La galleria è lieta di annunciare una personale di Barbara Probst, poco dopo il successo della sua recente mostra presso Le Bal a Parigi.

Le opere dell’artista tedesca sono sempre composte di due o più fotografie, che al primo sguardo appaiono misteriosamente connesse, senza tuttavia rivelare subito il loro segreto. Solo in seguito scopriamo che ritraggono lo stesso soggetto, ma da punti di vista molto diversi. Con l’aiuto di un telecomando, Probst fa scattare simultaneamente due o più macchine fotografiche direzionate verso lo stesso evento da varie angolazioni e distanze. Lo sguardo della fotocamera imposta e trasmette una realtà diversa per ogni punto di vista, rivelando la relatività di ogni singola immagine. L’istante si frammenta, si dilata e si sviluppa come un racconto davanti ai nostri occhi.

Questa frammentazione dell’attimo in una serie di immagini diventa il mezzo per indagare le tante ambiguità dell’immagine fotografica. La relazione tra l’istante fotografico e la realtà viene approfondita in due modi diversi, per cui il momento catturato acquisisce una qualità sconcertante. Da un lato, Probst abbandona lo sguardo unico della macchina fotografica e lo divide in vari punti di vista; dall’altro moltiplica e diversifica il momento dello scatto.

Al contempo l’artista utilizza questo metodo per esplorare le convenzioni e le tipologie fotografiche, come per esempio il reportage e la sorveglianza, ma anche il ritratto, la fotografia di moda e lo still life. In mostra vedremo opere recenti in cui queste tipologie dialogano tra di loro con risultati sorprendenti e talvolta provocatori. Il percorso espositivo inizia con un doppio ritratto delle celebri gemelle Lia e Odette Pavlova, impenetrabili, riprese tra oggetti di vetro trasparente. Lo scarto tra i loro ritratti è minimo: una guarda un obiettivo, l’altra ne mira un altro e il nostro sguardo è costretto ad oscillare tra questi due punti di vista. Segue un misterioso still life, in cui tra bottiglie, tazze e un frutto posati sotto un tavolo troviamo anche una mano, sollevando numerosi interrogativi. Di fronte troveremo tre immagini di un corpo nudo, un torso femminile di classica bellezza, visto come attraverso gli occhi di uno scultore che guarda la modella – in queste immagini vediamo anche le macchine fotografiche, ovvero lo “sguardo” del fotografo. Nella stanza successiva ci avventuriamo all’esterno: immagini realizzate in un tipico motel americano in riva al mare, in cui una donna solitaria si confronta col paesaggio e si pone tra interno ed esterno in un rimando di misteri, una suspense sottile in cui tutto potrebbe accadere. Il percorso si chiude con un ultimo lavoro realizzato in studio, dove ritratto e still life si incontrano in uno spazio più ampio e quasi metafisico.

Nata a Monaco di Baviera nel 1964, Barbara Probst ha studiato scultura all’Accademia di Monaco e fotografia all’Accademia di Düsseldorf in Germania. Ora vive e lavora tra New York e Monaco. Il suo lavoro è stato presentato al MoMa di New York nel 2006 nell’ambito della mostra “New Photography”, e in numerose mostre personali, tra cui Le Bal a Parigi; Centre Pasquart di Bienne; Domaine de Kerguéhennec di Bignan; Museum of Contemporary Photography di Chicago; National Museum of Photography di Copenhagen; Stills Gallery ad Edinburgo; Madison Museum of Contemporary Art; Oldenburger Kunstverein e il Rudolfinum di Praga. Il suo lavoro è presente nelle collezioni di numerosi musei, tra i quali il Folkwang Museum di Essen; Museum of Fine Arts di Houston; Los Angeles County Museum of Art; Städtische Galerie im Lenbachhaus di Monaco; MoMa e Whitney Museum di New York; National Gallery of Canada ad Ottawa; Centre Georges Pompidou a Parigi e il MoMa di San Francisco. Le case editrici Steidl, Hatje Cantz, Hartmann Books e Éditions Xavier Barral hanno pubblicato monografie sul suo lavoro.