Galleria Fumagalli presenta la mostra personale di Letizia Cariello “Seven Gates” a cura di Giorgio Verzotti. Invitata a confrontarsi con gli spazi espositivi di Annamaria Maggi, l’artista propone un intervento ambientale inedito e site-specific nella sala maggiore della galleria. In quest’ampio spazio senza finestre, Letizia Cariello ne disegna ben sette, ciascuna in uno stile diverso, dalla bifora gotica al semplice rettangolo “modernista”. Tracciate su carta da lucido a mano libera dall’artista, le sette finestre sono trasposte dal foglio alla parete con dei chiodi fissati lungo i profili del disegno. Fra un chiodo e l’altro, Letizia Cariello tesse un filo rosso, suo tratto distintivo, creando delle griglie colorate.

L’ambiente della galleria è ora costellato di aperture che restano però virtuali, dato come unico elemento fisico quel filo rosso che con la tessitura allude a una chiusura. O forse attesta una doppia tensione: il desiderio di chiudersi dentro un’intimità che diviene a sua volta condizione di apertura verso un esterno, un’alterità. La finestra è lì per attestare proprio questo, metaforicamente: fa parte di un’architettura che rinchiude ma che necessariamente guarda fuori, aprendo a una continuità di relazione. Un confine si traccia per essere varcato: Letizia Cariello ci dice che una grata non è sempre il segno metonimico di una prigione, e cita Santa Caterina da Siena: «Fatevi una camera della mente, dove voi soli possiate andare». «Un posto protetto da cui osservare», dice l’artista, pronti a essere poi osservati.

Nata a Copparo in provincia di Ferrara, Letizia Cariello, vive e lavora a Milano, dove insegna Anatomia Artistica all’Accademia di Belle Arti di Brera. La sua ricerca esplora attraverso diversi media (disegno, installazione, fotografia, scultura, video…) la relazione fra spazio interno e spazio esterno. Il tentativo di intercettare la consistenza materiale del tempo si concentra nell’inseguimento delle sue tracce, segnandolo in scrittura (i calendari), oggetti e materia. Scopo di questo processo è un servizio continuo di ricostruzione di legami, connessioni e relazioni (il filo rosso), attraverso l’identificazione e la letterale ricucitura di oggetti e spazi, sia nel macro che nel micro: dagli alberi alle teiere, dalle tazzine alle fotografie.