Violenza è una parola che etimologicamente significa “che viola” cioè che va oltre il limite della volontà altrui. Come è facile intuire la violenza umana ha radici antichissime, antiche come la storia stessa dell'uomo. Homo homini lupus diceva Plauto nell'Asinaria alludendo all'egoismo umano; concetto poi ripreso da Hobbes nel De Cive per indicare lo stato di natura dove gli uomini, accecati dall'egoismo lottano tra di loro per sopravvivere.

Ad ogni modo se la storia dell'uomo è una storia di violenza, non sono mancati esempi clamorosi di lotta politica basata sul rifiuto di ogni atto di violenza: la nonviolenza di Gandhi ed a seguire Martin Luther King, i movimenti pacifisti, ecologisti, per i diritti civili, per i diritti culturali, ecc. C'è quindi, in un mondo strutturato sulla violenza, uno spirito di speranza, l'idea alternativa di un mondo diverso. E questa speranza passa inevitabilmente dalla cultura, dal fatto cioè che possiamo controllare e dominare gli istinti violenti e scrivere una pagina nuova della storia dell'umanità. Lo sa bene l'artista pakistano Imran Qureshi che nelle sue suggestive opere, che ricordano tutta la violenza dalla quale siamo circondati, trova sempre il modo di comunicarci la speranza che un nuovo mondo è possibile e che se solo lo vogliamo possiamo trovare in noi il seme della rinascita.

La mia pratica è interamente focalizzata su quel qualcosa di bello e meraviglioso che emerge da qualcosa che sembra violento ed aggressivo.

Artista pluripremiato di fama internazionale Qureshi ha rivoluzionato la pratica della miniatura delle corti Mughal della fine del sedicesimo secolo rendendola pienamente contemporanea, esperenziale, installativa, performativa, coniugandola a temi decisamente attuali. Il colore rosso sangue tipico delle sue installazioni ricorda la morte, la violenza. I fiori, le foglie, i motivi naturalistici, la vita, la speranza. Ed in questa dualità così forte ed emblematica della nostra contemporaneità così come della nostra storia risiede la straordinarietà artistica di Qureshi che ci fa riflettere ed allo stesso tempo emozionare.

Inaugurata il 7 marzo 2020 Out of Blue è il titolo della sua ultima installazione realizzata per raccogliere fondi per la ristrutturazione della scuola femminile di Karachi, Pakistan (Khatoo-i-Pakistan Government Girls School). Si tratta di una iniziativa del noto cantante pakistano Shehzad Roy e della sua fondazione Zindagi Trust molto attiva nel sostegno dell'istruzione. Un'iniziativa senza precedenti in Pakistan dove non esiste un programma di arte pubblica o comunque di educazione artistica. Qureshi ha aderito all'iniziativa realizzando un'installazione site specific, donando alcune sue opere che possono così essere vendute per raccogliere fondi e mettendo a disposizione la sua notorietà internazionale per portare l'attenzione su un tema così delicato ed importante.

Penso che quando hai raggiunto il successo è tempo di dare qualcosa indietro alla società.

E l’istruzione in questi tempi, in tutto il mondo è una delle principali sfide per il futuro. Non a caso Nelson Mandela ha detto:

L'istruzione è l'arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo; l’istruzione è il grande motore dello sviluppo personale. È grazie all’istruzione che la figlia di un contadino può diventare medico, il figlio di un minatore il capo miniera o un bambino nato in una famiglia povera il presidente di una grande nazione. Non ciò che ci viene dato, ma la capacità di valorizzare al meglio ciò che abbiamo è ciò che distingue una persona dall'altra.

Contrariamente alle altre opere di Qureshi dove il colore è il rosso scuro, Out of Blue è un trionfo di blu. Una scelta legata non solo all'estetica quindi un colore armonico nei confronti del contesto ma legata soprattutto alla vita. Un mare blu, un mare di speranza invade la terrazza della scuola femminile di Karachi e può essere visto dalle finestre delle classi che accolgono le studentesse stimolando un senso di rilassamento e concentrazione.

L’inclinazione del blu all’approfondimento è così grande che proprio nelle tonalità più profonde diventa più intensa e acquista un effetto interiore più caratteristico. Quanto più il blu è profondo, tanto più fortemente richiama l’uomo verso l’infinito, suscita in lui la nostalgia della purezza e infine del sovrasensibile.

(Vassily Kandinsky)

Out of Blue è l'inizio di una rivoluzione. Una rivoluzione culturale.