Lo stile artistico di Andrey Remnev affonda le radici nel Costruttivismo russo per sviluppare una libertà espressiva che esalta le linee e le forme, la luce e i contrasti.

La contemporaneità di Remnev si congiunge con la tecnica della combinazione di tempera d'uovo e oli, utilizzata soprattutto dai Maestri dell'arte del XIII e del XIV secolo, periodi storici che prediligono le sperimentazioni in campo pittorico amplificando ora l'una o l'altra tecnica e abbozzando, di conseguenza, le basi per una sorta di indagine stilistica ed emotiva. Quanto più una tecnica si rivela nella sua efficacia tanto più sarà veicolo per la trasmissione di emozioni.

Chi volesse approfondire la qualità dell'arte di Andrey Remnev, in mostra alla Dorothy Circus Gallery di Roma dal 30 novembre fino al 30 dicembre del 2019, riuscirebbe a sentire l'eco dell'arte russa sacra che confluisce in una poetica simbolica dove è tangibile la fusione di elementi concreti e spirituali, di forme sacre e profane. Allusività strutturale e suggestione di pensieri: l'arte di Remnev, costantemente attraversata dalla presenza della bellezza femminile, tende a trasmettere un aspetto dell’Arcano profanato.

I volti femminili di Remnev, volutamente aggraziati, impreziositi da velluti d'oro su sfondi blu o rossi, ci conducono per mano sulle note pittoriche di Giotto, di Cimabue, di Piero della Francesca, fulgide istantanee dei Preraffaelliti, evocazioni di una purezza eterea in bilico tra passato e futuro.

Nella resa dal vivo, l'oro che caratterizza le sue opere crea un effetto che restituisce all'osservatore la sensazione di un tessuto prezioso proprio come i drappi dorati giapponesi ai quali l'autore ha dichiarato di ispirarsi. La ricorrente scelta del rosso contribuisce a truccare i suoi personaggi in chiave fortemente contemporanea potenziata ulteriormente dal più intenso e misterioso blu che partendo da Giotto, passando per Tiziano fino a Yves Klein, ci incanta con la sua sacralità goccia dopo goccia.

La preziosità delle opere di Remnev, che risiede nella cura e nella ricchezza dei dettagli oltre all'uso di una vasta gamma di colori, rimanda all'immaginazione prodotta dalle creazioni di Gustav Fabergé. Proprio sulla commistione di stili ed epoche differenti, fusione tra arte classica italiana e linguaggi contemporanei scrive Eugene Steiner, storico dell’arte, specializzato in arte giapponese e ricercatore per le università di Mosca, Gerusalemme, Tel Aviv, Tokyo, Yokohama, New York, Manchester e Londra dove tuttora insegna:

Remnev's figures with their stillness or slow mannequin-statuary plasticity exist in a distinct static space, where time has stopped, and the atmosphere is so clear and transparent that it reaches the state of airlessness. His bodies are associated with the characters of Piero della Francesca, which silently and motionlessly participate in some sacred miracle play– think of the figures of Piero's Flagellation of Christ or Ascension. This gentle pace of life in Remnev's paintings can be described by the words from the old dictionary of art: deisis, or Sacra Conversazione (Holy Conversation). Such is his recurrent motive of the meeting.

Un grande artista, quindi, che tenta di comprendere la contemporaneità a partire dai canoni dell’arte classica italiana, un modo per reinterpretare il quotidiano e guardarlo da un’altra prospettiva, con occhi nuovi.