Jana Schröder fa il suo ritorno in galleria con una serie di nuovi dipinti monocromatici, come proseguimento della serie Kadlites.

In questi nuovi lavori la superficie pittorica viene ridotta per dare maggiore importanza al contenuto, lasciando spazio a una contaminazione di linee ripetute e stratificate, che conferiscono densità, ritmo e armonia.

Schröder ci presenta una pittura concettuale nella sua molteplicità d’azione, in cui la pratica gestuale costante diventa al contempo meditativa e performativa. Questi ‘segni di energia’ vengono marcati ripetutamente con la grafite e con il pennello, mescolando la trementina con polvere di piombo. Attraverso cancellature di alcuni tratti per mezzo di una gomma o di ulteriore pittura, Schröder moltiplica poi i segni già tracciati, che così sconfinano in negativo in nuove direzioni.

La ripetizione è “memoria invertita”, sosteneva Kierkegaard, ossia è la produzione di qualcosa di nuovo, e non semplice riproduzione di ciò che già esiste. Così le opere di Schröder agiscono nel substrato dell’astrazione: i segni gestuali formano strati di livelli e diventano vere e proprie sperimentazioni. Queste tracce, temporali e spaziali, sono testimonianza dell’esperienza pittorica dell’artista. Le marcature invitano ad avvicinarsi alla tela, a studiare più da vicino le linee e le loro progressioni. Divengono una sfida percettiva per lo spettatore, che si trova di fronte a un’idea, trasportata energeticamente in pittura.

I confini tra disegno, scrittura e pittura appaiono ormai valicati. È il processo, la ripetizione del gesto, lo studio delle possibilità del divenire dell’opera e il superamento dei suoi limiti ciò che interessa all’artista. Il linguaggio segnico si espande sulla superficie della tela, nella quale non esiste un vero centro, andando quasi a sconfinare dallo spazio.