfondisce la creazione del telaio meccanico e si possono leggere i suggerimenti che l’artista dava per dipingere i panneggi dei tessuti, usando il metodo sperimentale. Viene raccontato anche il contributo di Leonardo al teatro, con costumi da lui disegnati e macchine sceniche costruite seguendo suoi modelli.

Visions. Le sfide tecnologiche del genio universale al Museo Civico di Sansepolcro dal 14 marzo 2019 al 24 febbraio 2020 è l’omaggio al grande genio con cui si invita i visitatori a esplorare alcuni ambiziosi progetti di Leonardo, che ben illustrano la sua attitudine a cimentarsi con temi di inaudita complessità. Il volo, il conferire movimento a oggetti inanimati, il progetto della più grande statua equestre mai realizzata: sogni che fanno parte della storia dell’umanità da tempi remoti e prendono forma nei suoi disegni e nelle macchine da lui ideate. La mostra è un contributo alla conoscenza della genialità e della tenacia con cui Leonardo affrontava le più audaci sfide tecnologiche e artistiche.

Sansepolcro ha dato i natali a due grandi che avevano contribuito a ridefinire il paradigma culturale in cui poi Leonardo si esprimerà brillantemente: Piero della Francesca e Luca Pacioli a cui si rivolse, assetato di conoscenza e desideroso di imparare la Matematica, divenendo suo discepolo.

Infine, il Museo della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci di Milano, che ha deciso di mostrare di nuovo l’installazione del 1953, fatta per festeggiare l’anniversario dei 500 anni dalla nascita, coincidente con l’apertura del Museo. Un confronto fra arte e scienza, realizzato con gli affreschi di allievi di Leonardo operanti nel Milanese alle pareti e modellini di macchinari su una grande piattaforma nel centro della sala.

In preparazione, macchine in legno a grandezza naturale che, insieme con quelle già realizzate in passato, costituiranno il nucleo per un’ulteriore mostra da realizzare entro l’anno.