Il pittore di Viareggio è conosciuto anche in veste di scrittore e drammaturgo per aver collaborato nella stesura di canzoni e testi teatrali con Giorgio Gaber, dagli anni Sessanta alla morte del cantante milanese avvenuta nel 2003. Questo rapporto ha trovato nella canzone e nello spazio teatrale un elemento congeniale ai due artisti che “inventano” il “Signor G”, dove la G stava per Gaber ma che ben presto divenne la G per indicare l’uomo qualunque con le sue fragilità, contraddizioni e difficoltà di stare al mondo.

Nato il 12 luglio del 1930, Sandro Luporini ha recentemente compito 90 anni e nell’occasione la sua Viareggio ha programmato alcuni eventi e una mostra antologica, purtroppo rinviata a causa del Covid-19.

Ha iniziato a dipingere giovanissimo esponendo presto le sue opere in mostre collettive e personali dapprima a Roma e Milano e successivamente in tutta Italia, dove è stato subito apprezzato per la sua genialità. La produzione pittorica non è tuttavia estesa, perché Luporini nell’operare rispetta unicamente i tempi della sua anima, disinteressandosi interamente dei tempi del mercato dell’arte.

Caratteristica peculiare del pittore dal carattere riservato e schivo è la realizzazione di opere dai rilevanti contenuti psicologici e sociali, dove dal suo animo riaffiora la condizione esistenziale dell’uomo, vittima di ostilità, incomprensioni, negazioni di spazi e tempi interiori. Donne allo Specchio, Donne dietro il cemento, Figure sulla spiaggia, Apparizioni, evocano metaforicamente tutto questo e il tormento che ne deriva nella quotidianità della vita.

Come nei testi delle canzoni scritti per il grande amico Giorgio Gaber, anche nelle opere pittoriche Luporini mostra una visione pessimistica del futuro dell’uomo, l’ipocrisia e l’ingiustizia della società, la decadenza dei valori, un quadro apocalittico causato dalla solitudine e l’assenza di appartenenza.

La simbologia delle opere è misteriosa ed enigmatica, perché Luporini fa ricorso all’allegoria, al mito, al sogno: in altri termini ogni opera non comunica ciò che egli vede, ma si rivela attraverso il simbolo.

L’uomo di spalle

Spesso nei quadri compare una persona di spalle che contempla il mare; per Sandro rappresenta la piccolezza dell’uomo di fronte all’immensità del mare, ma anche le spalle comuni di un individuo qualsiasi affranto dal grigiore quotidiano pieno d’insidie nella società, nel lavoro e persino nella famiglia. La persona di spalle si ritrova in Apparizione 2 (1997), Interno-esterno (1999), Spiaggia d’inverno (1993) e in diverse altre opere.

I gabbiani

Gabbiani con le ali dispiegate solcano il cielo, per il maestro questo animale è ambivalente, come gli artisti e i poeti: meraviglioso con precise traiettorie in volo ma disarmonico e impacciato se con le zampe palmate a terra. A volte i gabbiani, così come altri particolari, vengono appositamente ingranditi, con un gusto del dettaglio arcano e rivelatore capace di esternare mistero ed enigma. Il gabbiano è sempre ritratto in volo, ma si tratta di un planare immoto, dove l’immagine sembra bloccata, come se il tempo e quindi il volo si fosse improvvisamente fermato. Come in un presagio di addio, ne deriva una visione metafisica, un senso di smarrimento, l’attesa dell’uomo contemporaneo.

Viareggio: il mare, il cielo, la spiaggia

Viareggio per Luporini è più di un interesse culturale e artistico, molto più di un fascino ancestrale, è un amore nato con la sua venuta al mondo e restato intatto a distanza di novant’anni. Il suo mare è il protagonista dei quadri, osservato nella sua grandiosa fisicità ma anche sognato come teatro dei ricordi o luogo di improvvise apparizioni: imbarcazioni che solcano le acque con le loro imponenti moli, grandi gabbiani, qualche raro bagnante.

Si tratta tuttavia di un mare freddo e cinerino ripreso in atmosfera invernale, con le spiagge piatte quasi deserte, le orme sulla sabbia che attendono di scomparire perché sommerse dalle onde, gli ossi di seppia, le navi da guerra ormeggiate che paiono in attesa, i gabbiani con le ali dispiegate quasi considerati divinità, ma anche rare persone che aspettano il nulla o che camminano lentamente senza meta, spesso riprese di spalle che contemplano l’immensità del mare, misteriosi elementi moderni come radar, elicotteri, paracaduti, carri allegorici, come in Carnevale (La bomba), del 1974.

La scacchiera esistenziale

La scacchiera viene allestita con tutti i 32 pezzi, oppure soltanto con qualche elemento o addirittura vuota come in Mattino (2002). I pezzi rappresentano la nostra società, con il Re (il potente) che si muove a piccoli ma sicuri passi in tutte le 64 caselle chiare e scure ed è sempre circondato dai “portaborse”, la Regina (la donna carrierista) che si muove in tutte le direzioni, i pedoni che assomigliano alle persone comuni che possono muoversi poco senza slancio, con una casella per volta tranne che all’inizio (in gioventù) dove hanno a disposizione lo slancio di due caselle.

L’obiettivo del gioco è dare scacco matto, ovvero attaccare il Re avversario senza che questo abbia la possibilità di sfuggire, ma nessuno utilizza la scacchiera, mancando sempre i giocatori. Spesso le scacchiere sono poste all’interno di una stanza sotto una finestra aperta sul mare e sul cielo. È il caso di Stallo (Vent’anni dopo) (2004) dove dall’incorniciatura della finestra si vede il solo protagonista della scena, un cielo grigio uniforme con velature celesti appena accennate, di Interno-esterno con scacchiera (2003) dove dalla finestra si avvistano due navi, di Interno-esterno n. 2 (2003) dove dall’apertura si scorgono due alberi.

Il mistero della donna

Nudi femminili, appena intravisti nella loro sensualità non mostrano allegria né tristezza, mostrano invece sconcerto e aspettativa. Si tratta di flessuosi corpi femminili, enigmatici, angeli confusi e crudeli, spesso ripresi allo specchio, che abitano l’interno mentale e l’esperienza privata e personale dell’artista e degli uomini sempre più soli nella vana ricerca di suggestioni incantate.

La donna è dilemma, un immenso labirinto, mistero che si percepisce in opere come Nudo di donna e spiaggia (1987), Donna sdraiata (1989-1990), Donna che si spoglia (2001).

Il carnevale

Anche quando raffigura il carnevale, naturalmente quello storico di Viareggio, Luporini porta le maschere e i carri allegorici sulla spiaggia, è il caso di alcuni olii: Carnevale (2004), Notte di fine carnevale (2003), Notte di carnevale sulla spiaggia (2002). Anche queste opere, tra le poche dove sono presenti colori sgargianti, quelli delle maschere e delle parrucche, emanano un messaggio di cupo presagio, di lirica malinconia, essendo infatti maschere della vita, travestimenti delle nostre afflizioni e angosce.

Il tempo e lo spazio

Il tempo è uno dei concetti più inquietanti in assoluto dell’artista, non riuscendo ad assorbire totalmente il senso del prima, ora, dopo. Lo spazio pur se spesso rappresentato dilatato, è fisicamente vicino al maestro toscano che, anche nella stessa opera, è in grado di rappresentare il vicinissimo come il lontanissimo, e forse persino l’infinito. È il caso di Interno-esterno con scacchiera del 1982, opera senza spazio né tempo, indefinita, sempiterna.

Le navi

Le navi immote davanti alle fredde spiagge viareggine sono intimidatorie e più che pronte per affrontare un lungo viaggio sono preparate a impregnare di malinconia il nostro intimo universo. Navi, sia da guerra che mercantili, ma anche petroliere e velieri, come apparizioni, solcano spesso il mare dell’artista. Non si comprende da dove sono partite né dove vanno, sono piuttosto pericolosi minacciosi preannunci di morte e violenza. Le imbarcazioni scivolano sull’acqua come il tempo inesorabile scivola sull’uomo facendolo crescere, soffrire, invecchiare, morire. È il caso di Apparizione del 1984, dove un veliero è misteriosamente attraccato davanti ad una spiaggia percorsa da un solo uomo che invece di passeggiare serenamente con il suo cane bianco si dispera portandosi le mani alla testa; è il caso di Navi sulla spiaggia del 1984, dove il pathos è trasferito dalla presenza di undici navi da guerra poste di fronte alla spiaggia.

L’itinerario umano e artistico

Resta evidente l’inquietudine del pittore che inabissa i fantasmi del passato e del vivere quotidiano in uno spessore sensibile e con un’energia pulsante, proiettata all’arcano e al mistero, ma anche alla bellezza e all’armonia. Pure rimane coinvolgente la lettura interpretativa offerta dal maestro nelle sue opere su tela che intitola significativamente: Situazione (1992), Stallo n. 2 (2002), Radar (1977), Di notte (2002). Si tratta di simboli, sogni, immagini, autobiografie, cioè “atti creativi” del subconscio che poco hanno a che vedere con la realtà.

L’associazione Adac

L’amicizia con Adriano Primo Baldi, presidente dell’Adac (Associazione Diffusione Arte Cultura) di Modena, nasce nel 1983 e ben presto si trasforma in rapporto professionale che consente a Luporini di affidare all’associazione tutta la sua produzione pittorica ricevendo in cambio l’archiviazione delle opere, la raccolta bibliografica, la cura dell’organizzazione dell’attività espositiva. L’ultima grande mostra organizzata dall’associazione Adac, Sandro Luporini pittore scrittore, è stata allestita nel 2016 al Museo Nazionale Romano - Terme di Diocleziano1.

Conclusioni

Tutti i dipinti di Luporini esternano forte incomunicabilità, tempo bloccato, silenzio, ma soprattutto le macerie dell’abisso dei ricordi dell’artista. Questo guardare dentro la propria anima lo deve al suo carattere introverso, in Struttura e figure (1982-1983) e in Navi e figure (1983), la spiaggia quasi non annovera più sabbia ma una distesa di ossi di seppia, che assieme alle figure appena abbozzate collocate in lontananza, di persone o di navi, conferiscono alle opere un’atmosfera metafisica, silenziosa ed inquietante. La spiaggia lascia intravedere terribili fenomeni di un’onirica dimensione, quella del precario rifugio da un’esistenza e da un mondo ormai privo di logica e coscienza morale.

Come demiurgo di conscia e lunga esperienza, Luporini conferisce una personale interpretazione del mondo, lui che ha visto passare tante generazioni sapendo osservare e restituire con il suo talento pittorico un’estensione del tempo che non conta gli anni passati ma li vive insieme a Lui. Auguri Sandro!

1 Mostra a cura di Philippe Daverio, testo critico in catalogo e progetto dell’allestimento di Roberto Luciani, compendio sul Teatro-Canzone di Micaela Bonavia, catalogo Electa.