Durante l’estate prenderà via il nuovo progetto E(ART)H OFF a Castiglione Dei Pepoli in provincia di Bologna a cura di Federica Fiumelli di Officina 15.

Il primo progetto espositivo site-specific pensato per la "Sala della terra” parte del Centro di Cultura Paolo Guidotti - è dell’artista Oreste Baccolini - “Schegge di nuvole / Splinters of clouds”.

Le date ufficiali della prima mostra verranno comunicate a breve, a seguito della preview online sul canale Instagram di Officina 15.

Il progetto nasce come ulteriore sviluppo dell’esistente #artOFF che mette al centro l’arte contemporanea in un dialogo con la comunità e il territorio dell’Appennino.

#artOFF infatti è un progetto di promozione artistica nato all’interno dell’associazione culturale Officina15 che ha l’intento di avvicinare e sensibilizzare la comunità e il territorio dell’Appenino nei confronti dell’arte contemporanea e della fruizione delle opere.

Da tre anni il progetto #artOFF invita mensilmente - bimensilmente artisti di diversa generazione ad esporre presso gli spazi dell’Associazione.

Vista l’importanza della “Sala della Terra” si vuole espandere il progetto invitando con la stessa cadenza sopraindicata un artista per volta con un’opera specifica a dialogare con la sala.

Questa diviene così un’occasione di rileggere l’importante patrimonio della sala mettendolo in dialogo con un linguaggio complesso come quello dell’arte contemporanea.

Il nuovo progetto E(ART)H OFF - contiene già nel nome la doppia natura: terra - suolo - terreno e arte. OFF vuole indicare l’ubicazione nel territorio dell’Appennino “distante” e “differente” dai centri cittadini.

Dietro la suggestiva denominazione “Sala della Terra” si nasconde un’eccezionale esposizione che ripercorre la storia delle lontane ere geologiche e ci riporta alle origini dell’Appennino bolognese.

I materiali che i visitatori possono ammirare provengono da un appassionato ricercatore locale, Ultimo Bazzani, che ha donato al Comune di Castiglione oltre duemila reperti mineralogici e paleontologici (fossili) raccolti in oltre trent’anni di ricerca nell’area compresa tra Castiglione dei Pepoli, Camugnano e Grizzana Morandi.

I fossili sono stati studiati e classificati all’Università di Bologna da un gruppo coordinato dal professor Gian Battista Vai, direttore del Museo Geologico “G. Capellini”.

A detta degli studiosi i materiali esposti nella “Sala della Terra” rappresenterebbero la dimostrazione tangibile che le formazioni rocciose dell’Appennino settentrionale possono contenere una varietà di resti fossili ben superiore a quanto riportato finora dalla letteratura scientifica e quindi questa collezione può aprire nuovi ed inaspettati percorsi di ricerca. I dati di questo studio sono stati per ora utilizzati da Stefano Falcone per la realizzazione della sua tesi magistrale, incentrata proprio sulla musealizzazione e sulla valorizzazione della collezione Bazzani.

Quattro sono le sezioni, evidenziate secondo criteri geologici e geografici. Alla fauna delle Argille Scagliose, Argilliti a Palombini appartiene un solo reperto, l’Anahoplites sp. che rappresenta un ritrovamento eccezionale per l’Appennino settentrionale, unico per quanto riguarda il bolognese. Si tratta di una Ammonite di piccola taglia, in ottime condizioni di conservazione. Altri reperti appartengono ai Calcari a Lucina: alcuni esemplari sono particolarmente attraenti per la presenza di cristalli all’interno dei bivalvi. Alla fauna della Formazione di Bismantova fa riferimento il maggior numero di reperti: da una parte invertebrati spesso ben conservati, dall’altra una notevole quantità di resti di pesci e in particolare di denti di squalo (oltre 800), che permette di tentare una ricostruzione sia dell’aspetto del fondale sia della colonna d’acqua soprastante. Ai vegetali della Formazione Cervarola appartengono pochissimi reperti tutti rinvenuti in località Bacino del Brasimone. Anche questi resti fossili, al pari dell’Ammonite, per la loro peculiarità e rarità rivestono un importante ruolo all’interno della collezione.

Accanto allo studio sui materiali, sono stati individuati quattro itinerari tematici che si snodano lungo l’Appennino bolognese e ripercorrono i siti da cui provengono i fossili esposti. In tal modo si è voluto creare un preciso ed evidente legame tra il territorio e il museo che ne è rappresentazione.

Assai suggestiva è la realizzazione espositiva, curata da Ecosistema e Arklab: la sala si presenta come un ambiente in penombra (le pareti sono dipinte con colorazione scura), nel quale i fossili e i pannelli che li illustrano e contestualizzano sono illuminati con fasci di luce concentrati, che li isolano dal contesto. Al centro dell’ambiente un’apposita struttura, che ripete le forme del fossile, ospita la teca dell’Anahoplites, che in tal modo viene a trovarsi anche fisicamente al centro della sala e dell’esposizione.

Determinante per la realizzazione della “Sala della Terra” è stato anche l’apporto del Parco dei Laghi di Suviana e Brasimone, grazie al quale sono stati realizzati gli arredi e i pannelli informativi. In tal modo la Sala è divenuta uno dei centri visita del Parco, nel quale vengono sviluppate tematiche complementari a quelle degli altri tre (Camugnano, Suviana e Poranceto).

Il primo intervento site-specific che verrà ospitato nella “Sala della terra" - “Schegge di nuvole / Splinters of clouds” conferma l’azione poetica commemorativa dell’artista Oreste Baccolini.

Durante alcune passeggiate lungo i crinali delle montagne di Grizzana Morandi l’artista ha ritrovato frammenti di bombe e successivamente le ha fatte cromare d’argento.

La cromatura dei metalli oltre ad avere una funzione protettiva è in grado di aumentare notevolmente la resistenza delle superfici alla corrosione generica e all’usura del tempo, rendendole eteree, ed estranee ancora una volta al contesto originario.

Da un uso bellico ad un uso metaforico, poetico - le schegge divengono frammenti di una fragilità umana percepibile, ma soprattutto condivisibile.

Vengono trovate, spogliate, rilette e rese libere. Quasi “Pasoliniane” ci interrogano con ferocia e poesia.

L’artista racconta: “Le montagne dell’Appennino tosco-emiliano, a settant’anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, sono ancora disseminate di reperti ferrosi derivanti dalla frammentazione di ordigni di diversa natura, in particolare proiettili di cannone e bombe aeree, che sono stati esplosi o fatti cadere dal cielo. Dal cielo sono arrivati, prendendo forme di nuvole.”

Nelle prossime settimane, per introdurre maggiormente il pubblico verso questo intervento, verranno raccontate sul profilo IG di Officina 15 altri lavori dedicata alla storia che l’artista Oreste Baccolini ha portato in questi ultimi anni nel territorio dell’Appennino, in diverse mostre - come “Papà tornare”, “La Vergato Liberata”, “Less is more” - tra memoria storica e trasversalità mediale.