In un momento difficile e costantemente in mutamento come quello che stiamo vivendo, in cui tutti i musei sono chiusi e gli eventi annullati o rimandati, il mondo dell'arte, sta potenziando i propri canali digitali, per essere, virtualmente presente, a livello globale. La proposta, soprattutto video, è davvero amplissima.

Forse anche per questo, Brigataes che, da sempre si interroga sull'identità dell'artista e lo fa utilizzando la multimedialità nelle sue installazioni, ha scelto, questa volta, di focalizzarsi sul binario fotografico.

I progetti fotografici Apocalypse Now e artists' antivirus selfies archive nascono come documentazione drammatica, senza ironia, della condizione attuale di uomini e di artisti visivi contro l'attacco invisibile.

Il progetto artists' antivirus selfies archive, in particolare, ha aderito all’iniziativa #iorestoacasa con... del Museo MADRE di Napoli, che attraverso la Call to Action “How To Change The World From Your Living Room” ha invitato artisti e creativi a reinterpretare alcune parole e temi chiave che riflettono questo momento difficile.

Brigataes, già presente nella collezione del Museo MADRE con l'installazione Cittàlimbo Archives (2015), ha chiesto per questo nuovo progetto la partecipazione di tutti gli artisti che conosce, riscuotendo subito un gran numero di adesioni. Tra gli artisti che hanno inviato i propri selfies, ci sono Enrico Bugli, Pietro Lista, Manuela Corti, Anna Valeria Borsari, Giovanni Bai, Werther Germondari, Bartolomeo Migliore, Franko B, Giulia Caira, Giovanna Ricotta, Sukran Moral, Quintino Scolavino, Andrea Chiesi e molti altri.

Abbiamo intervistato il creatore di Brigataes, Aldo Elefante, per sapere come si stanno evolvendo questi due progetti.

Risale al 4 febbraio la pubblicazione della prima foto della serie Apocalypse Now. Si tratta di un uomo asiatico in divisa con la mascherina e con lo sguardo fisso. Qual è la storia dietro questo primo scatto?

Quando ha cominciato a profilarsi al nostro orizzonte l'attuale apocalisse ho pensato di utilizzare le immagini proposte dall'informazione e reperibili in rete, per proporne una selezione quotidiana nelle mie pagine sui social networks. Il progetto è nato soprattutto dalla necessità di analizzare come viene raccontata dai media questa pandemia e dall'idea di farne un archivio, sottraendo frammenti del repertorio iconografico prodotto al flusso continuo dei dati. Tratto queste immagini come readymade. Le rendo omogenee virandole in bianco e nero ed apponendovi le barre nere, che nei miei lavori sono il segno della codificazione in immagine del reale e della selezione dello spazio visivo che offro al fruitore. Questo primo scatto selezionato condensa e rende visibile insieme epidemia potere e storia in quel momento.

Con artists' antivirus selfies archive, che partecipa anche alla call lanciata dal Museo MADRE, vediamo gli artisti in primo piano. Ad ora, quanti artisti sono coinvolti? C'è una foto, che è in particolar modo significativa del progetto?

aasarchive è uno dei pochi progetti indipendenti in circolazione. In pochi giorni sono arrivate più di cento adesioni. Artisti storicizzati e artisti semisconosciuti continuano ad inviare i propri autoscatti che vengono pubblicati su Facebook ed Instagram, al ritmo di tre al giorno. C'è una delle prime foto che considero significativa. È quella di Enrico Bugli, figura storica della Neoavanguardia italiana, che, con una maschera antica e da lavoro, esprime in maniera sublime tutta la drammaticità del presente.

Come mai si è scelto proprio il selfie?

Direi che è stata una scelta obbligata ma anche l'unica possibile per rispondere da ogni punto del territorio nazionale a questa richiesta di Brigataes. Una volta tanto poi il selfie è stato lo strumento per testimoniare una condizione esistenziale invece che la fiction della propria vita.

La fotografia, è di per sé un mezzo statico ma che permette, di documentare fedelmente il reale, scandendolo nel tempo. Si è inoltre scelto il bianco e nero, per entrambi i progetti. È una scelta puramente stilistica o anche intimista?

Io ho abbandonato il colore sia nei video che nelle fotografie da anni perché credo ci sia bisogno di una discontinuità fra la rappresentazione del reale proposta dagli artisti e l'immaginario imposto da società pubblicitaria e cultura mainstream, che invece vanno sempre di più verso la finzione totale dell'immersione e quindi hanno bisogno del colore. Il bianco e nero crea una frontiera e rappresenta una distanza. Aggiungo che mai come per questi due progetti il b/n è indicato perché il dramma vive nell'assenza di colore e questo ce lo ha insegnato Picasso con Guernica.

Si potrebbe dire che i due progetti sono, in un certo senso, come due gemelli eterozigoti. L'uomo da una parte, l'artista dall'altra. Entrambi hanno una mascherina.

Cosa li accomuna e li separa?

Non faccio questa differenza perché in aasarchive gli artisti sono uomini come gli altri. Per questo ho rifiutato tutti gli interventi estetici che aggiungono segni, per esempio, dipingendo la mascherina, perché in questo momento mi sembrano solo esercizi di decorazione ed in quanto tali non essenziali. Entrambi i progetti hanno come oggetto l'umanità come specie che si difende. Apoclypse Now è un archivio analitico d'immagini, si inscrive quindi nel campo della cultura visuale, mentre aasarchive è un archivio di esistenze di matrice antropologica, come Cittàlimbo Archives in collezione al MADRE.

Quando il peggio, ci auguriamo, sarà passato, cosa diventeranno o rappresenteranno questi progetti?

Questi progetti rimarranno nella memoria effimera della rete come documento di questa apocalisse. Ad artists' antivirus selfies archive soltanto mi piacerebbe dare l'illusione della persistenza trasformandolo in una pubblicazione, un catalogo una volta tanto non di opere ma di vite d'artista in pericolo.

Biografia

Sigla di produzione estetica creata da Aldo Elefante nel 1992, Brigataes ha realizzato installazioni multimediali, opere video, azioni performative, interventi urbani in cui, con approccio ironico ed esiti paradossali, si mette in questione la posizione dell’artista e il significato stesso dell’arte nella cultura contemporanea. La sigla Brigataes, nella sua assonanza con una denominazione destabilizzante quale quella di “brigata”, plasma e ridefinisce esplicitamente i limiti di razionalità ed irrazionalità, caos e disciplina, esprimendo le potenzialità di stati conoscitivi e di azione sospesi, ipotetici o dubitativi: nella teorizzazione della psicanalisi freudiana l’Es (Id) è del resto l’istanza inter-psichica più arcaica e che contiene tanto le spinte pulsionali erotiche (Eros) quanto quelle autodistruttive (Thanatos).

Brigataes costruisce, attraverso i suoi progetti, i capitoli di una narrazione sociale, politica, economica culturale che riscrive, approfondendola, la realtà stessa, definendo i contorni labili di una personalità artistica che appartiene a una storia dell’arte parallela, in cui la memoria reale, o condivisa, è la premessa di una memoria fittizia, o singolare, e in cui l’arte non consiste solo in ciò che è, o è stata, ma anche in ciò che l’arte avrebbe potuto essere, o che potrebbe diventare.