Nelle prime ore del 17 gennaio 1994, circa 116 anni dopo l’invenzione della prima lampadina, il vigoroso terremoto Northridge colpì l’area di Los Angeles, lasciando senza elettricità un’ampia fascia del Sud della California e immergendo milioni di persone in un’oscurità fino allora sconosciuta. Le linee di emergenza iniziarono presto a ricevere segnalazioni dai residenti, che avevano evacuato le loro case in preda al panico, a causa di un’inquietante striscia luminosa che incombeva nel cielo sopra i quartieri rimasti al buio. Il sinistro bagliore alieno risultò essere nient’altro che la Via Lattea, a lungo eclissata dall’eccessiva illuminazione di Los Angeles. Nel secolo del cambiamento in cui la civiltà ha accolto l’illuminazione artificiale, il cielo autentico della notte era svanito dalla percezione collettiva, come se appartenesse al passato preistorico.

La sensazione comune è quella di un’oscurità che incombe sulla terra, quando in realtà il buio emerge lentamente dall’orizzonte, non appena la Terra gira le spalle al Sole. Per millenni l’oscurità della notte fu profonda e assoluta, alternata dai focolari nelle grotte, dalle stelle e dalla Luna, elementi determinanti nella mitologia terrestre fin dagli albori dell’umanità. Successivamente a partire dalla seconda metà del 19osecolo, fu messa a punto una delle più stravolgenti innovazioni tecnologiche, ovvero la lampadina. Con rapidità le metropoli vennero illuminate ventiquattr’ore su ventiquattro, e si iniziò a pensare di poter trasformare la notte in giorno abolendola una volta per tutte.

Nella mostra Night Lights, Johan Österholm utilizza la fotografia come mezzo per riflettere attorno alla definizione di un paesaggio notturno e all’idea di oscurità. Affronta il tema dell’inquinamento luminoso alla stregua di uno “studioso della luce”, unendo materiale d’archivio e processi fotografici arcaici con il bagliore delle luci artificiali, così come quella più enigmatica della luna piena. In mostra opere chiamate Lantern Smashers, che ritraggono passeri in cerca di riparo e di oscurità, edificando nidi all’interno di vecchi lampioni a gas ancora funzionanti. Inoltre, presenteremo una serie di lavori dove l’artista ha impresso porzioni di cielo notturno sia su pagine di libri antichi che su lastre di vetro, sagomate sulla silhouette dei lampioni cittadini, e altre dove si scorgono immagini di costellazioni sovrapposte a luminarie cittadine (Concealer, 2018).

Johan Österholm (nato nel 1983 a Borås, Svezia) ha ottenuto il suo MFA presso la Malmö Art Academy nel 2016. Mostre precedenti e future includono: Moonlight, Hasselblad Center, Gothenburg; Osmoscosmos, Centre de la Photographie Genève; Back to the Future, Foam, Amsterdam, C/O Berlin & Mai Manó Ház, Budapest; Screens and Mirrors, Borås Museum of Modern Art e La Camera: On the materiality of photography, Palazzo De’ Toschi, Bologna. Ha preso parte a diverse residenze, di cui la più recente Künstlerhaus Bethanien, Berlino nel 2018. Vive e lavora a Stoccolma.