In Perpetual Nexus, seconda personale presso la galleria The Flat-Massimo Carasi, Leonardo Ulian esplora la relazione fra l’oggetto tecnologico e l’immateriale, presentando una nuova serie di lavori scultorei e una grande installazione site-specific.

Deprivando gli elementi elettronici della loro funzione originale essi diventano oggetti effimeri e facendo ciò l’artista intende porre domande sulla nostra relazione con la contemporaneità e sulla costante crescita di nuove speranze tecnologiche, quasi comparabili ad una nuova spiritualità tecnologica. La mostra è connotata da una grande installazione ambientale chiamata "Technological Mandala 141 - Perpetual nexus", la cui parte centrale é costituita da vari elementi elettronici saldati insieme dalla quale si espandono verso l’esterno frammenti di Perspex colorato connessi da fili d’ottone.

L’aspetto dell’installazione ricorda un tema sacro e geometrico simile alle vetrate di una cattedrale che diviene, nelle intenzioni di Ulian, un oggetto sacro e contemporaneo da adorare. All’artista piace dotare il Technological Mandala di poteri effimeri che vanno oltre la natura effettiva dei materiali di cui è composto.

È interessante rilevare che la domanda più comune che gli viene rivolta a proposito della natura della serie dei “Technological Mandala” è : “ma..funzionano in qualche modo?” In quanto assomigliano di fatto a dei circuiti elettronici e all’artista piace rispondere: "Si, dovrebbero stimolare le menti, con pensieri, immagini, connessioni e così via”, come in effetti fanno i circuiti elettrici tradizionali ma nel caso di Ulian essi operano ad un diverso livello di coscienza.

C’è un desiderio intimo da parte dell’artista di dare un senso alle cose di tutti i giorni e ai concetti che a volte riescono difficili da afferrare, come per esempio la “Contemporaneità”. Ulian dice: “Will E. Coyote, il personaggio dei cartoni animati, cerca sempre di acchiappare il Roadrunner costruendo bellissimi marchingegni utopici, ma sfortunatamente ciò non avviene e i piani non funzionano mai; ciononostante egli instancabilmente persiste nella propria missione. La “Contemporaneità” è come il Roadrunner: quando ti avvicini a coglierne il significato, esso scompare improvvisamente in una nuvola di polvere...”

Anche il concetto di impermanenza è caro a Ulian, un tema presente anche nei Mandala di sabbia della tradizione buddhista, ma nel suo caso i Mandala tecnologici non vengono spazzati via alla fine del loro creazione: vengono invece fissati saldamente per diventare una sorta di ricordo feticista. Il processo di lavoro dell’artista é comparabile per certi versi a quello di una macchina impazzita programmata per trovare una soluzione ad un problema che effettivamente non sarà mai risolto.

Attraverso la connessione compulsiva di oggetti diversi, la pratica di Ulian anima domande sul significato e la relazione tra gli oggetti e i concetti che attribuiamo ad essi. Ciò facendo l'artista crea la propria rete di connessioni dove le possibilità sono infinite; infatti analogamente ad internet, nella complessità, se un punto viene interrotto, una nuova direzione può essere identificata e riscoperta, trovando nuovi significati e connessioni possibili.