Guardare con occhi nuovi l’opera di Giorgio de Chirico, dai lavori poco noti della giovinezza all’invenzione della Metafisica e ai suoi soggetti sospesi, densi di enigma e senza tempo, è l’invito rivolto al visitatore da Luca Massimo Barbero curatore della mostra dedicata al grande pittore a Palazzo Reale a Milano dal 25 settembre prossimo, una grande retrospettiva dopo quasi cinquant’anni dalla personale del 1970 del maestro della Metafisica.

Un centinaio di capolavori in arrivo dalla Tate Modern di Londra come dal MET di New York, dalla Pinacoteca di Brera come dal MAC USP di San Paolo in Brasile, otto sale divise per temi e accostamenti inediti e confronti originali e un’esposizione che intende fornire la chiave di accesso al Pictor Optimus, Giorgio de Chirico, una delle più complesse figure artistiche del XX secolo.

Luca Massimo Barbero spiega il significato di questo evento.

“Perché una mostra di Chirico a Milano e perché una mostra di de Chirico a Palazzo Reale? Ci piace giocare con il tempo e con la storia e ci piace l’idea di un ritorno. E ovviamente chi meglio di de Chirico che talvolta parla così spesso del ritornante, di colui che ritorna? E anche un po’ per il gusto di tornare negli spazi dove queste opere hanno vissuto perché Palazzo Reale è già stato abitato dallo spirito di de Chirico e in autunno, a settembre ritorna”.

“Che cosa non è questa mostra? Non è una mostra di confronti, di ambiti o di influenze. È una mostra che vuole essere una sintesi, un incontro probabilmente nuovo, io li definisco inciampi perché ogni tanto ci saranno in mostra questi inciampi anche fisici, come un quadro contro l’altro, uno di fianco all’altro, dei dittici improbabili, delle cose che non sono mai state associate ma l’incontro con la pittura di Giorgio de Chirico è anche il racconto inesausto della sua vita e del suo narrare”.

“E qual è la parte che non si vede? Quell’azione diplomatica straordinaria che supera le difficoltà di avere i prestiti. Effettivamente ci sono opere da San Paolo del Brasile a Houston fino al Metropolitan di New York. È la prima volta che entrambi i dipinti del Met escono per arrivare a Milano. Alcuni dipinti non si vedono da 30 anni in Italia o anche di più e forse questo rende la grande antologica più rara proprio per questi prestiti in un percorso che prosegue fino ai fatalmente ultimi ma vitalissimi giorni dell’autore mentre la parte iniziale è l’idea della mitologia familiare che è dominata da un lato dalla figura del Centauro”.

“L’inquadratura per me è molto importante in questa mostra e la cosa interessante sarà che finalmente vedremo le cose da vicino. Ci sono due punti che mi hanno guidato. Uno è il motivo per cui si fanno le mostre, cioè lo studio, ma quando si pensa al pubblico e soprattutto quando toccherà raccontarlo al pubblico, mi viene sempre in mente un quadro di Max Ernst Au rendez-vous des amis e lì c’è l’effige in statua di Giorgio de Chirico, come una sorta di nume straordinario. Una mostra è un rendez-vous des amis, come una festa dove si invitano persone, personalità, amici e tutti arrivano. Ma sarà anche un luogo dove rivedere queste opere perché è vero che de Chirico è famoso, termine che detesto, ma è anche vero che da decenni - e questa mostra la dedico davvero alle nuove generazioni - non si vedono questi quadri e l’incontro di queste inquadrature sui dipinti è il motivo per cui siamo riusciti a studiare per poter fare questa mostra in questo luogo. E aggiungerei anche il fatto di riuscire a capire come mai de Chirico continui a essere straordinariamente nel nostro immaginario”.

La scoperta dell’arte del grande maestro del Novecento a Palazzo Reale fino al 19 gennaio 2020, divisa in otto sale, parte da La mitologia familiare e il viaggio ha inizio con Centauro Morente del 1909 che svela anche l’importanza della famiglia nella costruzione dell’iconografia dechirichiana. Continua con La Metafisica, la prima rivoluzione con la trasformazione dei dipinti in veri enigmi e segue con Il quadro nel quadro dedicata ai giochi di prospettiva che fanno di de Chirico l’antesignano del Surrealismo. Un omaggio al Pictor Optimus è il tema della quarta sala mentre Il Manichino, il fantoccio metafisico è sviluppato nella sala seguente. La stanza analizza il tema degli interni. Le masse aggrovigliate e giocose de I gladiatori trovano sede nella settima sala fino a La neometafisica che riassume la grande summa della parabola di de Chirico.