Dimora Artica presenta Sensorial Divinities, mostra personale di Paulo Arraiano (Portogallo, 1977 – basato a Lisbona) con un testo di Catarina Vaz. Il progetto pone riflessioni sugli attuali cambiamenti nella percezione del mondo, alludendo ad una nuova spiritualità che unisce natura e tecnologia.

I paradossi dell’atto creativo derivano da una condizione d’irrequietezza. Il corpo, la mente e lo spirito partecipano al conflitto di spazio e tempo. Partendo da questi presupposti, il lavoro di Paulo Arraiano esprime complesse riflessioni sull’essere cittadini nel XXI secolo.

Attraverso un'estetica ecologica e minimale, Arraiano mostra una possibile mediazione tra paradossi che a prima vista sembrano incompatibili. Pulito e preciso, il lavoro dell'artista mostra un’apparenza di pace e ordine che nasconde la dicotomia tra istinto selvatico e lucida levigatezza.

Punto di partenza è la selezione d’immagini digitali, trovate grazie all'accesso gratuito alle informazioni online, scelte tra quelle acquisite con strumenti tecnologici avanzati (come i satelliti e i dispositivi NASA). Nonostante la natura tecnologica, il contenuto delle immagini è la natura stessa, in scala da micro a macro.

Cosa è intrinsecamente umano e fino a dove può sopravvivere l'umanità tecnologica? C'è qualche grado di coscienza nella macchina? Paulo Arraiano esplora la naturale fluidità della vita nell'austerità visiva dei media tecnologici.

Attualmente l'artista osserva uno spostamento di paradigma nella natura umana, emotiva, sessuale e spirituale, soppressa da un'intellettualizzazione remota e mobile. Siamo legati agli sconosciuti occhi di Dio che registrano la nostra vita digitale sul cloud. Se da un lato i nostri corpi sono diventati mediatori del controllo a distanza (monitorati ma anche monitor), dall'altro siamo ancora fatti della più pura essenza dell'universo.

Con Sensorial Divinities, Arraiano esplora esattamente questo - la nostra esistenza e la nostra fonte vitale. Potrebbe essere che stiamo raggiungendo un punto di non presenza in cui la nostra vita iperconnessa potrebbe presto dipendere da un'alimentazione priva di glutine, lattosio, zuccheri o proteine animali? Quando si pensa agli effetti dell’antropocene - l'estinzione, il possibile spostamento dell'umanità in aree del mondo prima non abitate - ci si deve chiedere in che modo i cambiamenti influiscano sull'ambiente e in che modo l'ambiente influisce sull’umanità stessa.

L'artista gioca nel campo tra realtà e dimensione digitale per archiviare ciò che è esistito e ciò che potrebbe esistere, dando origine a una visione distopica del post-umanesimo o del transumanesimo. Inoltre, Arraiano s’interroga sul significato di ciò che è sensoriale oggi e su come i nostri sensi sono attivati, poiché dobbiamo assumere che il modo in cui comunichiamo si sia spostato verso un paradigma visivo per il quale la nostra connessione con la natura è mediata dalle immagini. In Carbon Footprint, Paulo Arraiano dà forma al flusso, eterea registrazione che sembra realizzata da una macchina spirituale, vista a volo d'uccello su un territorio desolato, un tempo modellato da una forza vitale. I ricordi fossilizzati dell'umanità sono inghiottiti da forme acquatiche sensoriali e accattivanti, che possono essere contenitori del già citato siero della vita. Il liquido fluisce alimentando l'ecosistema.

Il lavoro che dà il titolo alla mostra, Sensorial Divinities, funziona come un apparato per una nuova spiritualità. Durante i cinque minuti di video le immagini relative alla natura e alla tecnologia si fondono, mentre una voce recita ciò cha assomiglia alla formazione di un nuovo paradigma: "Trasformando la società e la realtà come la conosciamo nel momento presente, siamo spettatori di un preciso momento in cui la finzione .. la magia sta diventando realtà. L'arrivo dell'internet degli oggetti ... "

Dovremmo dire “Amen”? O forse 🙏?

Stiamo creando l'immortalità digitale o potremmo diventare immortali digitalmente in un Google cloud per anime?

Testo a cura di Catarina Vaz