Il mio viaggio fantastico continua anche attraverso i meandri dei social network dove, spesso e con profondo stupore, i miei passi curiosi incrociano personaggi assolutamente straordinari. Mila Ortiz appare in lontananza, ma il suo carisma si percepisce ad occhio nudo. In verità sono già diversi anni che la seguo, la fiuto, come se una sorta di timore mi tenesse a distanza e allo stesso tempo mi spingesse verso di lei. L’incontro è inevitabile e il mio intuito colpisce nuovamente il bersaglio. Donna impalpabile, fuori le righe, eppure estremamente densa. L’ho sentita subito, l’ho metabolizzata lentamente ed ora la racconto.

Mila Ortiz nasce a Madrid. L’infanzia è stata fondamentale per lei, come lo è per tutti in realtà, ma per lei è stato quel territorio spazio-temporale dove ha scoperto meraviglie, percependo sin da subito, malgrado qualunque difficoltà, un profondo senso di armonia con l’Universo. Passa lunghi periodi dell’infanzia in un paesino poco distante da Valencia, davanti al suo amato Mediterraneo. I suoi ricordi sono le lunghe camminate nel Parco del Retiro, l’intenso odore dei libri della Fiera del Libro e poi girotondi, fatti di nuvole bianche, cieli blu, rosso e sfumature viola, suoni di acqua e risate, il mare, gli oleandri, i gelsomini e i fiori d’arancio, i colori soavi di sua madre e la presenza complice di suo padre. Mila riesce a visualizzare i suoni e li interpreta attraverso i colori, le piace questo e ascolta tanta musica nell’attesa di vederli danzare. Suo padre le trasmette la passione per lo studio e la ricerca - era chimico e scienziato - e le dà lo spazio per essere se stessa, libera; sua madre invece le dona la sensibilità verso il Bello. È la terza di tre fratelli, due maschi più grandi, con i quali si avventura nel mondo del cinema, della poesia, del jazz. Frequentano il Real Conservatorio di Música di Madrid e Mila si dedica alla musica classica per molto tempo. La sua formazione artistica è precoce e trasversale, contaminata sin dall’inizio da diversi strumenti e tecniche: la parola, il suono, i colori. Le sue opere sono il riflesso del suo sottilissimo modo di percepire la natura del mondo e dell’essere umano.

Da sempre, in famiglia, l’arte e la musica, dunque, sono stati molto presenti, un imprinting decisivo per il suo essere. Mila ricorda il Prado, che era vicino a casa, osservare i quadri la emoziona e lei è costantemente in ascolto, a riempirsi dei colori dei mondi surreali di Bosch, delle atmosfere dense di Velázquez, delle pennellate nervose e precise come un violino di Goya e della gioia melodiosa di Fra Angelico. La sua scuola era particolare e l’insegnamento seguiva le teorie della Institución Libre de Enseñanza de Giner de los Rios, così ha avuto la possibilità di approdare all’Arte con lezioni di musica, disegno all’aria aperta, ceramica, cinema e poesia, ma anche con un approccio scientifico diretto e sperimentale, che ha instillato in lei il germe della curiosità.

Per Mila colore e suono, pur essendo strumenti diversi, conformano un unico universo creativo. La pittura suona, ha tonalità calde e fredde in base agli accordi, alle armonie, i suoni inondano le tele mentre la musica crea tempi ritmici e melodici che danno sfumature ricche di tonalità.

Non concepisco l’una senza l’altra. Nel mio percorso artistico ho sempre tentato di dare uno spazio proprio sia alla pittura che alla musica ma, in molte occasioni, ci sono intersezioni e contaminazioni tra di loro. La sinestesia è, non solo una caratteristica che mi appartiene ma, una metodologia per approdare all’arte e attraverso la quale comunico con gli altri. Non immagino la mia vita senza le note, i colori e le parole. La musica mi ha sempre dato la calma che non ho, la voglia di svegliarmi, la consapevolezza della fugacità e della bellezza del mondo. Sono riuscita a viverla e fare della musica la mia principale professione che, sempre e comunque, resta legata all’immagine.

Dalla musica classica sono passata alla musica pop, più vicina alla gente, scrivendo in spagnolo per artisti come Branduardi, Ramazzotti, Baglioni, Celentano, Mina, Ferro, Il Volo e molti altri. Franco Battiato è stato il primo a darmi l'opportunità di scrivere testi per lui. Ora continuo la mia attività come autrice di musica e parole ma mi dedico anche ai colori e la didattica. La musicoterapia si è avvicinata a me e la sperimento, nei percorsi più complessi di apprendimento, con bimbi e ragazzi diversamente abili o in condizioni di malattia grave. Tutto questo è meraviglioso.

Mila Ortiz ha studiato al Conservatorio di Musica di Madrid e si è anche laureata in Storia di Arte. Per motivi di studio, ha iniziato a coltivare la lingua italiana nella capitale spagnola presso l'Istituto Italiano di Cultura, mentre stava preparando la sua tesi sull'architettura e la musica del Barocco in Italia.

Dopo aver terminato gli studi, Mila Ortiz lascia Madrid per raggiungere l’Italia dove inizia a lavorare con le case discografiche, in particolare per la musica classica, solo successivamente si avvicina al mondo della musica pop. Ha uno studio di registrazione frequentato da molti artisti.

Poi, nel 1997, l’incontro con Eros Ramazzotti. “Ho incontrato suo fratello Marco e grazie a lui ho potuto conoscere Eros. L'incontro è stato molto particolare, perché in Spagna, quando ero giovane, ascoltavo le sue canzoni e il fatto di poter collaborare con lui era come un sogno. La prima canzone che ho adattato per Eros è di enorme importanza per me. Stavamo lavorando all’Isola Studios di Milano alla parte del "coaching”, in modo che potesse parlare perfettamente e non avere problemi con la dizione. Ho adattato Tierra Prometida da Terra Promessa, cosa che non era mai stata fatta prima.”

E proprio questa canzone di Eros Ramazzotti è stata curiosamente uno dei suoi primi successi; il pezzo che ha reso famoso il cantante romano nel 1984, quando ha ottenuto la vittoria nella categoria Giovani promesse del Festival di Sanremo.

Da quando si sono incontrati, Mila Ortiz ha collaborato ad una moltitudine di progetti e adattato gran parte del lavoro del cantante italiano allo spagnolo. Dopo questa prima incursione nell'universo ramazzottiano, Mila è tornata per prestare la sua poesia in diverse canzoni dell'album Stile Libero. Dal 2003 al 2012, tutte le canzoni di Eros, che sono state adattate alla lingua spagnola, portano la firma di Mila Ortiz.

Vi sono molti aspetti da tenere in considerazione quando si desidera adattare un tema della lingua originale a un'altra lingua. Gli aspetti chiave sono molteplici, primo fra tutti seguire la metrica, perché si possono dire parole molto preziose, ma se non hanno musicalità, si spezza l'armonia costruita nella lingua originale. Un altro fattore da tenere in considerazione è la libertà. In alcune occasioni, gli artisti mi chiedono di essere molto letterale, di essere molto vicina all'argomento che l'autore ha scritto; in altri casi, mi concedono carta bianca e mi permettono di modificare il testo in qualcos'altro.

Anche le questioni culturali rappresentano un ulteriore vantaggio. Ci sono cose che non sono comprese in Spagna o in Sud America come sono comprese in Italia. Adattando, cerco di trasmettere il più grande lirismo possibile.

Mila affronta i testi come storie diverse. Ascolta la musica insieme agli artisti, mentre la stanno creando, in maniera tale che il testo abbia una qualità musicale e poi, a poco a poco, lo adatta. Questo lavoro può durare anche di mesi. Le piace lavorare nelle diverse fasi: improntare una prima visione dello scritto, lasciarlo decantare, maturare e, solo dopo qualche giorno, riprenderlo. “Cambio sempre tutto, è una disperazione”, sorride.

Il percorso artistico di Mila Ortiz è a dir poco strepitoso, per quanto riguarda la musica ha costruito una solida carriera di venticinque anni lavorando con i migliori della musica classica, come il Maestro Accardo alla Scala di Milano e il Maestro Vaglieri, ottenendo dei premi prestigiosi anche nella musica pop come il BMI nel 2005 e il Latin Grammy Award 2007 per diverse sue canzoni oltre a diversi dischi d’oro e platino in Spagna e Sudamerica.

Eppure Mila non è solo suono, Mila è anche colore. Un paso doble mozzafiato. E questi due elementi si continuano a fondere e confondere lungo il suo percorso artistico. Ha lavorato in Italia per l’Art Director’s Club e la Villa Castel Barco Albani, creando paesaggi sonori e istallazioni artistiche. La sua opera plastica si trova in collezioni private di artisti e discografici sia italiani che spagnoli. Ha esposto Il giardino delle delizie alla Taste Gallery di Madrid e Notturno: Homenaje a Azarquiel a Toledo. Qui è responsabile delle attività culturali e didattiche presso il Museo di El Greco.

“Se Mila dovesse scegliere quale linguaggio tra i molti che conosce parla meglio di lei, direbbe il colore. Non le parole, che pure le appartengono in più di una lingua e che usa come fili di seta nella tessitura delle canzoni che scrive. Non le note, che ha studiato e padroneggia alla perfezione. E anche se non fosse lei a scegliere, lo faremmo noi per lei. Noi che abbiamo visto le sue case, mura e oggetti fra i quali si ripara dal freddo e non solo quello invernale, e i suoi vestiti, improbabili scie dietro i suoi passi frettolosi, lampi di carminio, onde turchesi, veli di prato, nuvole rosa che improvvisamente appaiono e scompaiono”, scrive di lei Manuela Stefani, scrittrice e giornalista.

Mila svela i suoi mondi sommersi, attinge nel colore l’energia per continuare il suo viaggio. Allegorie di sentimenti, astrazioni che riguardano il lato nascosto e più prezioso del suo speciale essere. Un codice da decifrare individualmente, messaggi diversi per ciascuno di noi. Una comunicazione sopraffina che non ha bisogno di traduzione letterarie proprio perché universale.

Mila Ortiz è un’artista contemporanea, che ha saputo circondarsi di creativi e correnti d'avanguardia, ma è anche un’umanista rinascimentale che, nel tempo, studia lentamente l'arte e le sue evoluzioni tra oggetti, luci e ombre del suo laboratorio nel mezzo della splendida Toledo. Condivide spazio e tempo, nonostante il salto di 400 anni di storia, con El Greco, e come lui, cerca il terreno e il divino, la linfa vitale che riporta in vita i sogni e una formula intima e segreta per trasformare gli elementi e trovare così la sua pietra filosofale.