La recente mostra dedicata alla Collezione Gualino, ospitata da Palazzo Chiablese a Torino ed ancora in corso, dà modo di riflettere sulle molte sfaccettature di un personaggio controverso ed imprescindibile della storia italiana del secolo scorso.

L’intervista a Giorgio Caponetti, che ne ha recentemente curato una biografia esaustiva, divertente ed intrigante ci ha dato modo di sciogliere qualche nodo su una figura misteriosa quanto fondamentale di imprenditore e mecenate.

Il suo volume dedicato a Riccardo Gualino è un’opera unica nel suo genere. Può dirci com’è nata l’idea di tracciare il profilo di un personaggio così poliedrico?

È nata da un amico giornalista, il quale - ad una presentazione - mi ha chiesto perché non scrivessi un libro su di lui.

Lì per lì risposi che mi sembrava interessante anche se non avevo la più pallida idea di chi fosse Gualino [ride]. Sono andato a documentarmi e, di primo acchito, ho provato antipatia verso il personaggio; poi ho letto i suoi scritti durante il confino a Lipari ed ho approfondito la figura della moglie: Cesarina. Il mio libro, infatti, è la storia di entrambi.

Dopodiché, ho anche avuto modo di incontrare il nipote: Riccardo Gualino jr (mancato un paio di anni fa) che è stato gentilissimo - mettendomi a disposizione i suoi archivi - e con il quale è nata una bella amicizia.

Ho cercato di dipingere questi personaggi nella loro vita coniugale, non soltanto parlando del Gualino affarista e finanziere. Ho voluto dare una visione diversa rispetto ai libri già esistenti su di lui, che mi parevano a compartimenti stagni: il Gualino finanziere, il Gualino mecenate, il Gualino appassionato di musica ecc.; mentre io ho cercato di incastrare ogni evento anche tenendo conto della psicologia dei personaggi, creando un ritratto atto ad inglobare tutte queste componenti.

Pur trattandosi di un personaggio di spicco della scena torinese ed internazionale in periodi storici diversi; la ‘riscoperta’ di Gualino è recente. Come può essere spiegato questo temporaneo oblio?

Teniamo conto del fatto che Gualino non era torinese e lui e Cesarina hanno abitato a Torino solo dieci anni, anche se – in quel decennio - hanno segnato lo sviluppo della città dal punto di vista culturale. Successivamente, c’è stata la guerra tra Gualino e Agnelli senior e tutto l’apparato confindustriale di inizio fascismo. Nei confronti di Gualino ci fu una vera e propria rapina di Stato. Le sue proprietà furono prima pignorate poi messe all’asta con un curatore che era anche legale di Agnelli. Un atto pilotato dal quale i finanzieri dell’epoca ebbero molto da guadagnarne. Si può capire perché almeno fino al dopoguerra fu totalmente ostracizzato. Dopodiché, prese la sua strada lasciando Torino per Portofino e – successivamente - per Roma dove divenne il grande Gualino della Lux Film.

Il suo libro è anche una biografia corale, sotto molti punti di vista. Quali sono state le sfide nell’amalgamare figure fondamentali nella storia di Gualino quali: la moglie Cesarina, Gobetti, Casorati e Jessie Boswell, solo per citarne alcuni?

Li ho trovati molto affascinanti come personaggi, a partire da qual portento di Cesarina. Recentemente ho anche trovato una sua lettera indirizzata ad un’amica, in cui accenna a quanto si siano divertite nella loro vita. Tuttavia, nelle precedenti biografie di Gualino, questo spiccato lato ludico non mi pare sia mai stato messo in rilievo a sufficienza. È stato avvincente mettere insieme i diversi aspetti anche se io non sono uno storico. È una mia interpretazione che ha, poi, trovato molte conferme. Non è stato affatto difficile, insomma.

È stato arduo, invece, portare a termine un volume così dettagliato?

Se fosse stato completo in tutto e per tutto, avrei avuto bisogno del doppio delle pagine. Soprattutto verso la fine, la mia scrittura si è fatta quasi impressionista, per sveltire e cercare di far capire appieno quale è stata la velocità di pensiero di quest’uomo diabolico. Il tutto rispettando i fatti storici, ma senza mai rinunciare ad una mia interpretazione.

Posso già chiederle a quali progetti sta lavorando e che avremo il piacere di leggere prossimamente?

Quando l’automobile uccise la cavalleria ed Il Grande Gualino sono parte di una ‘bilogia’, se così si può dire. Ammetto che sto pensando al terzo passo ma non posso dire di più.

Il mio primo obiettivo, però, sarà sempre quello di far divertire il lettore senza prenderlo in giro.