Luce Gallery è lieta di annunciare la mostra personale dell'artista colombiano Sebastian Fierro. In Collection of what is not l'artista espone per la prima volta in Europa una serie di nuovi dipinti frutto del lavoro di circa un anno mezzo, svolto nel suo studio in Bogotà.

Dipingendo è possibile introdurre un elemento di remoto od insostenibile dentro ad una piccola cornice. La visione del dipinto come contenitore permette quindi all'artista di avere possibilità istintive nella costruzione dei paesaggi o delle nature morte, portandole in un singolo sistema autobiografico costruito dalla memoria personale. L' agglomerato di stratti di pittura arricchisce le informazioni ed ogni elemento rappresenta un fenomeno fisico che caratterizza l'esistenza del dipinto.

“Mosso da fame onnivora, ora fermo. Da questo punto di vista, uno sguardo dal nulla. In un universo incalcolabile, spargo fango colorato su superfici piatte, solo per soppesare quanto più vasto quel non si vede sia rispetto a quello che si vede. Poi, nessuna riduzione della forma è necessaria, dacché il silenzio è presente quando si incarna rumorosamente.

Qui, voglio esplorare un’idea di rappresentazione non terminale, ma consapevole della morte, che possa essere aggiunta all’essenza della pittura. Prima di tutto, suppongo che un compito legittimo della pittura sia quello di indagare i propri limiti espandendo la nostra percezione. Questo è il teatro nel teatro dove tutti possiamo condividere un concetto di natura.

In secondo luogo, la mia idea di rappresentazione è un’oscillazione tra la spensierata fattualità del mondo naturale e la cosiddetta addomesticazione civilizzata dello stesso. Un sistema di interazioni fluttuante, un rapporto tra ordine e disordine. Un motore termico non-lineare. In questo, introduco il sé. Come per tentare di ritrarre una percezione, di ritrarre uno stato mentale permettendo all’altro di interrogarsi e scambiare esperienze di pensiero. Se non c’è mai un momento in cui io mi possa cogliere senza una percezione, e se non c’è mai altro che io possa osservare se non la percezione, allora la mia ricerca è certa.

Il sé e la superficie piatta sono ambedue contemporaneamente soggetto e oggetto. La coscienza incarnata. Né eroi, né miti. Né storie da nascondere. Rigurgitato e gradito, ogni discorso visivo opera con i linguaggi della figurazione, il colore e la composizione, per affrontare questioni di carattere epistemologico. Qui, solo le apparenze sono vere. Pensiero e azione in uno.”