Science et patience / le supplice est sur scrive Rimbaud e con queste parole enigmatiche esprime quell’ansia dell’oggi dove l’uomo è arrivato a un punto in cui sembra “soccombere” all’egemonia della tecnica. La domanda fondamentale, quindi, rimane questa: il pensiero dominante nel mondo occidentale interpreta le cose in chiave scientifica, ma cosa sappiamo noi di come sarebbe se invece interpretassimo il mondo e le cose secondo un’altra chiave di lettura, se cioè cambiassimo il nostro punto di osservazione e leggessimo la “realtà” da una prospettiva diversa, più attenta a cogliere i molti mondi che, secondo altri ricercatori ritenuti alternativi, esistono intorno all’uomo, e che l’uomo stesso può percepire se usa ed espande gli “organi” necessari?

Tutte le diverse forme di risveglio spirituale a cui ora assistiamo, non fanno che sottolineare come l’esigenza di spiritualità diventi ogni giorno più pressante e tanto più importante quanto meno la scienza riesce a rispondere alle domande fondamentali dell’individuo. La scienza, infatti, per il gusto della conoscenza stessa, per il piacere di assaggiare il frutto dell’albero della scienza del bene e del male, ora sembra capace soltanto di creare strumenti supplementari e aggiuntivi - come macchine sofisticate, computer sempre più complessi, ecc... - mentre, al contrario, la vera crescita si è arrestata. Dietro gli obiettivi di questa scienza c’è così un’ambizione sfrenata, un’arroganza, una smania di conoscenza che è però illusoria, in quanto la vera tensione dell’uomo è un’ansia di eternità, e la scienza e ancor più la tecnologia, in un modo o nell’altro, promettono quell’immortalità aumentando, così l’illusione, terribile, di continuare ad essere mentre la natura umana resta sempre finita.

Così oggi l’uomo non sta crescendo, ma stanno crescendo solo i cosiddetti strumenti supplementari, quelle sovrastrutture che lo appesantiscono inesorabilmente. In questo modo la scienza, attualmente, sembra non fare altro che perseguire una falsa nozione di evoluzione, una forma perversa di progresso. Ma se la scienza si spogliasse della sua presunzione, sgombrando il terreno da questa illusione di onnipotenza che da secoli nutriamo in essa, sarebbe possibile trovare, forse, degli spazi di crescita e di ricerca nuovi. Infatti solo ridimensionando la scienza nelle sue aspettative e nelle sue promesse, recuperando il senso del limite, sgomberando il campo di ricerca è possibile vedere che cosa emerge in superficie e lasciare così spazio anche ad altri modi di pensare che si propongono di investigare e di guardare le cose in modo diverso. Tra questi è inevitabile ridare voce a quel bisogno vitale di sacro e ai simboli di una rinata spiritualità, poiché senza il sacro è ormai evidente (e visibile! ) che l’uomo regredisce. Infatti il bisogno di dare un significato sacro all’esistenza che significa qualcosa verso cui tendere e che ci permette di guardare oltre noi stessi, è ciò con cui ogni conoscenza dovrebbe misurarsi.

E proprio in questa direzione - che possiamo chiamare nuovo umanesimo o anche punto di luce - si colloca l’esplorazione artistica di Octavia Monaco con le sue immagini dove è sacro anche il profano e alle quali si accompagnano le parole di Costanza Savini, che, quando scrive, vicino all’opera Ragazza Volpe c’è chi viene al mondo con incisa sulla pelle una piccola, invisibile, ferita celeste, sembra alludere proprio a quest’ansia di eternità a cui l’uomo, strano impastato d’argilla e respiro cosmico, non riesce a rinunciare. Ma se l’uomo sa di eternità senza peraltro essere fatto di materia eterna, questa è la sua ferita celeste e marchio della sua stessa unicità, chi ci dice che non esista tra quell’infinito a cui egli tende e la materia finita di cui è fatto, anche un mondo invisibile e intangibile percepibile per mezzo di un senso interiore?

... È la scienza una sacrilega anatomia dei divini misteri della natura - scrive Nodier nella Fata delle Briciole. Per Nodier infatti la limitazione della realtà ai dati che chiamano “positivi” è una parzialità insensata. Anche la realtà misteriosa che nasce dal “sogno” dei poeti è una realtà, non meno utile del lavoro degli Accademici. È la saggezza dell’uomo che non vuole essere pura intelligenza, ma uomo intero, intelligenza e cuore.