Deputate prima di tutto alle chiese, le icone sono essenzialmente oggetti di culto destinati alla venerazione del clero e dei fedeli che davanti ad esse pregano e accendono lumi e in varie occasioni portano in processione.

Tra le definizioni date alle icone, molto calzante è quella metaforica di “trattato di teologia a colori". Si tratta infatti di un vero ritratto che trasmette ai fedeli un profilo insieme fisico e teologico: l'icona contiene insieme i tratti somatici e spirituali della persona raffigurata.

Le icone più antiche sono realizzate ad encausto, in questa tecnica i colori sono legati con della cera e stesi con ferro rovente, un numero più elevato di icone sono realizzate a tempera.

La tavola di legno è selezionata accuratamente tra le essenze non resinose e diverse secondo i luoghi di origine, alcune tavole sono dipinte su entrambe le facce e vengono utilizzate essenzialmente per scopi processionali.

Nel corso del tempo molte icone sono state ricoperte da un’ornamentazione metallica, più o meno preziosa, chiamata in Russia riza, che copriva tutto il dipinto, ad esclusione del volto e delle mani della figura rappresentata. Va precisato tuttavia che l'icona ha un valore spirituale per il soggetto che raffigura e non per gli oggetti pur se pregiati che la ricoprono.

I temi trattati nelle icone sono molto diversi e coprono quasi tutti gli argomenti della storia sacra dell'Antico e del Nuovo Testamento, seguendo i cicli liturgici del temporale e del santorale, con attenzione specifica rivolta ai personaggi e al loro ruolo peculiare svolto nella storia della salvezza e della Chiesa. I personaggi maggiormente raffigurati sono Cristo e Maria Madre di Dio.

Le icone mariane possono essere ricondotte ad un numero limitato di "tipi" che prendono il nome da caratteristiche interne (Madonna Glycophylousa o Madonna della Dolcezza; Madonna Galactotrophousa o Vergine Allattante) o da fattori esterni, quali il luogo di venerazione (la Blachernitissa che prende il nome dalla basilica delle Blacherne a Costantinopoli; la Vergine Axion Estin rivelata da un miracoloso evento accaduto sul Monte Athos).

L’iconografia più comune raffigura la Madonna col Bambino, ed è costituita essenzialmente da Maria con in braccio Gesù bambino, seduto in atto benedicente che tiene in mano una pergamena arrotolata o un libro che la Vergine indica con la mano destra.

Le icone che raffigurano Maria sono imprescindibilmente dipinte su fondo oro, simbolo del cielo dove essa si trova. Sorregge il Figlio seduto in grembo, a volte appoggiato sul braccio sinistro, oppure sul destro. Gesù pur avendo una statura da bambino presenta spesso tratti di adulto, indossa abiti coperti di striature d'oro, per denunciare che egli è l'Emmanuele, Figlio di Dio e Dio egli stesso. Maria è così designata come Madre di Dio, e la sua maternità divina è significata dai due digrammi posti ai due lati del suo capo: MP ΘY, abbreviazione per Meter Theou, ossia Madre di Dio.

Per le icone mariane abbiamo molti esempi, tra questi:

L’Icona della Madonna Odigitria

La Madonna Odigitria è tra le icone più celebri della Madre di Dio, venerata tanto in Occidente che in Oriente. Il nome deriva dal santuario mariano di Costantinopoli dove l'immagine era custodita, quello detto degli odigoi o delle guide, dal nome dei monaci custodi del santuario che facevano da guide ai frequentatori del santuario, molti dei quali privi di vista, venuti ad implorare la guarigione alla Madonna. Col tempo il nome fu dato alla stessa Maria e alla sua icona che, usato nella forma femminile di “Odigitria”, le divenne un nome proprio.

Ciò che aggiungeva gloria all'immagine era la fama di essere un ritratto fatto dal vivo a Gerusalemme dall'evangelista Luca mentre la Madonna era ancora in vita. Fra le repliche note del tipo venerate in Italia vanno segnalate: la Madonna Odigitria della cattedrale di Bari, la Madonna Consolata di Torino, la Madonna di San Luca di Bologna, la Mesopanditissa della chiesa della Salute a Venezia, la Nuova Achiropita di Rossano. Abbiamo ancora le Madonne di Valverde, di San Camillo De Lellis di Bucchianico, di Grottaferrata. La città di Roma, in particolare, possiede straordinarie icone di questo tipo. Tra le più antiche abbiamo quelle che si conservano al Pantheon (secolo VII) e nella chiesa di Santa Maria Nova (oggi Santa Francesca Romana, secolo V-VI).

Al secolo XII-XIII appartiene la Madonna Salus populi romani (salvezza del popolo romano) conservata nella Cappella Paolina della Basilica di Santa Maria Maggiore e fatta conoscere dai gesuiti in molti Paesi di missione.

Abbiamo ancora la Madonna della Salute, nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano al Foro Romano e le Madonne conservate nelle chiese di Santa Maria del Popolo e Santa Maria in Cosmedin. Altre opere rilevanti sono: la Madonna Odigitria venerata nella chiesa del Santo Nome di Maria al Foro Romano, la Madonna d'Itria nell'omonima chiesa nazionale dei Siciliani in via del Tritone, la Maria dei Miracoli nella chiesa di San Giacomo in Augusta, la Madonna di Costantinopoli della chiesa di Sant'Agostino.

Il tipo della Kyriotissa o “Regina”

Anche chiamata “Dominatrice del mondo”, il tipo raffigura la Maria seduta in trono, in abito di Basilissa o “imperatrice”. Questo tipo trionfale, già abbozzato nelle catacombe nella scena dell'adorazione dei Magi, si è imposto dopo il concilio di Efeso del 431.

Tra le icone del secolo VI raffiguranti Maria Regina, ne esistono solo due pervenute in buono stato di conservazione.

La prima si trova nel monastero del monte Sinai, e rappresenta la Madonna con in grembo il Figlio, seduta su un trono gemmato, circondata dagli arcangeli Michele e Gabriele, e dai martiri Teodoro e Giorgio.

La seconda chiamata Madonna della Clemenza, proviene dalla basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma. La vergine vi appare vestita da Basilissa, seduta su un trono gemmato, circondata da due angeli che le fanno da guardia.

Il tipo affettuoso dell'Eleousa o “della tenerezza”

Il termine greco Eleousa designa l'amoroso atteggiamento tra Maria e il Bambino volto a provocare la pietà (dal greco eleos) e la misericordia del Figlio verso i fedeli. Le guance dei due personaggi si avvicinano fino a toccarsi: i1 tipo mette quindi in rilievo l'affetto che unisce Madre e Bambino in vista del bene da elargire ai fedeli.

Il tipo intercedente dell'orante

Il tipo iconografico della Madonna Orante è molto antico e si ritrova già nelle catacombe. In esso Maria è raffigurata in piedi o in busto con le braccia protese verso l'alto nel gesto della supplica rivolta verso la persona invisibile del Figlio. Il tipo esprime visibilmente il tema dell'intercessione mariana per i fedeli e per la Chiesa.

Tra queste:

  • la Madonna di Santa Maria in via Lata, dalla chiesa omonima in via del Corso in Roma. La tavola, risalente ai secoli XII-XIII, è attualmente esposta sopra l'altare maggiore ma anticamente era custodita in una cappella laterale, sulla cui porta c'era la scritta Una e septem a Luca dipictis, a testimoniare l’intercessione di San Luca nella realizzazione;
  • la Madonna dell'Aracoeli, così chiamata dalla chiesa sul Campidoglio dove viene venerata sull’altare maggiore, risale alla metà del X secolo;
  • la Madonna di Santa Maria in Campo Marzio, nell'omonima chiesa contigua a Montecitorio, risalente probabilmente al secolo XII;
  • la Madonna di Edessa, venerata nella chiesa dei Santi Bonifacio e Alessio sull'Aventino, datata al secolo IX;
  • la Madonna della Concezione, nella chiesa di San Lorenzo in Damaso, risalente al secolo XIII.

Il tipo umano dell'Allattante

Raffigurazione mariana che ha visto enorme diffusione nel corso del tempo, il tipo dell'Allattante (in greco Galaktotrophousa) è già attestato nelle catacombe ed è conosciuto in Occidente col nome di Maria Lactans, Madonna del latte, Madonna allattante. In questo tipo la Madre sorregge sul petto il figlio, quasi sempre sul braccio sinistro, mentre con la mano destra gli porge il seno scoperto.

I simboli

I principali simboli, accompagnati da iscrizioni a cui normalmente ricorre l'artista, sono i seguenti:

  • la posizione frontale delle figure e gli occhi aperti rivolti allo spettatore hanno lo scopo di mettere il fedele che prega in diretto contatto con il modello raffigurato;
  • il fondo oro esprime la gloria celeste in cui vivono attualmente le figure rappresentate;
  • il nimbo dorato suggerisce la santità della Panaghia, o “Tuttasanta”;
  • le tre stelle dipinte sul capo e sulle spalle di Maria simboleggiano la Aeiparthenos, o “perpetua verginità di Maria prima, durante e dopo il parto”.

La benedizione delle icone

L'icona è prima di tutto oggetto di culto. Questo significa che l'icona è sotto la diretta giurisdizione della Chiesa che obbliga l'artista a non inventare il suo personaggio. Questo controllo si esercita durante la benedizione richiesta per ogni icona dipinta. Il sacerdote, prima di procedere alla benedizione, verifica la corrispondenza del nome iscritto con la persona raffigurata. In caso positivo, pronuncia la preghiera di benedizione, accompagnata da aspersione con acqua benedetta e con incensazione.

Icone moderne

Anche oggi i fedeli commissionano copie delle icone più venerate esposte nelle chiese per poterle avere nella propria abitazione. Tra gli artisti più rappresentativi abbiamo Francesco Astiaso Garcia che promuove un’arte portatrice di messaggi di pace, speranze, verità e bellezza.

Conclusioni

Le icone mariane contengono il ritratto spirituale e teologico della Madre di Dio. In queste raffigurazioni abbiamo gli elementi della bellezza spirituale e soprannaturale del personaggio che l’iconografo è stato chiamato a rendere visibile con la sua arte e con un grande numero di simboli e iscrizioni che costituiscono ognuno una sorta di finestra aperta sull'invisibile, sull'ultraterreno, sul soprannaturale. Questo fa di questa arte mistica e simbolica aperta sull'infinito un nuovo Scriptorium Coeli.