Con la mostra Processi 146 si conclude il 146° anno di residenza e produzione artistica dell’Accademia di Spagna a Roma. Basta fare un giro nelle sale della mostra per avere uno spaccato interessante e ben riuscito di cosa sia arte contemporanea oggi a testimonianza del fatto che l’Accademia ha una storia importante e consolidata, ospita il Tempietto del Bramante e gli affreschi del Pomarancio, ha giardini e panorami mozzafiato ma è anche una fucina di cultura contemporanea. José Ramón Amondarain, Taxio Ardanaz, Itziar Barrio, Igor Bragado, Andrea Canepa, Nicolás Combarro, Isolina Díaz-Ramos, Lara Dopazo Ruibal, Silvia Fernández Palomar, María Ángeles Ferrer Forés, Pablo Fidalgo, Pedro G. Romero, Jorge Portillo Galán, Begoña Huertas Uhagón, Julia Huete, María Moraleda Gamero, Marta Ramos-Yzquierdo, Estibáliz Sadaba Murguía, Fernando Sánchez-Cabezudo, Borja Santomé Rodríguez, Anna Talens, María del Mar Villafranca Jiménez, Tono Vizcaíno Estevan, sono i 23 borsisti residenti di quest’ultimo ciclo e decidere quali siano i lavori più interessanti è davvero un’impresa ardua.

“Per me è impossibile pensare, selezionare, scegliere tra le 966 donne e uomini che sono passati di qui quali sono stati i più “importanti” e per questo ogni volta che un giornalista o semplicemente un curioso cerca di identificare successo con fama, prestigio con notorietà, gli spiego che l’insieme è senza dubbio l’essenza dell’Accademia. La somma di sforzi, di momenti condivisi e soprattutto di complicità” afferma Ángeles Albert, Direttrice dell’Accademia di Spagna a Roma. Penso che in queste poche parole ci sia il segreto di tanta ricchezza e soprattutto una visione che va ben oltre le “divisioni” che normalmente corrodono non solo il mondo dell’arte ma la società in generale.

José Ramón Amondarain con il suo progetto Pentimenti (lo posible) usa la riflettografia e i raggi X per rivelare i diversi strati che le opere nascondono sotto la superficie, ci mostra i “segreti” di opere note a tutti come Giuditta e Oloferne (Palazzo Barberini, Roma) e la Crocifissione di San Pietro (Santa Maria del Popolo, Roma) di Caravaggio. “Immagini intese come pentimenti; immagini tra la radiografia e l’errore della fotocopia che rivelano e mostrano alterazioni in quadri a tutti noti; diversi strati nei diversi sistemi di rappresentazione. Dall’apparenza che offrono le immagini delle radiografie, la pittura finisce col rivelarne l’artificio e costringe l’osservatore a mettere in discussione la verità e la verosimiglianza; il reale e la sua rappresentazione, al fine di articolare la nostra memoria”.

Restando sempre nell’ambito della pittura Taxio Ardanaz nel suo progetto Roma interrotta propone un avvicinamento alla Roma attuale utilizzando le strategie del pensiero analogo dell’architetto Aldo Rossi “per sviluppare un lavoro pittorico basato sull’immagine multiforme di una città costruita dall’aggiunta di frammenti dissonanti e conflittuali del suo passato”. Così i resti grafici e monumentali del ventennio fascista convivono con luoghi del ricordo, della Resistenza, del dopoguerra.

Con Itziar Barrio entriamo nel mondo della performance e del cinema. Iniziato nel 2010 e realizzato in diversi momenti e città (Bilbao, New York e Bogotà) il progetto The Perils of Obedience raggiunge la sua tappa finale proprio a Roma. Avvicinamento transdisciplinare alla seduzione del potere ed ispirato agli esperimenti psicologici del 1961 di Stanley Milgram The Perils of Obedience “dissolve la linea di demarcazione tra persona e personaggio, tra fiction e non-fiction collocando nei personaggi, in scene attentamente selezionate e iconiche, in eventi storici del passato, frammenti di manifesti e l’interpretazione di narrative delle loro vite”.

La pratica di Igor Bragado è incentrata sull’impatto urbano di fenomeni sociali come l’industria della bellezza e il culto del corpo, la morte, il blogging e la vigilanza. La sua gigantesca scultura posta all’entrata dell’Accademia accoglieva i visitatori della mostra. Si tratta di una riarticolazione contemporanea delle costruzioni commemorative. “Recenti casi di memorializzazione funeraria on line attraverso la pratica del fitness, hanno portato in superficie un rapporto (quello tra il culto del corpo e i progetti di esternalizzazione) ormai esteso storicamente, come attesta un’ampia casistica che va dalla pratica dell’atletismo nei funerali etruschi fino allo sviluppo della cultura del fitness moderno come risposta diretta alla crisi esistenziale della minaccia nucleare negli Stati Uniti”.

Nel suo Oro alla Patria Andrea Canepa esplora l’uso dell’architettura razionalista da parte del governo fascista italiano nella costruzione di un immaginario che favorisse i piani colonialistici in Africa. Il progetto mira in altri termini attraverso il caso italiano a comprendere il ruolo che può avere l’architettura nella costruzione di discorsi nazionalistici.

Il progetto Sotterranei. Intervenciones lumínicas di Nicolás Combarro svela gli spazi sotterranei di Roma e Napoli attraverso interventi di luce, cioè proiezioni di luce con forme geometriche. Combarro individua, documenta, fotografa zone sotterranee nascoste ai visitatori abituali come cisterne, cave, acquedotti. Proiettando su queste superfici la luce crea forme organiche che svelano parte dell’architettura e creano un ponte tra presente e passato.

“Il periodo in Accademia mi ha permesso di continuare la mia linea di ricerca sviluppata negli ultimi anni relativa alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio locale edificato, con una particolare attenzione allo studio del colore originale degli edifici storici” afferma Isolina Díaz-Ramos che nel suo progetto La città invisibile mira a riportare alla luce “i pigmenti originali con cui vennero dipinte le facciate situate nei pressi di calle Perojo nella città di Las Palmas di Gran Canaria alla fine del XIX secolo e all’inizio del XX, momento in cui viene demolita la muraglia che racchiudeva il quartiere di Triana e si opera l’ampliamento della città verso l’attuale porto con la recente costruzione del Muelle de la Luz e di Las Palmas”.

Lara Dopazo Ruibal ha scritto un saggio poetico (La ciudad y el sueño) nel quale mescola storie, mitologia, arte, architettura... “Sono venuta a Roma per parlare della vita e all’improvviso mi sono trovata a parlare della morte e di ciò che la morte lascia dietro di sé, della luce. Ho dovuto fare in mille pezzi il progetto con cui sono arrivata in Accademia, perché non mi serviva più. Con quei pezzi ne ho scritto uno nuovo, forse non così diverso, ma più coerente con il mio qui e il mio ora, più reale; un libro che parla delle presenze e delle assenze, dell’amore e del terrore, del potere e dell’identità, del transito in questa città ancorata ad un fiume, con i suoi sette colli dalle porte aperte, dove non smette mai di sferzare il vento”.

Silvia Fernández Palomar con il suo progetto MN6 rompe con l’uso ovvio e standardizzato degli oggetti coinvolgendo direttamente l’utente nel rapporto con esse, interagendo con queste, esplorandole, scoprendole. Ritroviamo oggetti di cartoleria come gomme, righelli, squadre ecc. le cui regole d’uso sono state disattivate ed è l’utente a stabilire le regole d’uso.

Con María Ángeles Ferrer Forés entriamo nel mondo dell’Opera e della musica. Grande esperta di musica la sua ricerca si è indirizzata alla pubblicazione di un saggio inedito sui compositori spagnoli residenti nella RAER tra il 1873 e il 1888 (Ruperto Chapí, Valentín Zubiaurre, Tomás Bretón, Felipe Espino e Emilio Serrano) analizzando non solo la loro produzione musicale durante la residenza a Roma ma anche il loro apporto al rigenerazionismo musicale spagnolo.

Pablo Fidalgo ci porta nel mondo della letteratura e del teatro con il suo Qualcosa nascerà da noi che “si presenta come un’opera al buio dove un uomo ripassa la propria vita ed esaurisce le possibilità di essere un’altra cosa, di vivere una altro amore, di presentarsi di fronte al mondo in un altro modo”.

Pedro G. Romero riflette sul saccheggio di Roma nel 1527 ad opera di Carlo V per poi estenderlo in senso lato il concetto ad altre tipologie di aggressione alla città da quelli dei barbari all’occupazione nazista arrivando fino a Mafia Capitale. Nell’azione performativa nella quale trasforma il Tempietto del Bramante in una stalla ed introduce i flamencos riporta quindi la chiesa all’idea originaria di povertà cristiana mentre attraverso una raccolta e rilettura di documenti testuali, fotografici e video integra l’analisi introducendo il punto di vista dei gitani, dei rom, degli emarginati, dei subalterni…

Lo scrittore Jorge Portillo Galán ha scritto il romanzo El olvido y la sangre (L’oblio e il sangue), l’emigrazione mesoamericana in Italia, un romanzo incentrato sull’immigrazione e che caratterizza due paesi: El Salvador e l’Italia. Un tema attuale, divisivo, dal forte impatto emotivo. Gli emigrati vivono lontano dalle loro famiglie e dalla loro cultura, in una cultura che spesso non conoscono bene e nella quale si muovono con fatica. Partono fuggendo dalla violenza con l’idea di creare le condizioni per richiamare accanto i propri cari. Ma non sempre tutto va secondo i desideri, secondo i piani.

Sempre un progetto letterario quello di Begoña Huertas Uhagón. Il suo La mania de entender, liberamente ispirato al De rerum Natura di Lucrezio, ruota attorno al tema dell’identità, della dualità corpo/mente, io/me. “Mi interessa che la voce narrante adotti un approccio il più ricco possibile: non soltanto razionale e riflessivo, ma anche sensoriale e intuitivo, con una particolare attenzione agli stimoli visivi, sonori, tattili, olfattivi. Da questa combinazione di riflessione e ricordi, della sfera razionale e quella emotiva, dall’insieme corpo/mente, infine, spero che nasca una narrazione che esplori la natura dell’essere umano e il suo rapporto con gli altri”.

Julia Huete dà forma ad opere astratte, leggere, impercettibili, rappresentazione ibrida tra pittura e poesia. “Lo sprone teorico del progetto ruota intorno all’essenzialità della parola poetica, il suo carattere di unità dal senso molteplice e la sua plasticità. Allo stesso modo e parallelamente, l’avvio visivo del progetto consiste anche nell’andare in profondità rispetto agli aspetti più puri della pittura e del disegno. Pensare al rapporto tra parola, arte, poesia e rappresentazione nella città di Roma porta inevitabilmente al “mito”.

Il progetto di María Moraleda Gamero nasce dalla scarsità di pubblicazioni sulla storia e sulla teoria del restauro pittorico a differenza di quanto succede per esempio nell’ambito architettonico. Indaga i trattati esistenti sia in Spagna che in Italia al fine di compararli ed evidenziare continuità e discontinuità, similitudini e differenze.

Marta Ramos-Yzquierdonel nel suo progetto Lavorare - / Fare + riflette sul concetto di produzione, lavoro e post-lavoro partendo dal campo artistico. Si è trattato di un progetto ibrido composto da due parti: una prima basata sulla ricerca storica di movimenti politici indipendenti, come Lotta Continua e Rivolta Femminile, e il loro rapporto con artisti, come Pablo Echaurren, Grupo Enne o Archizoom; una seconda parte basata su un’agenda di incontri che ha approfondito il tema dell’artista come lavoratore.

Estibáliz Sadaba Murguía riflette sulla donna e sullo spazio domestico. “Reinterpretare lo spazio domestico, cercando così uno spazio ugualitario che ci permetta di generare un nuovo modo di socializzazione. Rendere visibile un lavoro invisibile: e rendere visibile in termini sociali è portare alla luce pubblica, all’agorà. Un lavoro che va molto oltre il pulire, cucinare o tenere la casa in ordine: si tratta anche di svolgere un compito di gestione psicologica, emotiva e sessuale per coloro che invece guadagnano un salario con il loro lavoro quotidiano”.

Fernando Sánchez-Cabezudo ha raccolto le storie raccontate dagli abitanti della Garbatella e le ha fatte interpretare ad attori spagnoli ed italiani per poi caricarle su una piattaforma web geolocalizzando quelle storie. Il risultato è quello di passeggiare virtualmente tra le vie del quartiere romano ascoltando storie realmente vissute. “Storywalker Garbatella sarà uno spazio virtuale della memoria del quartiere in costante attualizzazione, in cui gli abitanti potranno caricare sulla piattaforma le proprie storie tramite testimonianze audio”.

Borja Santomé Rodríguez realizza Joven y Carmen, prima tappa di una nuova trilogia di animazione. Si tratta di una fiction nella quale un personaggio appena arrivato a Roma vive qualcosa di sconvolgente. “Lavorando con il pennello e la telecamera realizzo progetti di animazione cercando di collocarmi tra la pittura spontanea e il cinema d’avanguardia. Mi interessa creare una tensione tra il racconto e gli aspetti puramente teorici in maniera simultanea alla costruzione delle scene, cercando un significato poetico alla struttura narrativa e ponendo una particolare attenzione ai contrasti della vita urbana e la sua periferia”.

Anna Talens preferisce un ambito di ricerca più spirituale e simbolico realizzando composizioni scultoree che testimoniano lo spirito di un luogo. “L’intento è quello di lavorare con la sacralizzazione, prendendo a riferimento il lararium, il piccolo altare sacro che si trovava nell’antica abitazione romana, e il cui fine era quello di venerare gli antenati, facendo offerte agli dei, per proteggere le famiglie”.

María del Mar Villafranca Jiménez si è posta come obiettivo l’elaborazione di un quaderno di viaggio che ripercorra e ricostruisca il viaggio di Torres Balbás in Italia. Parallelamente l’analisi si è basata anche sulle corrispondenze e divergenze di pratica con i suoi colleghi italiani della prima parte del XX secolo “come parte di una tradizione comune all’interno della Moderna Cultura del Restauro del Patrimonio in Europa”.

Tono Vizcaíno Estevan con il suo progetto SPQR now! Esplora l’immaginario della Roma classica, della Roma antica, del passato, della storia nella cultura di massa quindi nelle strade, nell’arte, nei negozi, nei souvenir, ecc. “Il passato non va inteso come un qualcosa di inerte, nello stile più puro della rovina romantica, ma piuttosto come una cosa molto viva e in costante dialogo con la società del presente”.