Oggi parleremo di uno dei capolavori incompiuti di Leonardo, si tratta dell'Adorazione dei Magi, attualmente esposto alla Galleria degli Uffizi di Firenze. Furono i monaci di San Donato a Scopeto nell’anno 1481 a commissionare all’artista quest’opera, che egli avrebbe dovuto terminare nel giro di due anni. Non riuscì però a finirla perché nell’estate del 1482 partì per Milano dove restò fino al 1499. Nel 2017 la pala dopo un restauro di sei anni è tornata a decorare le pareti della Galleria.

Pur essendo incompiuta essa è ricca di innovazioni che saranno messe poi a punto da Leonardo negli anni successivi ed è l'unica in cui appare l'autoritratto dell'artista in giovane età, aveva infatti 29 anni quando la realizzò.

Il fatto di avere un'opera non terminata ci permette di capire il modus operandi dell'artista nella realizzazione del suo lavoro. Come da consuetudine partiva dal disegno, in cui, a differenza dei suoi contemporanei, non marcava le linee dei contorni e al contrario li sfumava. Lo faceva principalmente per due ragioni, la prima per creare una continuità tra gli oggetti e le figure con lo spazio circostante e la seconda perché la linea dei contorni nella realtà non era e non è visibile, quindi, perché dipingerla.

Realizzato il disegno iniziava a stendere una base scura nelle parti interessate e lascava invece visibile la preparazione chiara di fondo sui soggetti più illuminati. Fatto ciò, il pittore sarebbe poi passato alla stesura dei colori.

Andiamo adesso ad analizzare l’opera che si presenta oggi come un grandioso abbozzo a monocromo.

Partiamo subito con la prima delle innovazioni che riguarda la composizione, essa è triangolare. Abbiamo la Vergine al centro posta in una posizione leggermente rialzata rispetto ai Re Magi disposti ai lati, quasi a formare un triangolo isoscele. Leonardo usò questa composizione anche nella Vergine delle Rocce che realizzò successivamente.

Attorno alla Vergine e i Re Magi, quasi a formare un semicerchio, appaiono tutta una serie di figure maschili e femminili, in cui l'artista si esercita a rappresentare i diversi stati d'animo dell'essere umano.

Se esaminate la prima figura in piedi a sinistra, l'uomo con la mano sotto il mento, essa rappresenta il "meditativo”; le figure alla sua destra in bianco mostrano una sorta di angoscia mentre il ragazzo a sinistra dell'albero, la gioia. Abbiamo poi l'uomo con la mano sulla fronte simbolo di curiosità e la donna con la mano alzata che esprime la sua disperazione. Leonardo conferisce quindi a ciascuna figura un'espressività diversa perché in natura tutti siamo diversi l’uno dall’altro. Inoltre, l'artista si rappresenta all'estrema destra, girato verso l’esterno.

Un'altra delle grandi innovazioni che compaiono in quest'opera, forse la più importante, la vediamo nella battaglia tra cavalieri che avviene nella parte in alto a destra. In questa scena per la prima volta nella storia della pittura Leonardo rappresenta il movimento in maniera dinamica. La polvere che sembra levarsi da terra a causa dello scontro tra i soldati e il cane che arretra in posizione di guardia contribuiscono a rendere questo movimento reale. Mai nella pittura si era visto sino ad allora una rappresentazione di esso così forte.

E che dire dei cavalli! Le loro teste sono perfette. Leonardo era un vero e proprio indagatore dell'animo umano e dei fenomeni della Natura, che lo portavano a dipingere con un approccio notevolmente diverso rispetto ai suoi contemporanei.

Prendiamo, ad esempio, la prospettiva. Essa era necessaria al pittore rinascimentale sia per realizzare la tridimensionalità che per rappresentare gli oggetti nello spazio nella giusta dimensione; fino a Leonardo il suo stadio era stato sempre affrontato da un punto di vista matematico, geometrico. Il grande artista, invece, lo affrontò da un punto di vista "scientifico".

Egli affermava che le cose viste a distanza non ci appaiono nitide come quelle viste da vicino perché tra di loro si frappone l'atmosfera che ne cambia la nitidezza e di ciò il pittore deve tener conto, soprattutto quando dipinge i paesaggi. Ed ecco che nasce la prospettiva atmosferica, influenzata non da regole matematiche ma da fenomeni naturali.

Ritornando alla nostra opera in alto a sinistra vediamo un tempio che sta crollando, simbolo della fine del mondo pagano e dell’avvento del Cristianesimo, che invece è rappresentato dalla Vergine e il Bambino Gesù in primo piano.