La mostra attualmente a Palazzo Strozzi intende continuare a far conoscere al grande pubblico donne artiste. Dopo Marina Abramovich, infatti, il bel palazzo ospita in 9 sale un gran numero di opere di Natalia Goncharova, artista feconda e grande sperimentatrice nel corso di tutta la vita.

Nasce il 21 giugno 1881 nel Governatorato di Tula(Impero russo) da un architetto discendente dalla nobile famiglia di Natalia Goncharova-Pushkina, la moglie del grande poeta russo Alexandr Pushkin. A venti anni, a Mosca per studiare all’Istituto d’Arte, incontra Mikhail Larionov, con cui costruirà un sodalizio artistico durato 60 anni ed un rapporto personale profondo se pur basato su una attuazione condivisa di coppia aperta. .E’ Larionov a convincerla a dedicarsi, più che alla scultura, che lei aveva inizialmente scelto, alla pittura, per la quale gli appare molto più dotata. Seguendo questo suggerimento, Natalia è riuscita ad imporsi, prima figura femminile, nel panorama internazionale. Natalia Goncharova ha vissuto per l’arte in maniera totale e anticonformista. Tra i principali artisti dell’avanguardia russa, è stata attiva come pittrice, costumista, illustratrice, grafica, scenografa, decoratrice, stilista, ma anche come attrice cinematografica, ballerina e performing artist ante litteram. Ha esposto nelle più importanti mostre dell’avanguardia europea, tra Monaco, Berlino, Parigi e Londra. Enfant terrible dell’avanguardia, sfilava nei quartieri bene di Mosca con volto e corpo pieni di frasi oscene, per scandalizzare i benpensanti. Prima donna ad esporre in pubblico suoi dipinti di nudo femminile, è stata per questo censurata e processata. La grande retrospettiva apertasi a Palazzo Strozzi ripercorre in 9 sale coloratissime la sua vita controcorrente e la sua produzione artistica a confronto con opere di celebri artisti che sono stati per lei punti di riferimento come Paul Gauguin, Henri Matisse, Pablo Picasso, Umberto Boccioni.

Natalia ha infatti unito in maniera fortemente personale elementi iconici della tradizione popolare e religiosa russa ad istanze dell’arte moderna occidentale, passando attraverso il periodo eroico del primo Novecento, quello della Grande guerra e della Parigi degli anni Venti: dal primitivismo di Gauguin e dal cromatismo di Matisse alla forza costruttrice di Picasso, fino al dinamismo di Boccioni e Balla. Eroina dell’avanguardia russa, sintesi di compostezza e passione,ha vissuto come esule a Parigi per continuare a lavorare senza costrizioni. Si è sposata con Larionov solo negli ultimi anni di vita e solo per tutelare il comune lavoro.

Il percorso ospita 130 opere, in prestito da importanti collezioni e istituti internazionali: da musei russi quali la Galleria Tretyakov di Mosca e il Museo Statale Russo di San Pietroburgo, e dalle collezioni della Tate, della National Gallery, della Estorick Collection e del Victoria and Albert Museum di Londra. Fondamentali anche i prestiti da istituzioni italiane come i milanesi Museo del Novecento e il Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco, oltre che dal Mart di Rovereto. Tra le principali opere presenti in mostra lavori giovanili quali l’Autoritratto con gigli gialli (1907-1908), la tela Contadini che raccolgono le mele (1911) già proprietà di Ivan Morozov, uno dei maggiori collezionisti del primo Novecento, il polittico della Mietitura (1911) e i suoi dipinti di nudi, che la portarono a processo per oscenità. Una sezione dedicata alle opere religiose accoglie tra l’altro il monumentale polittico degli Evangelisti (1911), che nel 1914 a San Pietroburgo sconvolse il pubblico e fu ritirato dalle autorità. In occasione della mostra è stato restaurato il grande paravento commissionato a Natalia nel 1927 per l’Arts Club di Chicago dalla raffinata collezionista americana Rue Winterbotham Carpenter. La mostra presenta inoltre un confronto con importanti opere di futuristi italiani, come lo studio per La città che sale di Boccioni e Velocità astratta – l’auto è passata di Balla. Il confronto tra gli studi per Dinamismo di un ciclista di Boccioni e il Ciclista di Goncharova permette di apprezzare analogie e differenze tra Futurismo italiano e russo e di ripercorrere il rapporto con Marinetti e con gli artisti frequentati a Roma tra 1916 e ’17. Nella sezione dedicata a questo soggiorno italiano di Natalia e Mikhail, sono inclusi due lavori riemersi recentemente: Quattro Evangelisti, esposto all’epoca, da allora mai più esibito, e Icona del Salvatore, totalmente inedito. Donati all’amica artista boema Rougena Zátková, rappresentano una significativa testimonianza dell’uso di Natalia di donare proprie opere alle persone care. Fotografie d’epoca illustrano la biografia di Natalia, mentre alcuni video introducono al suo mondo e alla sua epoca: la vita rurale e urbana russa prima della Rivoluzione, la religiosità ortodossa e l’affascinante ambiente dei Ballets Russes di Serge Diaghilev. Il teatro le ha infatti assicurato rapidamente fama internazionale, grazie a scene e costumi di un esplosivo colorismo, che interpretano con grande vivacità l’animo russo, come quelli per il Coq d’or e l’Oiseau de feu. Anche l’allestimento della mostra rievoca le tinte forti, decise, che sono prerogativa di Natalia, utilizzando una rielaborazione grafica di motivi decorativi desunti dalle sue illustrazioni di libri, per un’immersione totale nella molteplice e spettacolare realtà dell’artista.

“Dedicare una mostra a Natalia Goncharova assume un significato particolare” – afferma Ludovica Sebregondi, curatrice della versione italiana della mostra – “non solo perché sottolinea il ruolo trainante che l’artista ha avuto nell’ambito delle avanguardie, ma anche per dar conto della sua capacità di esplorare stili diversi, riuscendo poi a ricondurli alla propria visione del mondo….” Una visione che, a giudicare dalle sue opere, rileva una propensione per la tradizione popolare russa. I suoi quadri al riguardo contengono più di altri una forte carica affettiva.